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— Severian! — Era un urlo di paura.

— Sono qui! — risposi. — Quaggiù! — Un secondo lampo mise in luce l’edificio e la figura frenetica di Dorcas stagliata sul tetto. Perlustrai i muri ciechi fino a trovare la scala. I nostri destrieri erano spariti. Anche le streghe erano sparite, sul tetto. Dorcas era sola, piegata in avanti sul corpo di Jolenta. Alla luce dei lampi vidi il volto morto della cameriera che aveva servito il dottor Talos, Baldanders e me nel caffè di Nessus. Era completamente privo della sua bellezza. Alla fine, rimane solo l’amore, solo questa divinità. Il nostro imperdonabile peccato è proprio quello di riuscire a essere solo ciò che siamo.

Qui mi fermo di nuovo, lettore, dopo averti portato di città in città… dal piccolo villaggio minerario di Saltus fino alla desolata città di pietra il cui nome era perduto da tempo immemorabile nel vortice delle ere. Saltus per me era stata la porta del mondo al di fuori della Città Imperitura. La città di pietra era a sua volta una porta per me, la porta verso le montagne che avevo intravisto oltre i suoi archi diroccati. Da quel momento mi sarei aggirato per le loro gole e i loro balzi, fra i loro occhi ciechi e i loro volti cupi lungo una strada molto lunga.

Qui faccio una sosta. Se non desideri seguirmi oltre, lettore, non ti rimprovero. Non è una strada facile.

APPENDICI

RELAZIONI SOCIALI NEL REGNO

Uno dei compiti più difficili affrontati dal traduttore è sempre quello di esprimere in maniera corretta i problemi riguardanti le caste e le posizioni per renderli comprensibili alla nostra società. Nel caso del Libro del Nuovo Sole, la mancanza di materiale lo rende doppiamente difficoltoso. Ne presentiamo un accenno.

Basandosi sui manoscritti, pare possibile stabilire che la società del Regno consista di sette gruppi fondamentali, uno dei quali pare essere completamente chiuso. Un uomo o una donna diventa esultante solo per nascita e resta tale per tutta la vita. Nonostante esista una scala interna a questa classe, i manoscritti non la riportano. Le donne vengono dette castellane, gli uomini assumono vari onorifici. Al di fuori della città che ho deciso di chiamare Nessus, questa casta cura l’amministrazione degli affari quotidiani. L’ereditarietà del potere contrasta fortemente con lo spirito del Regno e spiega chiaramente la tensione esistente fra esultanti e autarchia, ma è difficile capire come una forma di governo locale potrebbe essere meglio organizzato nelle stesse condizioni: la democrazia si esaurirebbe nel mercanteggiamento e una burocrazia a nomine sarebbe impossibile senza la disponibilità di un nutrito numero di funzionari preparati ma relativamente poveri che ricoprano le cariche. Comunque, la saggezza degli autarchi ritiene che un’intesa completa con la classe dominante rappresenti il malessere peggiore per uno stato. Nei manoscritti, Thecla, Thea e Vodalus sono senza dubbio esultanti.

Gli armigeri sono molto affini agli esultanti, ma un gradino più in basso. Il loro nome indica una classe di guerrieri, che comunque non avrebbero monopolizzato i gradi principali dell’esercito; si potrebbero senz’altro paragonare ai samurai che servivano i daimyo nel Giappone feudale. Lomer, Nicarete, Racho e Valeria sono fra questi.

Gli ottimati sembrano essere dei mercanti più o meno facoltosi. Delle sette classi sono quelli che compaiono meno frequentemente nei manoscritti, anche se alcuni accenni indicano che Dorcas appartenesse in origine a questo gruppo.

Come in tutte le società, la comunalità costituisce il grosso della popolazione. Di solito soddisfatti della propria realtà, ignoranti perché la loro nazione è troppo povera per dare loro un’istruzione, si lamentano dell’arroganza degli esultanti e venerano l’Autarca che, in ultima analisi, costituisce la loro apoteosi. Jolenta, Hildegrin e gli abitanti di Saltus fanno parte di questa classe, alla pari di innumerevoli altri personaggi dei manoscritti.

L’Autarca, che sembra diffidare degli esultanti certamente per ottimi motivi, è circondato dai servitori del trono. Sono i suoi ammiratori e consiglieri nella vita militare e civile. Pare provengano dalla comunalità, ed è da sottolineare l’importanza da essi attribuita all’educazione ricevuta. (Per contro, si veda il disprezzo mostrato da Thecla al riguardo.) Lo stesso Severian e gli altri abitanti della Cittadella, a eccezione di Ultan, si può dire che appartengano a questo gruppo.

I religiosi sono enigmatici quanto il dio che venerano, un dio fondamentalmente solare ma non apollineo. (Dal momento che al Conciliatore è attribuito un Artiglio, è facile fare un’associazione fra l’aquila di Giove e il sole, ma forse è fin troppo banale.) Come il clero della nostra chiesa cattolica, i religiosi si dividono in vari ordini, ma non sembrano sottoposti a un’autorità suprema. Talvolta rammentano l’induismo, nonostante il loro evidente monoteismo.

Le Pellegrine, che nei manoscritti ricoprono un ruolo più importante di qualsiasi altra comunità sacra, sono evidentemente un ordine di sacerdotesse accompagnate da servitori maschi armati, come è naturale per un gruppo nomade come il loro, in quel tempo e in quei luoghi.

Infine, i cacogeni costituiscono, in un modo che riusciamo a malapena a intuire, l’elemento estraneo che, proprio per la sua caratteristica aliena, è più universale ed esiste in quasi tutte le società che conosciamo. Il nome che li designa fa pensare che fossero temuti o per lo meno detestati alla comunalità. La loro presenza alla festa dell’Autarca rivela che sono accettati a corte (probabilmente per necessità). Per quanto la popolazione ai tempi di Severian li consideri un gruppo omogeneo, è probabile che siano in realtà molto differenti fra di loro. Nei manoscritti, la Cumana e Padre Inire sono rappresentanti di questo elemento.

Il titolo onorifico tradotto con il termine sieur dovrebbe essere attribuito solo ai membri delle classi più elevate, ma viene spesso usato a sproposito negli strati più bassi della società. Buonuomo è riferito propriamente al capofamiglia.

MONETE, MISURE E TEMPO

Non è stato possibile stimare con precisione il valore delle monete nominate nell’originale del Libro del Nuovo Sole. In mancanza di certezze, ho usato criso per indicare un pezzo d’oro con impresso il profilo dell’Autarca; nonostante siano abbastanza diversi fra loro per peso e purezza, paiono avere un valore più o meno equivalente.

Ho tradotto con il termine asimi le monete d’argento, ancora più differenti fra loro dei crisii.

Ho chiamato oricalchi le grosse monete di ottone che secondo i manoscritti costituiscono il principale mezzo di scambio fra la gente comune.

Le numerosissime piccole monete d’ottone, bronzo e rame (non provenienti dalla zecca centrale ma coniate dagli arconti secondo le necessità del luogo e destinate a circolare solo nelle singole province) sono designate con il termine aes. Con un aes si compera un uovo; con un oricalco si paga una giornata lavorativa a un operaio comune; con un asimi si acquista una giacca ben fatta, adatta a un ottimate; con un criso una buona cavalcatura.

Occorre tener presente che le misure di lunghezza e di distanza non sono commensurabili. Una lega indica in questo libro una distanza di circa tre miglia; serve per misurare le distanze fra le città e fra le varie parti di una grande città come Nessus.

La spanna indica la distanza fra la punta del pollice e quella dell’indice allargati… una ventina di centimetri. La catena è la lunghezza di una catena di cento anelli, nella quale ogni anello misura una spanna; perciò, più o meno una catena corrisponde a duecento metri.