Выбрать главу

— Gaspard — sussurrò il robot. — Devo parlarti di qualcosa.

— Del Progetto Elle? — chiese pronto Gaspard.

— No, di una cosa molto più importante… almeno per me personalmente. È qualcosa che non direi mai a un altro robot. Gaspard, la signorina e io abbiamo trascorso insieme le ultime due notti… intimamente.

— È stato bello, Zane?

— Eccitante oltre ogni dire! Ma ciò che non ho capito, Gaspard, ciò che mi ha sorpreso e un po’ sconvolto, ciò che non avevo mai previsto neppure per un attimo, è che la signorina Blushes è così entusiasta!

— Vuoi dire, Zane, che sei turbato perché pensi che abbia avuto altri…

— Oh, no, no, no. Era completamente innocente, c’è il modo di saperlo, eppure quasi immediatamente è diventata entusiasta. Voleva che rimanessimo sempre in collegamento… e per lunghi periodi!

— Ed è male? Attento, sta arrivando Babbo Zangwell… no, Joe l’ha fermato.

— No, non è male, Gaspard, ma questo porta via molto tempo, specialmente quando si immagina tutta una vita di simili rapporti reciproci. Vedi, il momento dell’unione tra un robot e una robicchia è l’unico tempo in cui un robot non pensa… la sua mente cade in una specie di estatica trance elettronica, un oscuramento percorso da lampi fulminei. Ora, io sono abituato a pensare ventiquattro ore al giorno, da un anno all’altro, e la prospettiva di essere privato di larghe porzioni di pensiero è profondamente inquietante. Gaspard, so che tu difficilmente lo crederai, ma nell’ultima nostra connessione, la signorina Blushes e io siamo rimasti collegati per quattro ore buone!

— Oh, oh, Vecchio Bullone! — commentò Gaspard. — Sei alle prese con problemi molto simili a quelli che io avevo con la Ibsen.

— Ma cosa ne dici? Quando scriverò?

— È possibile, Zane, che tu stia cambiando la tua convinzione, secondo cui la monogamia è la soluzione migliore per il creatore del dottor Tungsteno? Comunque, io credo che un po’ di cambiamento sia indicato. Zitto, hanno finito di leggere. Cullingham ha vinto per un rotolo! Ti pagherò dopo… devo ritornare dalla Bishop.

G.K. Cullingham si appoggiò alla spalliera della sedia, batté rapidamente le palpebre e le chiuse per qualche secondo. Questa volta non ricambiò il sorriso di Heloise, ma si limitò a chinare il capo. Poi disse, in una rapidissima esplosione: — Cosa — ne — diresti — di — un — colloquio — Flaxie — prima — che — tu — finisca — l’ultimo? — La sua voce cercava di mantenere la stessa velocità drogata della lettura. Premette un pulsante e lo schermo TV si spense. — Crederanno — che — sia — per — colpa — del — circuito — che — non — funziona — spiegò…

Flaxman finì di inserire l’ultimo rotolo nella macchina e guardò il socio. Cullingham riuscì a controllare in fretta la voce, per lo meno quel tanto sufficiente per non permettere che le Pillole Prestissimo gliela facessero accelerare. Infatti le parole gli uscirono dalle labbra con faticosa lentezza, quando chiese:

— Come è andata, fino ad ora?

L’espressione impassibile di Flaxman si trasformò in una smorfia di profonda tristezza. Con sommesso e rispettoso dolore, come se riferisse la tragedia dell’incendio di un asilo d’infanzia, disse piano:

— Fanno schifo. Fanno tutti schifo.

Cullingham annuì.

— Anche i miei. Tutti.

42

Il primo pensiero di Gaspard fu che in fondo in fondo lui aveva sempre saputo che sarebbe andata così. E che anche tutti gli altri dovevano averlo saputo… in fondo. Come era possibile aspettarsi che quei vecchi egomaniaci, vissuti in una incubatrice, fossero in grado di produrre qualcosa di popolare? Come potevano uscire dei romanzi realistici da quei cervelli inscatolati e coccolati? Improvvisamente Flaxman e Cullingham apparvero a Gaspard come personaggi di un tragico romanzo, amici della speranza desolata, della causa perduta, delle illusioni del tramonto.

E infatti Flaxman scrollò le spalle come un minuscolo eroe romantico che accettasse coraggiosamente il peso della tragedia.

— Ce — n’-è — ancora — uno — da — leggere — per — pura — formalità — disse vivacemente l’editore, poi chinò la testa e avviò la macchina da lettura.

Gaspard si alzò e andò a gravitare, con gli altri, attorno a Cullingham. Sembravano altrettanti becchini attorno al direttore del funerale.

— Non è che manchino di abilità o di inventiva — stava spiegando Cullingham, quasi in tono di scusa, con voce ancora più controllata. — E, anche questo avrebbe potuto essere d’aiuto, non è neppure la mancanza di istruzioni da parte del direttore editoriale. — E rivolse a Gaspard e a Zane un lieve sorriso ironico.

— Non c’è comprensione umana, immagino? — azzardò Gaspard.

— O una forte trama? — aggiunse Zane.

— O l’identificazione con il lettore? — intervenne la signorina Blushes.

— O semplicemente il coraggio? — finì Heloise.

Cullingham annuì.

— Ma soprattutto — disse — è l’incredibile concezione della realtà, il loro tronfio egocentrismo. Quei manoscritti non sono romanzi… sono rompicapi: quasi tutti ancora più, insolubili. L’Ulisse, Mars Violet, Alexanderplatz, Venus Deferred, The Fairy Queene, e le opere dei bardi islandesi non vi si avvicinano neppure, in quanto a perversa complessità. Il che si spiega così: le teste d’uovo hanno cercato di confondere le idee il più possibile per dimostrare quanto sono geniali.

— Li avevo avvertiti… — cominciò a dire la signorina Bishop, ma poi si interruppe. Stava piangendo. Gaspard le circondò lievemente le spalle con un braccio. Dieci giorni prima le avrebbe detto “l’avevo previsto” e si sarebbe lanciato in un nuovo peana di lode ai mulini-a-parole, ma adesso anche lui aveva quasi voglia di piangere; era così turbato che non lo impressionava neppure il coraggio filosofico con cui Cullingham accettava il crollo del sogno suo e di Flaxman.

— Non è il caso di biasimare le uova — disse in tono comprensivo il direttore editoriale. — Essendo menti prigioniere e poco di più, era naturale che considerassero le idee come oggetti con cui giocare, e da incastrare insieme in schemi bizzarri. Ecco, uno dei manoscritti è una specie di poema epico che mescola, talvolta in una sola frase, ben diciassette lingue. Un altro tenta, e con successo, di essere l’epitome di tutta la letteratura, dall’egizio Libro dei Morti, giù giù fino a Shakespeare e Dickens e Hammerberg. In un altro, le iniziali di ogni parola formano una seconda storia, altamente scatologica, sebbene io non sia riuscito a seguirla fino in fondo. Un altro… oh, non è che siano brutti. Un paio sono il tipo di opera che ci si aspetta da uno scrittore dotato quando frequenta ancora l’università e cerca di abbagliare i professori. Uno… di Doppio Nick, credo, è persino pseudopopolare e si serve di tutti i buoni luoghi comuni e delle tecniche collaudate, ma in un modo freddo, sprezzante, senza nessun calore. Ma quasi tutti…

— Quei marmocchi non sono freddi, in realtà — protestò la signorina Bishop con voce spezzata. — Sono… oh, ero sicura che almeno qualcuno dei loro libri sarebbe stato buono. Specialmente quando Ruggine mi ha detto che in realtà non stavano scrivendo vicende nuove, ma roba che avevano faticosamente rimuginato per un secolo e più, per loro personale divertimento.

— Questo, probabilmente, è il guaio. — Disse Cullingham. — Stanno tentando di abbagliare delle supermenti. Fuochi d’artificio intellettuali. Se non mi credete, ascoltate questo.

Prese un rotolo che aveva messo da parte, lo svolse per un paio di piedi, e cominciò a leggere.