Выбрать главу

Beynes: Abbiamo usato la nostra saliva e la nostra piscia per cementare i muri, e quando uno di noi moriva gli cavavamo il sangue e lo usavamo per costruire le cupole… Colyns: Io… io…

Beynes: Il loro sangue, Colyns! In quei muri c’è anche del sangue umano! Nemmeno quando morivano avevano finito di scontare la loro pena! Una volta eravamo rimasti senza viveri, così abbiamo dovuto… Colyns: Capisco… E… e lei è l’ultimo sopravvissuto…? Beynes: D’Lambert, il mio migliore amico, il mio unico amico… è morto durante il sesto anno. Tutti gli altri erano già morti. Dopo, sono rimasto solo…

Colyns: Mi dispiace. E lui… voglio dire, è stato… Beynes: Avevo scelta? Per un certo periodo, in seguito, sono impazzito. Ho pensato al suicidio, ma non sono stato capace di ricorrere a quella soluzione. Dovevo finire quello che avevo iniziato. Lo dovevo ai… Colyns: Certo… capisco… E il settimo anno…?

Beynes: Il settimo anno, ho finito di costruire la città. Quando sono tornati nel nono mese di quell’anno, i Pellegrini Lontani hanno mantenuto la loro promessa. Mi hanno riportato nello spazio erthuma… e il resto lo sai.

Colyns: Capisco. È… interessante.

Beynes: Interessante? (Espressione oscena cancellata.) Sono morte undici persone per colpa dei Locriani, e tutto quello che riesci a dire è «interessante»? Guarda le mie mani, Colyns! Guarda cos’è successo alle mie mani…!

Colyns: Signor Beynes, le sue mani sono a posto. Beynes: (Espressione oscena cancellata.) E i Locriani? Come gliela faremo pagare?

Colyns: Mi dispiace per quanto le è successo, signor Beynes, ma se pensa che gli Erthumoi dichiareranno guerra ai Locriani solo perché undici persone sono morte, si sbaglia di grosso. La pace esistente tra le Sei Razze è troppo preziosa per venire turbata da un branco di pirati morti. E infatti questo episodio non diventerà mai di dominio pubblico… e lei scomparirà.

Beynes: Scomparirò? Brutto (espressione oscena cancellata), ma se perfino i Locriani mi hanno risparmiato la vita! Perché gli Erthumoi dovrebbero…?

Colyns: Ha frainteso. Nessuno ha parlato di ucciderla. Lei scomparirà semplicemente. Nella galassia ci sono molti posti dove nasconderla. Trascorrerà il resto dei suoi giorni in modo confortevole, perché non possiamo farle nulla che sia peggiore della punizione che ha già subito… Beynes: Le mie mani…

Colyns: Ci occuperemo delle sue mani, signor Beynes, glielo prometto. Però non potrà entrare in contatto con nessuno. La sua storia morirà quando lei morirà… è assolutamente necessario isolarla fino a quel giorno.

Beynes: E i miei compagni? Ahmad, D’Lambert, il capitano Francisco, tutti gli altri… e loro?

Colyns: Credo che continueranno a farle compagnia. Questo colloquio è finito, ma prima che me ne vada, signor Beynes, mi dica una cosa, non per la registrazione ufficiale… Secondo lei, chi li ha uccisi? I Locriani, o lei stesso?

Beynes: Mecca…

Colyns: Capisco… Ora devo andare, signor Beynes.

Beynes: Mecca… penso che anche i Locriani lo chiamino Mecca.

Fine trascrizione

Harry Turtledove

TRENTA PEZZI

Titolo originale: Thirty Pieces

Il manufatto del Popolo Misterioso spuntava dal suolo di La Se Da, bello e incomprensibile come tutti i manufatti del genere. Bortha il-la Naxiano-a raggiunse strisciando una serie di strumenti. Sporse una pinna frangiata dal lungo corpo serpentino e regolò un rivelatore. Malgrado la regolazione, il detector continuò a non fornire alcuna informazione utile. Bortha sospirò… una specie di lungo sibilo.

Accanto a esso-lei, Eberhard Richter incurvò le spalle. Bortha percepì le ondate di frustrazione sprigionate dall’Erthuma. La sensazione empatica fu quasi abbastanza intensa da fargli-le rizzare le scaglie. Disse: — Non disperare, Eberhard. Possiamo ancora trovare il modo di penetrare i suoi misteri.

— Ne dubito — disse cupo Richter. — Nessun altro nella galassia ci è riuscito, nonostante tutti i tentativi A volte mi chiedo perché continuiamo a provare.

— Se volete, andatevene, galattici — disse Jo Ka Le, il capo dell’équipe scientifica La Se Dana che stava lavorando con gli stranieri per cercare di scoprire a cosa fosse servito un tempo quel cimelio del Popolo Misterioso. Come Bortha e Richter, usò l’inglese standard; tra le razze stellari, gli Erthumoi visitavano La Se Da molto spesso. Proseguì: — Noi insisteremo, e un giorno trionferemo sulla nostra ignoranza.

L’emissione emozionale di Jo Ka Le era piena di determinazione. Bortha dovette compiere uno sforzo notevole per cogliere il contributo individuale dello scienziato La Se Dano; su La Se Da, la determinazione era un sostrato sempre presente, come la radiazione di microonde che echeggiava ancora nell’universo dall’antico boato del big bang.

Bortha girò un occhio dorato verso Jo Ka Le. Trovava il La Se Dano incredibilmente brutto. Jo Ka Le assomigliava più a un Erthuma che a qualsiasi altra razza galattica, il che da un punto di vista naxiano rappresentava un pessimo inizio. Ai sinuosi Naxiani, gli Erthumoi sembravano marionette goffe e impacciate. Come se non bastasse, poi, Jo Ka Le aveva pelo su tutto il corpo, non solo sulla testa. Al solo pensiero, Bortha provava una sensazione di prurito, e rabbrividiva se pensava al colore di quel pelo, uno sgradevole verde bile. Jo Ka Le era più basso di un Erthuma medio, inoltre, e più largo, più massiccio.

Ma per quanto trovasse brutti i La Se Dani, Bortha doveva rispettarli. Non c’era da meravigliarsi se proiettavano costantemente quell’aria di risolutezza implacabile. Ne avevano ben donde. Alcune centinaia d’anni prima, avevano fatto del loro meglio per distruggere se stessi, devastando il loro pianeta in una guerra termonucleare coi soliti supplementi chimici e biologici.

Le razze intelligenti a volte si suicidavano; la galassia era disseminata di mondi morti. Quando tentavano il suicidio ma fallivano, di solito le razze abbandonavano in seguito l’alta tecnologia, come se temessero una seconda opportunità distruttiva.

I La Se Dani erano diversi. Erano decisi a riacquisire tutte le conoscenze e le capacità passate, e ad ampliarle… ecco l’origine di quell’atteggiamento planetario di determinazione che infastidiva costantemente il sensorio di Bortha. L’arrivo dei viaggiatori interstellari venuti a studiare le strutture enigmatiche lasciate su La Se Da dal Popolo Misterioso non faceva che aggiungere un altro obiettivo alla frenetica riacquisizione tecnologica degli indigeni: i La Se Dani erano decisi a diventare la settima razza galattica in possesso dell’iperpropulsione.

Bortha aveva il sospetto che ci sarebbero riusciti, e probabilmente presto. Se la perseveranza contava qualcosa, ci sarebbero riusciti di certo. Una prospettiva non proprio simpatica. Un pianeta di La Se Dani ordinati, disciplinati, feroci era un’idea sopportabile, anche se a volte quegli individui gli-le facevano venire il mal di testa. Se si fossero scatenati di nuovo a casa loro, avrebbero solo rovinato se stessi. Espandendosi in libertà nella galassia, chissà quanti danni, quanta distruzione, avrebbero potuto causare?

D’altro canto, la galassia era sopravvissuta alla comparsa degli Erthumoi, quindi probabilmente poteva sopravvivere a qualsiasi cosa.

Pensando a questo, Bortha chiese a Jo Ka Le: — Come va il vostro nuovo centro di ricerca di scienze fisiche?