Da quel momento in poi, la stanchezza non lo abbandonò più e non serbò ricordo di nulla tranne che di facce urlanti, di piedi in corsa, del rumore degli spari, degli urli, del tonfo delle bombe lacrimogene, e di qualcosa che non aveva visto arrivare ma che gli era stata scagliata contro, colpendolo sul dorso della mano ove aveva prodotto un enorme livido.
Al cadere della notte cominciò a piovere, una pioggia violenta e fredda, mista a ghiaccio e fu questa, aggiunta alla stanchezza e all'esaurimento della gente, che svuotò le strade, non la polizia. Una volta sparita la folla, i poliziotti si resero conto che il vero lavoro cominciava ora. Le finestre spaccate e le porte sconquassate dovevano essere guardate finché non fossero riparate. Si dovevano trasportare i feriti all'ospedale per le cure, mentre i vigili del fuoco avevano bisogno di rincalzi per fermare gli innumerevoli incendi. La cosa si protrasse per tutta la notte e all'alba Andy si ritrovò disteso e addormentato su una panca del Distretto e udì il tenente Grassioli che lo chiamava per nome, facendo l'appello.
«Non possiamo lasciar liberi altri,» aggiunse il tenente. «Voi, prendetevi le vostre razioni prima di uscire e lasciate qui il vostro equipaggiamento speciale. Voglio che siate tutti di ritorno alle 18. 00, e non vi saranno scuse. Le nostre seccature non sono ancora terminate.»
Durante la notte, chissà a quale momento, la pioggia era cessata. Il sole nascente proiettava lunghe ombre sulle strade che attraversavano la città, ponendo un velo dorato sul selciato nero e bagnato. Una casa in pietra arenaria bruciava ancora, Andy si spinse fra le macerie fumanti che ricoprivano la strada li davanti. All'angolo della Settima Avenue, vide i frantumi di due taxi a pedali, già spogliati di ogni loro parte riutilizzabile e, pochi passi più avanti, il corpo rannicchiato di un uomo. Era forse solo addormentato, ma quando Andy gli passò vicino il viso rivolto in su affermava con prepotenza che quell'uomo era morto. Passò oltre, ignorandolo. Il Dipartimento della Sanità avrebbe raccolto oggi soltanto cadaveri.
I primi cavernicoli stavano uscendo dagli ingressi della metropolitana, abbagliati dalla troppa luce. Durante l'estate tutti prendevano in giro i cavernicoli, gente alla quale il Ministero della Previdenza aveva assegnato un alloggio nelle stazioni ora in disuso della metropolitana. Ma quando si avvicinava l'inverno, l'invidia sostituiva lo scherno. Là sotto si viveva probabilmente nella sporcizia, nella polvere e nell'oscurità; ma vi erano sempre alcuni radiatori elettrici accesi. Non vivevano nel lusso, ma perlomeno la Previdenza non li lasciava morire di freddo. Andy voltò l'angolo e si trovò nel suo isolato.
Salendo le scale calpestò pesantemente alcune persone addormentate, ma era troppo stanco per badarvi o anche per notarle. Non riuscì a trovare il buco della serratura per aprire la porta. Sol lo udì e venne lui ad aprire.
«Ho fatto un po' di minestra proprio in questo momento,» disse Sol. «Sei arrivato a puntino.»
Andy estrasse alcuni pezzi di crackers rotti dalla tasca del suo pastrano e li sparse sul tavolo.
«Hai rubato dei viveri?» chiese Sol, afferrando un pezzetto e mettendosi a rosicchiarlo. «Credevo non vi fosse distribuzione di viveri per altri due giorni.»
«Razioni della polizia.»
«È giusto, non si può combattere la cittadinanza a stomaco vuoto. Ne butto due o tre briciole nella minestra per darle un po' di consistenza. Penso tu non abbia visto la TV ieri, e così non saprai nulla degli svaghi e dei giochi del Congresso. Le cose vanno realmente in fretta.»
«È già sveglia, Shirl?» chiese Andy, uscendo dal suo cappotto e cadendo come un masso sulla poltrona.
Sol tacque un istante, poi disse lentamente: «Non è in casa.»
Andy sbadigliò. «È un po' presto per uscire. Perché?»
«Non oggi, Andy.» Sol rimescolava la minestra e voltava le spalle a Andy. «È uscita ieri, un paio d'ore dopo di te, non è ancora tornata.»
«Vuoi dire che è stata fuori tutto il tempo della sommossa e anche la notte scorsa? E tu cos'hai fatto?» Si era drizzato, aveva dimenticato la sua stanchezza.
«Che potevo fare? Uscire anch'io per farmi calpestare e uccidere come quegli altri barbogi? Scommetto che sta benissimo. Ha probabilmente visto che stava per succedere qualcosa, ed è rimasta in casa di amici, invece di tornare qui.»
«Quali amici? Di che cosa stai parlando? Bisogna che vada a cercarla.»
«Siediti,» ordinò Sol. «Che cosa puoi fare, là fuori? Mangia un po' di minestra e va' a dormire. È la miglior cosa che tu possa fare. Shirl sta bene,» aggiunse a malincuore.
«Che cosa sai, Sol?» Andy lo afferrò per le spalle, e lo fece voltare verso di sé.
«Giù le mani,» gridò Sol, allontanando la mano di Andy. Poi con voce più calma: «Tutto ciò che ti posso dire è che non è uscita senza scopo, aveva un'idea in mente. Si era messa il suo vecchio soprabito, ma sotto ho visto che indossava un vestito veramente elegante, e delle calze di nylon. Un capitale, su quelle gambe. E quando mi ha salutato, ho notato che era tutta truccata.»
«Sol… che cosa stai cercando di dire?»
«Non cerco. Dico. Si era vestita per andare in società, non per fare acquisti. Insomma, come se andasse a trovare qualcuno. Forse suo padre. Può darsi che sia stata a trovarlo.»
«Ma perché mai dovrebbe andare a trovarlo?»
«E che ne so? Avete litigato, voi due, non è vero? Forse ha preferito star via qualche giorno, il tempo di sbollire.»
«Litigato?… Sì, forse hai ragione.» Andy si lasciò cadere sulla poltrona, stringendosi la fronte fra le mani. Quando era stato, ieri notte? No, la notte prima. Pareva fossero trascorsi cent'anni da quando avevano avuto quella stupida discussione. Alzò il viso a un tratto, pieno di paura. «Ha portato via la sua roba? Ha portato qualcosa con sé?» chiese.
«Solo la borsetta,» disse Sol, e mise una ciotola fumante sul tavolo dinnanzi a Andy. «Mangia, ora me ne verso un piatto anch'io.» Poi: «Tornerà, vedrai.»
Andy era troppo stanco per discutere. E che cosa poteva dire? Mangiò meccanicamente la minestra e si accorse di avere molta fame. Mangiò con i gomiti sul tavolo, reggendosi la testa con la mano libera.
«Avresti dovuto sentire i discorsi al Senato, ieri,» disse Sol. «Lo spettacolo più comico di questo mondo. Stanno cercando di varare quella legge sullo stato di emergenza. Figurati, che emergenza! Saranno cent'anni che la legge è stata proposta, e dovresti sentirli mentre discutono sui punti senza importanza, e mai tirano fuori l'argomento essenziale.»
La sua voce assunse uno spiccato accento meridionale: «“Di fronte alle tremende difficoltà che ci assalgono, noi proponiamo un censimento delle immense ricchezze del più grande bacino alluvionale del mondo, il delta, signori, del più grande dei fiumi, il Mississippi. Terrapieni e idrovore, signori, la scienza, signori, e avrete i terreni coltivabili più fertili del mondo occidentale… “» Sol soffiò sulla minestra con rabbia. «Hanno discusso questo argomento centinaia di volte prima d'oggi. Ma nessuno dice ad alta voce la prima ed unica ragione di questa legge di emergenza. Assolutamente no. Dopo tanti anni sono ancora troppo fifoni per farsi avanti e spiattellare la verità. E così la nascondono in uno degli ultimi codicilli, giù, giù, in fondo al rapporto.»