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— Questo idoscuro madrelegame menzogna spirito cenere interiori precipizi ardono un pigro capo canta nero di questa aria, dovando, marmorando e morendo. Desidera. Spingi. Fracassa. Quattro in un fango eccitano interiore agio maggiolando esau…

— Cully! — Il grido risuonò come il suono d’una buccina.

Tutti si voltarono a guardare Flaxman. Gli occhi del piccolo editore erano incollati al foglio che sussultava. Il suo viso era raggiante.

— Cully, è grandioso! — disse, senza alzare gli occhi e senza rallentare la macchina. — È un colpo editoriale grande come il Sistema! È tutto quello che può essere un romanzo dello Scrivano Scribner e anche di più! Devi leggere solo un paio di pagine per…

Ma Cullingham stava già sbirciando avidamente alle sue spalle e gli altri giostravano intorno per lanciare qualche occhiata.

— È la storia d’una ragazza nata su Ganimede e priva del senso del tatto, — spiegò Flaxman, continuando ad assorbire la vicenda. — Diventa acrobata a bassa gravità in un night club e poi la vicenda si sposta per tutto il Sistema, c’entra anche un famoso chirurgo, ma la comprensione con cui l’autore presenta la ragazza, il modo in cui ti porta a contatto con i suoi sentimenti… E intitolato Tu hai sentito le mie ferite…

— È il romanzo di Mezza Pinta! — rivelò eccitata la signorina Bishop. — Mi ha raccontato molte volte la trama. L’ho messo per ultimo perché avevo paura che non fosse molto buono, che non fosse bello quanto gli altri.

— Voi sareste un pessimo direttore editoriale! — ridacchiò felice Flaxman. — Cully, perché diavolo è staccata la TV? Dobbiamo dare la buona notizia a tutta la Nursery!

Dopo un mezzo minuto di folle carosello, durante il quale la Nursery fu informata della vittoria di Mezza Pinta e reagì con bizzarri squittii e ingarbugliate interiezioni, lo schermo si schiarì. La metà superiore di Mezza Pinta (doveva essere proprio lui) e il suo occhio, il suo orecchio e il suo altoparlante apparvero al centro dello schermo, circondati dai ventinove occhi degli altri cervelli e dal viso frenetico della signorina Jackson.

— Congratulazioni, ragazzo mio! — gridò Flaxman, stringendo le mani alte sul capo e scuotendole vigorosamente. — Come ci siete riuscito? Qual è il vostro segreto? Ve lo chiedo perché, spero che non vi spiaccia se lo dico, io credo che tutti i vostri compagni potranno trarne profitto.

— Mi sono limitato a starmene incollato alla fonoscrivente e a lasciar lavorare la mia grande mente, — asserì Mezza Pinta con voce da ubriaco. — Ho fatto fare il girotondo all’universo e ho agguantato al volo le idee. Ho violentato il mondo. Ho lacerato il cosmo e poi l’ho intessuto di nuovo. Sono balzato sul trono di Dio mentre era uscito per dar da mangiare agli arcangeli e ho messo in testa il suo berretto magico da creatore. Io…

Mezza Pinta si interruppe.

— No, non è questo che ho fatto, — disse, più lentamente. — Per lo meno, non è stato tutto ciò che ho fatto. Dirò la verità. Avevo esperienza… una esperienza nuova. Ero stato rapito… l’intero inseguimento nell’ultimo terzo del mio romanzo è esattamente il mio rapimento, un po’ rimaneggiato. E poi Zane Gort mi ha portato fuori, a fare un paio di gite, e anche questo è servito, in realtà è servito molto più di quanto…

“Ma non voglio più parlare di tutto questo, perché voglio dire il vero segreto del mio romanzo… Il segreto più intimo. Non sono stato io a scrivere il mio romanzo. È stata la signorina Bishop”.

— Mezza Pinta, sei un idiota! — squittì la ragazza.

43

— Sì, sei stata tu a scrivere il mio romanzo, mammina, — continuò in fretta Mezza Pinta: la sua forma opaca sembrava gonfiare lo schermo. — È successo quando ti raccontavo la trama. Pensavo a te ogni minuto, cercando di farti capire ciò che volevo scrivere. Cercavo di farti la corte, in realtà, perché tu sei anche la protagonista del romanzo, mammina… o forse lo sono io, forse sono io la ragazza che non ha il senso del tatto… no, adesso comincio a confondermi… Comunque, è una barriera, una anestesia, e noi vi giriamo intorno…

— Mezza Pinta, — disse rauco Flaxman, mentre una lacrima gli scorreva lungo la guancia, — non l’ho mai detto a nessuno, ma c’è un premio per la vittoria in questa gara… una fonoscrivente d’argento che appartenne a Hobart Flaxman in persona. Vorrei che voi foste qui in questo momento per consegnarvela e per stringervi la… Be’, comunque, vorrei che foste qui, lo vorrei veramente.

— Benissimo, signor Flaxman. Noi non abbiamo bisogno di premi, vero, mammina? E vi saranno molte occasioni…

— No, per Dio, — ruggì Flaxman, alzandosi. — Dovete venir qui immediatamente. Gaspard, andate…

— Non c’è bisogno che vada Gaspard! — squittì a voce alta la signorina Blushes. — Zane se ne è andato un momento fa per prendere Mezza Pinta. Mi ha chiesto di riferirvelo.

— Chi diavolo crede di essere quel mascalzone di latta… Magnifico! — gridò Flaxman. — Mezza Pinta, ragazzo mio, noi…

Non finì la frase perché in quel momento lo schermo si coprì di righe ondeggianti e poi si spense. Anche l’audio si interruppe.

Nessuno vi badò. Erano tutti troppo occupati a congratularsi l’uno con l’altro e a effettuare le bevute della vittoria. Joe ebbe un’altra zuffa con il fratello, che non riusciva a sopportare la vista di quell’assorbimento di liquori a fuoco rapido. Dibattendosi per alzarsi, il vecchio alcolizzato puntò la mano tremante e avvolta nella barba in direzione di una bottiglia di scotch che Cullingham stava alzando e gridò: — Ecco! — con una voce strana e agghiacciante, poi seguì con mano tremula e con occhi iniettati di sangue ciò che doveva essere lo spirito della bottiglia di scotch mentre fluttuava alto nell’aria e volava oltre la porta chiusa. — Ecco! — gemette di nuovo, disperato. Joe riuscì a costringerlo a sedersi, con qualche difficoltà.

Ormai l’eccitazione si era calmata al punto che era possibile udire qualche frammento di conversazione.

Cullingham stava spiegando a Gaspard.

— Così, vedete, è veramente un problema di collaborazione editoriale. Una specie di simbiosi. Ogni cervello ha bisogno di un essere umano sensibile cui raccontare la sua vicenda, un partner che non sia imprigionato. Si tratta di trovare la persona adatta per ogni uovo. È un lavoro che farò con grande piacere! Sarà un po’ come dirigere una agenzia matrimoniale.

— Cully, pupo, tu hai sempre le idee migliori, — disse Heloise Ibsen con un signorile risolino, prendendogli la mano.

— Sì, non è vero? — ammise la signorina Bishop, prendendo la mano di Gaspard.

Gaspard disse, in tono espansivo:

— Sì, e non appena avremo di nuovo i mulini-a-parole, con il loro patrimonio di ricordi e di sensazioni più grande di quello umano, pensate quale triplice possibilità avremo! Una testa d’uovo, uno scrittore a due gambe, un mulino-a-parole… che squadra meravigliosa!

— Non sono certo che si costruiranno altri mulini-a-parole, o per lo meno che verranno usati con la stessa larghezza. — disse pensieroso Cullingham. — Io li ho programmati per quasi tutta la mia vita, dopo aver raggiunto l’età della ragione, e quindi non ho mai detto nulla contro di essi, ma per la verità sono sempre stato oppresso dal fatto che erano semplici macchine, che potevano funzionare soltanto in base a una formula. Per esempio, non commetterebbero mai l’errore, grossolano ma benedetto, di scrivere di se stessi, come ha fatto il duo Mezza Pinta-Bishop. — E sorrise a Gaspard. — Vi stupisce sentirmi dire questo, vero? Ma vi rendete conto che, anche se centinaia di milioni di persone hanno vissuto o almeno si sono addormentate per merito della produzione mulinesca, non si è mai potuto stabilire quanta della sua efficacia sia dovuta alla vicenda narrata e quanta al puro ipnotismo e alla perfetta ma sterile manipolazione di pochi simboli fondamentali di sicurezza, di piacere e di paura… una formula ripetuta infinite volte per sfamare l’ego, per bloccare l’ansietà e per stordire la mente? Chissà, forse questa sera può segnare la rinascita della vera narrativa nel mondo! Una narrativa che afferra, che affronta rischi e avventure, e che esplora l’ignoto!