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«Sono io che brontolo sempre, povera Shirl, ma veramente dovresti essere tu a lamentarti. Hai conosciuto un mondo migliore prima di incontrare me.»

«Questo autunno è tremendo per tutti, non ho mai visto nulla di simile. Prima la mancanza d'acqua, ora la mancanza di combustibile, non capisco…»

«Non è questo che volevo dire, Shirl… Vuoi farmi luce sul cassetto?» Prese una lattina di petrolio e la borsetta degli attrezzi per la pulizia della rivoltella, e sparse il tutto su uno straccio, per terra vicino al letto. «È di te che voglio parlare, di te e di me. Qui le cose non sono all'altezza di quelle cui sei abituata.»

Lei evitava con la stessa sua prudenza le allusioni al periodo della sua convivenza con Mike. Era un argomento di cui non parlavano mai.

«La casa di mio padre è situata in un quartiere identico a questo,» disse, «le cose non sono poi tanto diverse.»

«Non sto parlando di questo.» Egli si accoccolò sul pavimento, smontò la rivoltella, poi passò la spazzola su e giù per la canna. «Dopo che hai lasciato i tuoi, le cose ti sono andate molto meglio, lo so, sei una ragazza carina, più che carina; probabilmente molti uomini ti avranno ronzato intorno…»

Parlava con esitazione, badando al suo lavoro.

«Se io sono qui è perché voglio essere qui,» disse, esprimendo con le parole quello che lui non era riuscito a dire. «Essere bella facilita molto le cose a una ragazza, lo so; ma non tutto è come… dovrebbe essere. Io vorrei… non lo so neanch'io con precisione… la felicità, suppongo. Tu mi hai aiutata quando realmente avevo bisogno di aiuto, e i momenti passati con te sono stati i più bei momenti della mia vita. Non te l'ho mai detto prima: io speravo tanto che tu mi chiedessi di venire qui, si andava così d'accordo!»

«È la sola ragione?»

Non avevano mai parlato di queste cose dalla sera in cui Andy le aveva detto di venire da lui, e ora lui voleva conoscere tutti i sentimenti della ragazza senza però svelarle i suoi.

«Perché mi hai detto di venire qui, Andy? Quali erano le tue ragioni?» Aveva evitato di rispondere alla sua domanda.

Fece scattare la canna dentro la rivoltella senza guardarla, e la avvitò col pollice e l'indice. «Mi piacevi, mi piacevi tanto. Se lo vuoi proprio sapere…» la sua voce si fece più bassa come se pronunciasse parole vergognose «… io ti amo.»

Shirl non sapeva che cosa rispondere e il silenzio si prolungò. La batteria della torcia ronzava, e di là dalla parete divisoria si udì uno scricchiolio di molle e un brontolio soffocato. Era Sol che si arrampicava sul suo letto.

«E tu, Shirl?» disse Andy a voce bassa affinché Sol non lo sentisse. Egli alzò il volto per la prima volta a guardarla.

«Io… sono felice qui, Andy. E mi fa piacere starci. Non ho pensato oltre…»

«Amore… matrimonio… bambini… Non hai mai pensato a queste cose?» Vi era una sfumatura di ansietà nella sua voce.

«Ogni ragazza pensa a queste cose, ma…»

«Ma non con un povero diavolo come me, in una trappola sconquassata come questa. È questo che volevi dire?»

«Non farmi dire quello che non dico, e non ho mai pensato. Io non mi lamento di nulla, tranne del fatto che tu sei sempre via.»

«Devo fare il mio lavoro.»

«Lo so. Io non ti vedo più. Eravamo molto più vicini, più spesso insieme in quelle prime settimane dopo che ti ho conosciuto. Era tanto bello.»

«Spendere soldi è sempre bello, ma la vita non può essere tutta così.»

«Perché no? Io non intendo dire continuamente, ma una volta di tanto in tanto, alla sera, qualche volta alla domenica, andar fuori… Sono settimane che non abbiamo parlato insieme. Non dico che si debba amoreggiare tutta la vita…»

«Io ho il mio lavoro. Per quanto tempo credi che si potrebbe amoreggiare se io vi rinunciassi?»

Shirl si sentiva vicina alle lacrime. «Ti prego, Andy, io non voglio farti arrabbiare. È proprio l'ultima cosa che vorrei. Ma non capisci che…»

«Io capisco benissimo. Se fossi un esponente dei sindacati, se dirigessi qualche traffico illecito, che so io, ragazze, hascisc, L. S. D., le cose sarebbero diverse. Ma sono soltanto un umile poliziotto che cerca di mantenere in piedi le cose che gli altri bastardi cercano di distruggere.»

Spinse le pallottole nel caricatore mentre parlava, senza guardarla e senza vedere le lacrime silenziose che le scorrevano sul volto. A tavola Shirl era riuscita a reprimere il pianto, ma ora non ce la faceva più. Era il freddo, era il ragazzo armato di coltello, era la scarsità di acqua, era tutto quanto. Tutto si accumulava. Ora anche questo. Quando Shirl ripose la torcia sul pavimento la luce si affievolì e quindi si spense. Prima che si rianimasse nella mano di Andy, lei si era già voltata dalla parte del muro e si era tirata la coperta sulla testa.

Andy le piaceva, di questo era certa. Ma lo amava? Come fare a saperlo? Si vedevano così di rado. Perché lui non lo capiva? Lei non cercava di nascondere nulla, o di evitare nulla. Ma la sua vita non era con lui, la sua vita era in quella terribile stanza, dove lui metteva raramente i piedi. In quella strada. Con quella gente. Il ragazzo armato di coltello… Si morse le labbra ma non riuscì a frenare il pianto.

Andy andò a letto senza darle la buonanotte e lei non sapeva che cosa avrebbe potuto dirgli. Con lui in letto aveva più caldo, sebbene le desse fastidio l'odore di petrolio con il quale aveva pulito la rivoltella. Gli era rimasto nelle dita e non si poteva togliere del tutto. Quando le fu vicino si sentì meglio.

Gli toccò il braccio e sussurrò: «Andy?»

Ma era troppo tardi. Si era già addormentato.

CAPITOLO SECONDO

«Sento che c'è qualcosa che bolle in pentola,» disse l'investigatore Steve Kulozik mentre finiva di sistemare la fodera del suo elmetto di fibra di vetro. Se lo mise in testa e aggrottò la fronte sotto la visiera.

«Ma davvero?» Andy scosse il capo. «Hai proprio un fiuto meraviglioso. Tutto il reparto, pattuglia e investigatori compresi, è sul piede di guerra. Ci distribuiscono gli elmetti e le bombe lacrimogene, alle sette del mattino. Siamo chiusi, qui, senza notizie, senza ordini. E tu pensi che ci sia qualcosa che bolle in pentola? Ma dimmi un po', qual è il tuo segreto, Steve?»

«È un dono naturale,» disse quel pacioccone senza scomporsi.

«Attenti! Voi tutti!» gridò il capitano. Le voci e lo scalpiccio cessarono, gli uomini tacquero e guardarono incuriositi verso l'estremità della stanza dove il capitano si trovava.

«Oggi dovremo svolgere dei compiti un po' speciali,» disse il capitano. «L'investigatore Dwyer, qui presente, vi spiegherà la cosa.»

Ci fu un movimento d'interesse fra gli uomini, e quelli delle ultime file cercarono di vedere, sopra la testa degli altri, cosa stesse succedendo.

La squadra del Comando era specializzata nella repressione delle sommosse. La sua zona d'azione era intorno a Centre Street, dove era appunto la sede del Comando, e prendeva ordini direttamente dall'ispettore Ross.

«Mi sentite tutti? Anche quelli laggiù in fondo?» gridò Dwyer, poi salì su una sedia. Era un uomo largo e tarchiato, con il collo e il mento grinzosi del bull-dog, una voce aspra, una specie di basso brontolio. «Sono chiuse le porte, capitano?» chiese. «Ciò che sto per dire riguarda solamente questi uomini.» Si udì un mormorio affermativo ed egli si voltò naturalmente da quella parte, guardando le file dei poliziotti in divisa, e il gruppo degli investigatori vestiti in kaki che stavano in fondo.

«Vi saranno alcune centinaia, forse un paio di migliaia, di persone uccise in questa città prima di notte,» disse. «È vostro compito mantenere questa cifra più bassa che sia possibile. Uscendo di qui, è bene che vi rendiate conto che oggi potranno scoppiare delle rivolte, delle sommosse, e più presto agirete per fiaccarle, e meglio sarà per tutti. Gli spacci della Previdenza, oggi, non si apriranno, e per tre giorni almeno non vi sarà distribuzione di viveri.»