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Lungo la strada, a un incrocio, incontrarono un tipo Due di media grandezza. Essendo disarmati, Drew e Berryman afferrarono due tentacoli ciascuno, infilarono i piedi nella rete, e fecero sbattere con forza e ripetutamente il corpo dell’avversario contro una sporgenza della parete. Alla fine la corazza si ruppe, e la creatura smise di muoversi. Berryman era diventato leggermente pallido, e Drew, che aveva escogitato quel tipo di combattimento senza armi, borbottò qualcosa che riguardava la pelle dei Due e la sua.

Attraversarono rapidamente la camera stagna e lo spazio tra le carenature in cui era avvenuto il loro primo grave scontro con i Due, e raggiunsero finalmente la porta di accesso alla cupola del generatore. Attraverso il pannello trasparente videro Hollis.

Mentre McCullough lo raggiungeva, Berryman appoggiò l’antenna contro la parete dello scafo e disse: — Walters si sta allontanando con lo scafo, dottore. Hollis ha detto che se i generatori dell’Astronave raggiungono la massima energia, verranno a crearsi degli effetti di gravitazione. Ha detto che gli scafi-P potrebbero venire risucchiati, e ha suggerito a Walters di allontanarsi di almeno otto chilometri, tanto perché rimanga qualcuno per informare la Terra di quanto è successo agli altri…

Ascoltandolo, McCullough si domandò: se il sabotaggio rimaneva senza esito, se lui non moriva nel tentativo, e se riusciva a raggiungere il portello di uscita in tempo, avrebbe avuto il coraggio di lanciarsi verso Walters e gli scafi-P… anche se l’Astronave si stava di già allontanando? Con rabbia si domandò perché non si era semplicemente allontanato da Drew e da Berryman e non aveva usato la camera stagna per uscire dallo scafo. Ci aveva pensato… ma non seriamente.

“Non c’è da vergognarsi nell’ammettere di essere un codardo” pensò con cinismo “ma solo fino a quando qualcuno non riesce a provarlo.”

All’interno della cupola c’era un silenzio di morte. Le interferenze delle radio erano state tali da costrìngere i terrestri a spegnere gli apparecchi e a parlare tra loro mettendo gli elmetti a contatto. Benché la voce di Hollis gli giungesse come un rimbombo indistinto, McCullough riuscì a capire quanto diceva il fisico.

— Io immagino che, per i viaggi a una velocità superiore alla luce, tutti i generatori di uno scafo debbano essere collegati tra loro, e che un guasto a uno dei generatori blocchi immediatamente tutti gli altri e immobilizzi la nave. Come potete vedere, all’interno della cupola i cavi non sono isolati. Io li conosco ormai abbastanza… e sono in grado di far saltare questo generatore. Ma il risultato potrebbe essere una catastrofe per lo scafo, e sarebbe certamente fatale per tutti quelli che si trovano dentro o nelle immediate vicinanze. Cioè, per noi.

“Così anziché mettere in corto circuito i cavi principali, io propongo di provocare un guasto agli ingressi e ai sistemi di controllo secondari. Sono sicuro che quei grossi aggeggi a forma di otto, con la parte terminale ricoperta di ceramica blu, sono qualcosa di simile alla griglia di una vecchia valvola radio. Ce n’è uno su tutti i più importanti apparecchi che si trovano nella cupola, e io penso di avere scoperto due delle più vitali sezioni dei generatori. Noi dobbiamo fare questo…”

Venne concertata una doppia azione di sabotaggio, simultanea. I generatori avrebbero raggiunto il loro massimo potenziale entro una ventina di minuti. Non c’era quindi molto tempo a disposizione. Alcuni aggeggi cominciavano a emanare una luce abbagliante. Mentre McCullough si trascinava verso la posizione a lui assegnata, alcuni lampi rosa gli saettavano silenziosamente attorno. La lancia che stringeva nella mano si circondò di una pallida corona azzurra, e i capelli gli si rizzarono in testa, scaricando elettricità contro l’elmetto. A ogni metro, turbini magnetici colpivano la sua arma o le parti metalliche della tuta, e cercavano di strapparlo dalla passerella isolata su cui si trovava, per trascinarlo a compiere un atto di sabotaggio avventato che lo avrebbe ucciso e che avrebbe forse distrutto l’intero scafo.

McCullough, per delle ragioni che erano tanto egoistiche quanto altruistiche, non desiderava una cosa del genere. Voleva che la sua pelle e lo scafo soffrissero il minor danno possibile. Improvvisamente, si rese conto che, per quanto preoccupato per la sua immediata salvezza, era anche furioso per ciò che lui e i suoi compagni avevano fatto e stavano per fare allo scafo. Non erano mai riusciti ad avere sotto controllo la situazione. Avevano agito stupidamente, anche se con buone intenzioni. Benché avessero cambiato comportamento tutte le volte che erano venuti a conoscenza di nuovi dati, non avevano mai veramente usato il cervello. Si erano lasciati prendere dal panico. Non si erano mai concessi il tempo per pensare. E quando si erano trovati di fronte a un pericolo, avevano soltanto combattuto per sopravvivere.

Tutto considerato, come campioni della specie dell’Homo cosiddetto sapiens, loro non avevano fatto una bella figura.

Finalmente McCullough raggiunse la propria posizione. Guardò verso Hollis e vide che il fisico gli stava facendo dei lenti movimenti con una mano: evidentemente voleva ricordargli che non bisognava scagliare le armi con forza, ma lanciarle con lentezza e precisione. Alla fine, Hollis sollevò tre dita. Il silenzio era assoluto. McCullough trattenne il fiato e gli sembrò di udire il proprio cuore battere furiosamente. Hollis mostrò due dita, un dito, poi strinse il pugno. McCullough lanciò lentamente la sua lancia verso il bersaglio che gli era stato assegnato.

L’arma, che una volta era stata un pezzo del tubo di lancio del P-Due, era lunga quel tanto che bastava per mettere in contatto la griglia a forma di otto con la vicina struttura metallica; per i primi secondi di volo, sembrò che sarebbe riuscita nell’intento. Poi l’asta venne improvvisamente afferrata da un flusso magnetico che ne deviò la traiettoria. Una delle estremità riuscì a toccare la griglia. L’altra girò verso una grossa spirale di rame, circondata da un luminoso alone azzurro. McCullough si afferrò alla passerella e fece appena in tempo a chiudere gli occhi.

Il lampo fu accecante. McCullough ebbe tutti i nervi del corpo scossi da un tremito che non era né piacevole, né doloroso, né caldo, né freddo, ma che fu peggiore di qualsiasi altra sensazione provata in tutta la sua vita. Trasalì in modo tale che rischiò di cadere dalla passerella. Si sentì afferrare un piede, e la paura di venire trascinato verso una sorgente elettrica gli fece vincere la paralisi. Sollevò le ginocchia e fece frenetici movimenti di nuoto per allontanarsi. Ma la stretta non diminuì. McCullough sbatté furiosamente le palpebre per liberare dalla nebbia gli occhi, e vide che Hollis lo aveva afferrato a un piede e lo stava trascinando in salvo verso un portello.

Quando fu dall’altra parte, i suoi occhi erano quasi ritornati alla normalità. Vide allora che, dentro la cupola dei generatori, era tornata l’oscurità e che non c’era segno di vita. Lungo i corridoi non si sentivano echeggiare rintocchi, e le voci degli stranieri erano ammutolite.

Sparita ogni interferenza, Walters si mise in contatto e dopo aver chiesto notizie sulla loro salute, disse di avere visto un’esplosione. Non appena McCullough ebbe aperto il visore, Drew gli consigliò di stabilire una base nella camera stagna adiacente, allo scopo di ostacolare tutte le squadre di stranieri mandate a riparare il generatore.

Ma la mente di McCullough era ancora ferma sul precedente corso di pensieri.

— Non siamo altro che un branco di stupidi — disse con rabbia. — Una massa di incapaci, pieni di buone intenzioni. Noi, come esseri intelligenti, avremmo potuto capire e valutare una situazione strana… anche se completamente nuova… senza combinare tutti i guai che… che…

Lasciò la frase incompiuta, poi riprese a parlare più in fretta, quasi con precipitazione.