Shirl si rese conto che la signora Miles aveva qualcosa di diverso dagli altri giorni. Era la prima volta che la vedeva senza il ragazzetto a rimorchio.
«Come sta Tommy, non si sarà mica aggravato?»
«Né meglio né peggio. Il suo male è stazionario. Il che mi va bene perché mi permette di avere delle razioni speciali.» Indicò la tazza di plastica nella sua sporta, nella quale era stata depositata una pallina di burro d'arachide. «Tommy deve stare a casa quando fa tanto freddo, non abbiamo abiti a sufficienza per lasciare uscire tutti i bambini contemporaneamente, specialmente ora che Winny va a scuola ogni giorno. È una ragazzina tanto intelligente, sta per terminare la terza. È molto tempo che non vi vedo alla fontana.»
«Ci va Andy, adesso, io devo stare con Sol.»
«Siete fortunata ad avere un malato in casa, almeno una razione, qui, riuscite ad averla. Il resto della città quest'anno mangerà solamente crackers d'alghe e acqua, questo è sicuro.»
Fortunata? pensò Shirl, annodando il fazzoletto sotto il mento e osservando il locale scuro e nudo della Sezione Razioni Speciali della Previdenza. Il bancone divideva la stanza in due, da una parte gli impiegati e le lunghe file di scaffali mezzi vuoti, dall'altra le lunghe code di persone in attesa. Tra queste spiccavano i volti scarni e tirati dei malati dalle membra tremanti, bisognosi di diete speciali: diabetici, invalidi cronici, gente affetta da deficienze incurabili. E le innumerevoli donne incinte. Quelli erano i fortunati?
«Cosa farete domani per cena?» chiese la signora Miles scrutando le finestre sporche e tentando dì vedere il cielo.
«Non lo so, la stessa cosa degli altri giorni, probabilmente. Perché?»
«Può darsi che nevichi. Avremo forse la neve per il giorno di Thanksgiving, come ai tempi in cui ero bambina. Noi mangeremo un pesce, ho fatto qualche risparmio per questa occasione. Domani è giovedì, venticinque novembre. Non lo ricordavate?»
Shirl scosse il capo. «Francamente no. Tutto è cambiato da quando Sol si è ammalato.»
Camminarono a testa bassa per evitare le raffiche di vento, e quando voltarono l'angolo della Nona Avenue e della 19a Strada, Shirl urtò una persona che veniva in senso contrario sospingendola involontariamente contro il muro.
«Perdonatemi, disse Shirl,» non vi avevo vista…
«Eppure non siete cieca,» ribatté l'altra, «per andare addosso alla gente.» I suoi occhi si spalancarono quando vide Shirl. «Voi!»
«Vi ho chiesto scusa, signora Haggerty, non l'ho fatto apposta.» Riprese a camminare, ma l'altra le si parò davanti bloccandole la strada.
«Lo sapevo che vi avrei ritrovata,» disse la signora Haggerty trionfalmente «e vi darò querela. Avete rubato tutto il denaro di mio fratello. Non mi ha lasciato un soldo, nulla. E non è tutto, ho dovuto pagare le sue fatture, quella dell'acqua e tutto quanto. Erano così alte che mi sono dovuta vendere i mobili per pagarle, e non bastava neppure quello. Ora mi reclamano il resto. Voi me lo pagherete.»
Shirl ricordò le docce che Andy aveva preso, e parte dei suoi pensieri probabilmente le trasparirono sul viso perché la voce di Mary Haggerty diventò uno strillo acuto.
«E non mi prendete in giro, sono una donna onesta, io! Una donna come voi non dovrebbe nemmeno comparire nelle pubbliche vie, e ridere di una donna come me. Tutti lo sanno che tipo di donna siete voi…»
S'interruppe di colpo perché la signora Miles le aveva appioppato una sberla in piena faccia. «Tieni a posto questa linguaccia,» disse la Miles. «Nessuno si è mai permesso di parlare così a una mia amica!»
«Non mi potete fare una cosa simile!» sbraitò la sorella di Mike.
«L'ho già fatto, e ne piglierete ancora se non vi levate di torno.»
Le due donne ora si fronteggiavano e per il momento Shirl era dimenticata. Erano identiche, per gli anni e per l'origine, sebbene Mary Haggerty fosse un po' migliorata socialmente con il matrimonio. Ma era cresciuta in quelle strade e ne conosceva le leggi: picchiarsi o togliersi di mezzo.
«Non è affar vostro!» le disse.
«Ma io ne faccio l'affar mio,» rispose la signora Miles, stringendo il pugno e gonfiando il braccio.
«Non è affar vostro,» ripeté la sorella di Mike, ma nello stesso tempo faceva due passi indietro.
«Impiccati!» disse la signora Miles trionfante.
«Ci rivedremo!» disse Mary Haggerty da sopra la spalla, mentre raccoglieva i resti della sua dignità e se la svignava. La signora Miles rise freddamente e sputò nella direzione della megera.
«Mi spiace siate stata coinvolta in questa…»
«Figuratevi, è un piacere!» disse la signora Miles. «Speravo proprio che attaccasse briga, l'avrei polverizzata. Me ne intendo io, di quel tipo di persone.»
«Credetemi, io non le devo affatto dei soldi.»
«E che importa? Sarebbe più bello invece se gliene doveste. Che piacere poter imbrogliare una come quella!»
La signora Miles salutò Shirl davanti alla sua porta e scomparve con passo marziale nell'oscurità. Improvvisamente stanca, Shirl salì lentamente le interminabili scale che portavano all'appartamento e aprì la porta che non chiudeva più a chiave.
«Mi sembri esausta,» le disse Sol.
Spariva sotto una montagna di coperte dalle quali gli usciva soltanto il viso. Il suo berretto da notte di lana era calcato sino agli orecchi.
«Spegnimi quella roba, ti prego, non so se diventerò prima cieco o sordo.»
Shirl pose la borsa sul tavolo e spense la TV che andava a pieno volume.
«Fuori fa proprio freddo,» disse. «È perfino freddo qui dentro. Ora accendo il fuoco e nello stesso tempo faccio un po' di minestra.»
«Basta con quella schifosa carne in scaglie,» si lamentò Sol e fece una smorfia.
«Non dovreste parlare così,» disse Shirl con pazienza. «È carne vera, ed è proprio ciò di cui avete bisogno.»
«Ciò di cui ho bisogno non esiste più. Tu lo sai di preciso cosa sono le scaglie di carne? L'ho sentito oggi alla TV. Non avevo nessuna voglia di sentirlo, ma come facevo a spegnere quel dannato apparecchio? Un programma sull'addomesticamento di animali selvaggi in Florida. Selvatici! Dovrebbero sentirlo un po', quelli di Miami Beach! Pensa che hanno deciso di non prosciugare gli acquitrini della Florida, e di usarli per scopi indescrivibili: fattorie di lumache… che ne dici? Alleveremo la lumaca gigante sud-africana. Tre etti di carne per guscio. Pulita, tagliata, essiccata, irradiata, imballata, sigillata e spedita ai contadini affamati, qui, nel Nord gelato. Carne in scaglie… che ne pensi?»
«Mi sembra una buona cosa,» disse Shirl, rimescolando le briciole brune, lignose nella pentola. Ho visto una volta un film alla TV, dove c'era gente che mangiava lumache, doveva essere in Francia. Si diceva che fosse un cibo prelibato…
«Per i francesi, forse, non per me…» Sol fu colto da un accesso di tosse che lo lasciò stremato e pallido, accasciato sul guanciale con un respiro rapidissimo.
«Volete bere un po' d'acqua?» chiese Shirl.
«No… ora va bene.» La sua rabbia era scomparsa con il colpo di tosse. «Mi spiace darti tanto da fare, bambina. Ti occupi di me e tutto quanto. Il fatto è che non sono abituato a star fermo. Per tutta la vita sono stato in ottima forma, ho fatto del moto ogni giorno, questo è il mio segreto. Ho badato a me stesso, non ho mai chiesto nulla a nessuno. Ma c'è una cosa che non si può fermare,» guardò tristemente il letto, «il tempo che avanza. Le ossa diventano fragili, e se tu cadi, addio, ti mettono nel gesso fino al collo.»
«La minestra è pronta.»
«Non subito, non ho fame. Forse potresti aprire la TV? No, lascia. Ne ho abbastanza. Nel telegiornale hanno detto che la Legge di Emergenza sarà approvata forse dopo altri due mesi di discussioni e di chiacchiere al senato. Io non ci credo. Troppa gente non sa nulla di quella legge o non gliene importa nulla. Pertanto non fa pressione al Congresso. Avremo ancora della madri di dieci figli che muoiono in tenera età, e loro saranno sempre convinte che le famiglie poco numerose non sono benedette da Dio.»