Выбрать главу

— Pupo, quanto hai bevuto? — gli chiese ansiosa Heloise.

— Già, tieni d’occhio quello Scotch, Cully, ti va giù in fretta quando sei euforico. — consigliò Flaxman, avvicinandosi proprio in quell’istante e lanciando una strana occhiata al socio. — Ascoltate, gente, nel momento in cui Mezza Pinta varcherà quella porta, voglio che tutti si interrompano, qualunque cosa stiano facendo, e lo applaudano. Non bisogna permettere che si senta come uno spettro nel mezzo d’una festa. Zane può portarlo qui al trotto da un momento all’altro…

— Al galoppo, vorrete dire, signor Flaxman… dovrebbero essere già arrivati da cinque minuti, alla velocità cui è abituato quel robot — opinò Joe la Guardia, che si era avvicinato per bere di nascosto un paio di sorsi mentre l’attenzione del fratello era momentaneamente attratta dall’antica fonoscrivente d’argento che era stata appena portata dall’ufficio adiacente.

— Oh, io spero che non vi sia stato qualche altro rapimento! — squittì eccitata la signorina Blushes. — Se fosse successo qualcosa a Zane, non potrei sopportarlo!

— Vi sono molti e diversi punti di vista sui rapimenti, — annunciò a voce alta Cullingham, agitando un altro bicchiere. — Alcuni li temono e li deplorano. Altri li considerano come il più bel risveglio alla vita!

— Oh, Cully! — ridacchiò Heloise, prendendogli il braccio.

— Ehi, non mi avevi mai mostrato quella sgualdrina di gomma. Credo che dovremmo portarla a casa, questa sera, poiché l’hai affittata: vi sono certe torture che devono essere applicate da due donne. Cully, la chiami davvero Tits Willow?

A quel nome-chiave, proferito a voce alta, la femmequina si alzò e, ancora avvolta nel lenzuolo bianco che la copriva dalla testa ai piedi, si diresse verso Heloise.

Babbo Zangwell levò lo sguardo dalla fonoscrivente d’argento giusto in tempo per vedere suo fratello che si versava una dose generosa di bourbon. La vecchia spugna cominciò a tremare di nuovo e i suoi occhi si spalancarono.

— Ecco! — mugolò.

Flaxman si scostò, tremando, dalla rotta della femmequina.

— Fate qualcosa, fermatela! — invocò, ma tutto ciò che accadde per il momento fu che lo sguardo di Babbo Zangwell si diresse al di sopra della testa dell’editore, mentre il vecchio esclamava con voce cavernosa: — Eccolo!

In quell’istante la porta chiusa dalla serratura elettrica si spalancò e un uovo d’argento saettò nella stanza, vi girò in cerchio, volando a otto piedi dal pavimento. Aveva un occhio, un orecchio e un altoparlante inseriti direttamente (uno stranissimo triangolo sensorio) ed era posato su una piccola piattaforma argentea da cui spuntavano due minuscoli piedi artigliati, come le zampe d’una arpia. In realtà, se somigliava a qualcosa, somigliava a una arpia metallica priva d’ali o a una argentea civetta idrocefala disegnata in collaborazione da Picasso, De Chirico e Salvador Dalí.

Mentre l’uovo gli volava intorno, Flaxman girò lentamente su se stesso, agitando le braccia per difendersi e gridando con voce esile e acuta. Poi le pupille dell’editore rotearono verso l’alto, mentre il suo corpo si afflosciava all’indietro.

L’uovo si librò verso di lui, gli afferrò il bavero della giacca con gli artigli, per attutirgli la caduta.

— Non abbiate paura, signor Flaxman, — gridò l’uovo, mentre gli si posava sul petto. — Sono proprio io, Mezza Pinta, riadattato da Zane Gort. E adesso possiamo stringerci la mano. Prometto che non pizzicherò. — Il Progetto Elle era un’abbreviazione per Progetto Levitazione, — spiegò Zane Gort quando l’ordine fu ristabilito e Flaxman fu rinvenuto (sebbene avesse ancora le narici pallidissime), grazie a una doppia razione di Rugiada Lunare. — È stato un lavoro puramente meccanico. Non è stato necessario il minimo lavoro scientifico originale.

— Non credetegli, gente, — intervenne Mezza Pinta, che se n.e stava appollaiato sulla spalla di Zane. — Questo robot è di latta solo al cinquanta per cento, per il resto è puro genio.

— Buono, sono io che ho la parola, — gli disse Zane Gort. — No, io ho semplicemente approfittato del fatto che campi antigravità capaci di sostenere piccoli oggetti sono tecnologicamente possibili da parecchi anni. Il generatore del campo è nella piattaforma alla base di Mezza Pinta, il quale può variare il campo e dirigerlo per volare come desidera in un modo molto semplice che spiegherò fra un momento, esattamente come comanda le chele rudimentali che gli servono come mani.

“In realtà, tutto questo meccanismo, a eccezione della parte che riguarda l’antigravità, avrebbe potuto essere realizzato più di cento anni or sono. Perfino al tempo in cui i cervelli vennero asportati e inscatolati, avrebbero potuto essere dotati di organi per la manipolazione e la locomozione. Ma non fu mai fatto, non vi si pensò neppure, per oltre un secolo. Per spiegare questo punto oscuro, devo ritornare a Daniel Zukertort e alla interessante e duratura influenza che egli ebbe sulle sue creazioni. Non fece altro che modellare (e, sì!, deformare) l’evoluzione della situazione, più di quanto nessuno abbia mai compreso.

“Daniel Zukertort voleva creare spiriti non distratti, menti senza corpi. Ora, naturalmente, come egli stesso sapeva molto bene, non riuscì a farlo, perché i cervelli hanno un corpo come l’ha un elefante, un’ameba o un robot… voglio dire che hanno tessuto nervoso, un sistema ghiandolare mutilato, un sistema circolatorio, sia pure attivato da una pompa a isotopi, e un sistema digestivo ed escretivo che dipende dalla microrigenerazione dell’ossigeno, dagli elementi nutritivi contenuti nelle fontanelle e dai prodotti di rifiuto.

“Ma Zukie non voleva che le uova pensassero a se stesse come a esseri dotati di corpi, voleva sopprimere quella realtà, tenerla nascosta alla loro coscienza, in modo che potessero concentrarsi sulle verità eterne e sul regno delle idee, e non cominciassero a pensare al modo di agire nuovamente nel mondo reale, non appena si fossero annoiate un po’. Così Zukertort truccò i dadi”.

Il telefono sulla scrivania di Flaxman cominciò ad ammiccare. Scostando con un cenno la signorina Bishop, l’editore afferrò il ricevitore, accennando a Zane di continuare.

— In quanto al trucco di Zukertort, — disse il robot — in primo luogo scelse come soggetti artisti e scrittori di inclinazione umanistica… uomini e donne che non si erano mai interessati di ingegneria e che non avrebbero mai considerato una mano, per esempio, come una specie di pinza o di pala, o un piede come una specie di ruota.

“In secondo luogo, la fisiologia era dalla parte di Zukie, perché il cervello non sente nulla, non prova dolore o cose del genere. Toccate il cervello, torturatelo, persino, e non otterrete dolore, soltanto sensazioni bizzarre.

“Zukertort diede alle sue menti sigillate soltanto il minimo di sensi e di poteri. Vista e udito, ma nessuno dei sensi più terreni, più carnali. E la facoltà di parlare. Doveva farlo, in modo che l’umanità potesse apprendere le scoperte spirituali che i cervelli avrebbero strappato al nulla.

“Ma stabilì le Regole della Nursery in modo tale che le uova si considerassero, e venissero considerate dagli altri, come invalidi impotenti e paralitici. Insistette anche su certe superate regole igieniche: ad esempio pretese che le bambinaie portassero le maschere. Voleva che le uova avessero paura di qualunque attività che non fosse puramente mentale. Puntò su due dei più forti impulsi umani: il desiderio, da parte dei cervelli, di essere eternamente impotenti e curati, e il desiderio, da parte delle bambinaie, di curarli, coccolarli e proteggerli eternamente.