Era tardi, oltre mezzanotte, quando Andy rincasò. Portare via la salma, stendere un rapporto, gli aveva richiesto molto tempo. Come al solito i Belicher non avevano chiuso la porta sul corridoio. A loro non importava niente. Non avevano nulla da perdere e nulla che valesse la pena di essere rubato. La loro stanza era buia quando l'attraversò con la torcia accesa. Ebbe una rapida visione dei loro corpi ammucchiati, un riflesso dei loro occhi aperti. Erano svegli, ma almeno tutti tranquilli; per cambiare, perfino il bambino. Mentre infilava la chiave nella serratura udì un risolino alle sue spalle, nell'oscurità. Che cosa avevano da ridere?
Spinse la porta, l'apri. Nel silenzio della stanza ricordò la sua discussione con Shirl, al pomeriggio, e provò un'improvvisa stretta al cuore. Alzò la sua torcia ma non la premette per continuare a far luce. Udì altre risate, dietro di sé, questa volta un po' più forti.
Il raggio di luce attraversò la stanza, si posò sulle sedie vuote, sul letto vuoto. Shirl non c'era. Ma questo non significava nulla, era probabilmente giù in gabinetto.
Prima ancora di aprire il guardaroba sapeva che i suoi vestiti erano scomparsi e anche la sua valigia.
Shirl se n'era andata.
CAPITOLO UNDICESIMO
«Che cosa volete?» chiese l'uomo dallo sguardo duro, in piedi nel bel mezzo della camera da letto. «Voi sapete che il signor Briggs ha molto da fare, che io ho molto da fare. Dà fastidio a tutti e due sentirsi continuamente telefonare dicendo che uno di noi debba venire qui subito. Se avete qualcosa da dire al signor Briggs, lo venite a trovare e glielo dite.»
«Mi spiace molto non potervi favorire,» disse il giudice Santini, con un respiro asmatico. Era seduto appoggiato ai guanciali, in un immenso letto a due piazze, con le coperte soffici rimboccate tutto intorno. «Mi piacerebbe, eccome, fare come dite voi. Ma credo che ormai non mi sarà più consentito. Peraltro è ciò che dice il mio dottore, e con quel che pago i suoi pareri dovrebbero essere perlomeno esatti. Quando un uomo della mia età ha le coronarie in disordine, deve riguardarsi. Riposo, molto riposo. Niente scale dell'Empire State Building da salire. Glielo posso dire in confidenza, Schalchter, francamente, non ne sento la mancanza…»
«Insomma, Santini, che cosa volete?»
«Voglio darvi una certa informazione per il signor Briggs. Il ragazzo cinese, quel Chung, è stato trovato. Billy Chung, quello che ha ammazzato Big Mike.»
«E allora?»
«Come, e allora? Non vi ricordate che il signor Briggs aveva tenuto quella riunione nella quale abbiamo discusso il caso? Si sospettava che l'uccisore fosse in combutta con Nick Cuore, che fosse stato assoldato da lui. Ne dubito fortemente, per me ha agito di sua sola iniziativa. Non lo sapremo mai in modo certo, perché il cinese è morto.»
«Tutto qui?»
«Non vi basta? Non vi ricordate che il signor Briggs aveva temuto un'avanzata di Nick Cuore verso la nostra città?»
«Non c'è nessuna possibilità del genere. Cuore è stato impegnato tutta una settimana per impadronirsi della città di Paterson. Ci sono stati almeno dieci morti. Non ha mai dimostrato alcun interesse per la nostra città.»
«Questo mi fa piacere, ma penso sia meglio ripetere al signor Briggs ciò che vi ho detto. Era interessato alla questione al punto di esercitare la sua pressione sulla polizia che, sin dal mese di agosto, aveva assegnato un investigatore a questo caso.»
«Ebbene, glielo dirò, se ne avrò l'occasione; ma questo non lo interessa più.»
Il giudice Santini si infilò sotto le coperte appena il suo ospite fu uscito. Era stanco, quella sera, più stanco del solito. Dentro il suo petto c'era sempre quel dolore sordo. In fondo. Molto in fondo. Due settimane ancora, e poi la fine dell'anno, e l'inizio del nuovo secolo. Sarebbe stato buffo scrivere le date cominciando con il duemila anziché diciannove e qualcosa, come aveva fatto tutta la vita.
Primo gennaio 2000. Chissà perché gli pareva una data strana. Suonò il campanello affinché Rosa venisse a dargli la sua medicina. Quanti giorni avrebbe visto, di quel nuovo secolo? Era un pensiero molto malinconico.
Nella stanza silenziosa si sentiva forte il ticchettio del vecchio orologio a pendolo.
CAPITOLO DODICESIMO
«Ti chiama il tenente,» gridò Steve Kulozik da una parte all'altra dell'ufficio.
Andy alzò la mano per dire che aveva sentito, si alzò e si stiracchiò, ben contento di abbandonare un momento la pila dei rapporti sui quali stava lavorando. Non aveva dormito bene la sera prima ed era stanco. Prima di tutto la faccenda di Chung. Poi Shirl che se n'era andata. Era troppo, per una sola notte. Dove cercarla per chiederle di tornare con lui? E come fare a chiederle di tornare, se i Belicher non si muovevano? Cosa si poteva fare, per sbarazzarsi dei Belicher? Non era la prima volta che i suoi pensieri giravano a spirale in quella maniera, senza approdare a nulla. Bussò alla porta del tenente, ed entrò.
«Volevate vedermi, signore?»
Il tenente Grassioli stava inghiottendo una pillola e fece di sì col capo, poi si strozzò con l'acqua che aveva bevuto per farla andar giù. Ebbe un accesso di tosse e si lasciò cadere sulla vecchia poltrona girevole. Aveva l'aria più grigia e più stanca che mai. «Quest'ulcera, uno di questi giorni, mi ammazza. Hai mai sentito parlare di gente che muore di ulcera?»
Non si poteva rispondere a una domanda come quella. Andy si chiese perché il tenente perdesse il tempo in convenevoli. Non era la sua abitudine, generalmente diceva subito ciò che aveva da dire, senza alcuna difficoltà.
«Non sono contenti, su alla centrale, per l'uccisione di quel ragazzo Chung…» disse Grassioli, giocherellando con i rapporti che coprivano il suo tavolo.
«Che intendete dire?»
«Solo questo, Santo Iddio! Come se non avessi abbastanza seccature con questa squadra, devo anche essere mischiato alla politica. A Centre Street pensano che hai perso troppo tempo con questo caso, mentre al distretto vi sono dozzine di omicidi non risolti che si accumulano da quando hai cominciato a seguire quel caso.»
«Ma…» Andy era strabiliato. «Mi avevate detto che il commissario capo in persona mi aveva assegnato a questo caso, a tempo pieno. Mi avevate detto che dovevo…»
«Non importa ciò che ti ho detto,» ringhiò Grassioli. «Non riesco più a parlare al telefono con il commissario capo. Non c'è mai, almeno per me. Non gliene importa un fico secco di chi ha ucciso O'Brien, e nessuno è interessato a ciò che si presumeva di quel tale del New Jersey. E il peggio di tutto è che il commissario in seconda ce l'ha con me per l'uccisione di Billy Chung. Mi hanno lasciato con la patata bollente in mano.»
«Mi sembra che sia piuttosto io a reggere la patata bollente.»
«Non far l'impertinente con me, Rusch.» Il tenente si alzò, allontanò da sé la poltrona con un calcio, voltò le spalle a Andy e guardò fuori della finestra, tamburellando con le dita sul davanzale. «Il commissario in seconda è Giorgio Chu. È persuaso che tu abbia agito per odio verso i cinesi, o qualcosa del genere, pedinando il ragazzo accanitamente e poi ammazzandolo, invece di portarlo qui.»
«Gli avete detto che agivo per ordini ricevuti, non è vero, tenente?» chiese Andy con molta calma. «Gli avete detto che il colpo è stato involontario? È tutto scritto nel mio rapporto.»
«Io non gli ho detto un bel niente.» Grassioli si voltò per far fronte a Andy. «La gente che mi tormentava sempre per sapere i risultati dell'inchiesta, non parla. Io a Chu non posso dir niente. E comunque è imbevuto di quella faccenda razziale. Se io cerco di dirgli che cosa è realmente accaduto, mi troverò nei guai, io, il mio distretto, tutti.» Si lasciò cadere nella poltrona fregandosi l'occhio che gli prudeva. «Te lo dico francamente, Andy. La patata bollente io la passo a te. Lascio che tu ti prenda il biasimo, ti rimetto in uniforme per sei mesi finché la cosa si raffredda un po'. Il grado te lo mantengo, e anche la paga.»