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I Superni non avevano mai svolto trattative o avuto rapporti con singoli Stati o governi: avevano preso l’Organizzazione delle Nazioni Unite come l’avevano trovata, le avevano dato istruzioni per l’impianto delle stazioni radio necessarie e avevano impartito i loro ordini tramite il Segretario Generale. In innumerevoli occasioni e con interventi lunghissimi, il delegato sovietico aveva fatto notare che questo procedimento era anticostituzionale, ma Karellen non se ne era mai preoccupato.

Era sbalorditivo che tanti abusi, follie, perversità fossero finiti grazie a quei messaggi che scendevano dal cielo. Con l’arrivo dei Superni, le nazioni avevano capito di non dover più temere l’una dall’altra e avevano indovinato, ancor prima che ne venisse fatto l’esperimento, che le loro armi sarebbero state impotenti contro una civiltà che sapeva gettare ponti fra le stelle. Così, di colpo, il più grande ostacolo alla felicità del genere umano era stato rimosso.

I Superni sembravano indifferenti alle diverse forme di governo, sempre che non fossero né dittatoriali né corrotte. La Terra continuava ad avere democrazie e monarchie, comunismo e capitalismo, fonte, questa, di grande sorpresa per molte anime semplici convinte che il loro fosse il solo sistema di vita possibile. Altri credevano che Karellen attendesse soltanto il momento giusto per dar vita a un sistema che avrebbe spazzato via ogni altra forma di convivenza sociale, e che per questo motivo non si era preso la briga di riforme politiche secondarie. Ma come ogni altra supposizione riguardo ai Superni anche questa era solo una congettura senza basi. Nessuno conosceva il loro vero scopo e nessuno sapeva verso quale futuro stessero spingendo il gregge del genere umano.

2

Era un po’ di tempo che Stormgren dormiva male, strano, considerato che tra poco sarebbero finite per sempre le preoccupazioni inerenti alla sua carica. Serviva il genere umano da quarant’anni e i Superni da cinque, ed erano ben pochi gli uomini che, volgendosi come lui a guardare indietro, vedessero appagate tante ambizioni. Forse era proprio questo il guaio: negli anni, pochi o tanti, che gli restavano da vivere, non avrebbe avuto altri scopi da raggiungere che gli servissero da sprone. Da quando Martha era morta e i figli si erano formati la propria famiglia, i suoi legami col mondo si erano sempre più allentati. Forse perché aveva cominciato lui stesso a identificarsi con i Superni, staccandosi in tal modo gradatamente dall’umanità. Quella era un’altra notte agitata in cui il suo cervello continuava a girare come una ruota impazzita.

Visto che non riusciva a prendere sonno, si alzò, infilò la vestaglia e uscì sul terrazzo del modesto appartamento. Tra i suoi diretti subalterni non ce n’era uno che non abitasse in un appartamento più signorile, ma per Stormgren quello andava benissimo. Il Segretario Generale d’altronde aveva raggiunto una posizione per cui né le proprietà private né le cerimonie ufficiali potevano aggiungere qualcosa alla sua statura. La notte era calda, quasi afosa, ma il cielo era limpido e la luna brillava bassa a sud-ovest. A dieci chilometri, le luci di New York segnavano l’orizzonte simili a un’alba pietrificatasi nell’attimo della sua comparsa. Stormgren alzò lo sguardo sopra la metropoli addormentata, scalando ancora una volta le altitudini che lui solo, di tutti gli esseri umani, aveva affrontato. Per lontana che fosse, riusciva a distinguere lo scafo della nave di Karellen scintillante ai raggi della luna. Si chiese che cosa facesse in quel momento il Supercontrollore, dato che non credeva che i Superni dormissero.

Altissima, una meteora trafisse la volta del cielo come una lancia infuocata. La scia luminosa indugiò per qualche istante sempre più fioca sul manto nero della notte e infine si spense lentamente, lasciando solo le stelle. L’analogia nacque di colpo nella sua mente: fra cento anni, Karellen avrebbe ancora guidato il genere umano verso la meta che lui solo conosceva; ma fra quattro mesi un altro sarebbe stato Segretario Generale. Cosa che, di per sé, Stormgren era lungi dal rimpiangere, ma voleva dire che gli rimaneva poco tempo se sperava di scoprire che cosa si nascondesse dietro quello schermo spento.

Solo da qualche giorno aveva osato ammettere che il mistero dei Superni lo ossessionava. Fino a poco tempo prima, la sua fede in Karellen lo aveva salvato da ogni dubbio; ma ora le pretese della Lega della Libertà cominciavano a fare effetto anche su di lui. Era vero che la propaganda sull’asservimento dell’uomo era solo propaganda. Pochi ci credevano veramente o desideravano realmente tornare ai vecchi tempi. Gli uomini si erano abituati all’invisibile presenza di Karellen, ma cominciavano a diventare impazienti di sapere chi li guidava. E in realtà non si poteva dar loro torto. Sebbene fosse di gran lunga la più importante, la Lega della Libertà era soltanto una delle organizzazioni che si opponevano a Karellen e di conse-guenza a chi collaborava con i Superni. Ideologia e metodo di questi gruppi erano dei più svariati: alcuni basavano la loro opposizione su principi religiosi, mentre altri esprimevano soltanto un pensoso senso di inferiorità. Provavano, e a ragione, molto di quello che un indiano evoluto del secolo decimonono doveva aver sentito nei confronti del governatore britannico. Gli invasori avevano portato pace e prosperità alla Terra, ma chi poteva dire quale ne sarebbe stato il prezzo? La storia passata non era tranquillizzante al riguardo: anche i più pacifici contatti fra razze dal livello culturale diversissimo si erano spesso conclusi con l’annientamento della civiltà più arretrata. Le nazioni, esattamente come gli individui, potevano perdere il coraggio quando venivano chiamate a una sfida superiore alle loro forze. E la civiltà dei Superni, anche velata dal mistero, rappresentava la più grande sfida che fosse mai stata lanciata al genere umano.

Si udì il ticchettio della macchina che nella camera accanto batteva il notiziario trasmesso di ora in ora dalla «Central News». Stormgren entrò nella camera e si mise a sfogliare distrattamente gli ultimi fogli battuti. Sull’altro emisfero, la Lega della Libertà aveva ispirato un titolo non molto peregrino:

L’UMANITÀ È FORSE DOMINATA DA MOSTRI?

Dopo il titolo, la notizia: «In un discorso pronunciato oggi a un comizio, a Madras, il dottor C.V. Krishnan, Presidente della Sezione Orientale della Lega della Libertà, ha detto: ‘La ragione della condotta dei Superni è molto semplice. La loro forma fisica è così diversa dalla nostra e repellente che essi non osano mostrarsi all’umanità. Sfido il Supercontrollore a smentire questa mia affermazione’.» Stormgren gettò via il foglio con disgusto. Ammesso che l’accusa rispondesse a verità che importanza poteva avere? L’idea non era affatto nuova, ma non l’aveva mai preoccupato. Non credeva all’esistenza di una forma biologica che, per quanto insolita, lui non potesse accettare e forse trovare perfino bella. Era la mente, non il corpo, che in ultima analisi aveva importanza. Se almeno avesse potuto convincere Karellen di questo, forse i Superni avrebbero cambiato linea di condotta. Comunque fosse, non potevano essere creature ripugnanti come i disegni di fantasia che avevano riempito i giornali subito dopo la loro comparsa nel cielo della Terra. Eppure Stormgren sapeva che non soltanto per rispetto e generosità verso il suo successore lui era tanto ansioso di vedere la fine di quella storia. Era abbastanza onesto da ammettere che il motivo principale era semplice, umanissima curiosità. Se era abituato alla personalità di Karellen, ora non avrebbe più avuto pace finché non avesse scoperto com’era fatto fisicamente.

Il mattino seguente, Pieter van Ryberg fu sorpreso e un po’ sconcertato di non vedere arrivare Stormgren alla solita ora. Il Segretario Generale andava spesso in un posto o nell’altro prima di raggiungere l’ufficio, però, quando lo faceva, lo lasciava sempre detto. Quel mattino, per peggiorare le cose, arrivarono parecchi messaggi urgenti per Stormgren. Van Ryberg telefonò in sei o sette dipartimenti cercando di rintracciarlo, poi, seccato, si arrese.