D’un tratto Hans Gibbs parve molto più sveglio di prima. — Trenta giorni! Niente da fare, ci vorranno trenta giorni soltanto per ottenere i permessi.
— Non preoccuparti dei permessi. Lascia che mi occupi io di quelli. Tu comincia a lavorare alle disposizioni per il trasferimento. E in fretta. Il costo non ha importanza. Mi hai capito? — Salter Wherry sorrise. — Non ha importanza. Ora, Hans, quanto spesso mi senti dir questo a proposito del costo di qualcosa? Trenta giorni. Hai trenta giorni.
Hans Gibbs scrollò le spalle. — Ci proverò. Ma a parte i permessi, dovremo preoccuparci della disponibilità ai lanci. Se quella dovesse andare storta…
Fece una pausa ed imprecò. Il collegamento era stato interrotto. Stava parlando a uno schermo vuoto.
CAPITOLO NONO
Wolfgang Gibbs chiuse gli occhi e sporse la testa in avanti per toccare il freddo metallo della consolle. Il suo volto era bianco e luccicava di sudore. Dopo qualche istante deglutì a fatica, si rialzò a sedere, esalò un profondo sospiro, e fece un altro tentativo. Schiacciò la sequenza-chiave per trasmettere un messaggio in codice, aspettando fino a quando l’unità davanti a lui non segnalò l’accettazione.
— Bene, Charlene… — dovette schiarirsi di nuovo la gola, — …ti avevo promesso un rapporto non appena ci fossi riuscito. Ho appena incasinato la sequenza di trasmissione tre volte di seguito, perciò se anche questa non dovesse funzionare ci rinuncerò. In origine avevo pensato che ti avrei trasmesso subito dopo essere arrivato qui… quanto sono ottimista, no? Comunque, eccoci qua, un’altra volta. Se sentirai dei rumori di vomito nel mezzo della registrazione, non preoccuparti. Sono soltanto io che sto perdendo di nuovo fegato e polmoni.
Produsse un aspro colpo di tosse. — Hans dice che soltanto una persona su cinquanta reagisce male alla caduta libera, come capita a me, perciò con un pizzico di fortuna tu sarai a posto. E dicono che perfino io dovrei sentirmi meglio fra un paio di giorni. Non vedo l’ora. Comunque, mi sono già lamentato abbastanza, lascia che mi metta al lavoro.
«La maggior parte del viaggio fin quassù è stata una passeggiata. Abbiamo legato tutto saldamente in modo che niente potesse mollarsi, e Cameron ha imbottito gli animali di sedativi fino alle sopracciglia. Peccato che non abbia potuto fare lo stesso per me. Quando siamo entrati in caduta libera tutto è andato benissimo, all’inizio, anche se ho avuto l’impressione che il mio stomaco si fosse spostato d’un piede più in alto. Ma, malgrado tutto, mi stavo destreggiando niente affatto male. Poi abbiamo cominciato a trasferire gli animali nei loro alloggi permanenti quassù. A loro non piaceva e hanno mostrato il loro fastidio nella sola maniera possibile. Ti dico che un’altra volta faremo in modo a non muoverci così in fretta. Non mi pagano abbastanza per sguazzare in mezzo a una nuvola galleggiante di vomito e merda d’animali ogni giorno della settimana. È stato press’a poco allora che ho cominciato ad avere l’impressione di essere sul punto di perdere la colazione. E poi l’ho persa, e anche il pranzo e la cena del giorno prima, e anche adesso mi sento come se avessi chiuso col mangiare per l’intera vita.
«D’accordo. Immagino che non sia questo che vuoi sentire, vero? Lasciami tornare alla faccenda vera e propria. L’agghinderò come si deve per i rapporti di laboratorio, ma ecco qual’è la situazione.
Wolfgang ristette un attimo, e un’altra ondata di nausea lo colse. Si era spinto fino al corridoio più esterno di Spindletop, dove la gravità effettiva era la più alta, e un quarto di gravità era quasi sufficiente a rimettere in sesto il suo stomaco; ma se permetteva al suo sguardo di volgere verso il basso, si trovava a fissare l’infinito là fuori, fermo su un mare di stelle che turbinava senza sosta sotto i suoi piedi. E quello era sufficiente a farlo vomitare di nuovo.
Guardò dritto davanti a sé, rifiutandosi con decisione di lasciare che i suoi occhi vagassero verso questo o quell’oblò. Gradualmente, il nodo vorticante nel suo stomaco si sciolse.
— Immagino che i gatti siano arrivati conciati ancora peggio — disse alla fine. — Sono tutti vivi, ma sarà un casino distinguere quanto dei loro guai è causato dal loro viaggio fin quassù, e quanto sia dovuto al deterioramento progressivo delle loro condizioni sperimentali. Abbiamo perso un paio di bradipi, non so ancora perché, ma pare possa trattarsi di un arresto cardiaco indotto da qualche farmaco. Cannon ci aveva avvertiti di questo prima della partenza, ma nessuno aveva qualche idea brillante sul modo d’impedirlo. Gli altri piccoli mammiferi mi sembrano tutti in ottima forma, e non abbiamo avuto nessun vero problema a trasferirli nei loro alloggi. Questo non vale per i kodiak, però. — Riuscì a sorridere alla telecamera. — È davvero una grande impresa. Grazie a Dio non abbiamo nessun esperimento con gli elefanti. Avresti dovuto esser qui per vedere che razza di lavoro abbiamo dovuto fare con il vecchio Jinx, quel mostro grande e grasso. Lo abbiamo trainato e sollevato per un po’, e abbiamo sentito che non si muoveva. Poi, quando alla fine siamo riusciti a farlo andare nella direzione giusta, abbiamo scoperto che non potevamo più fermarlo. Sono quasi finito appiattito contro una delle paratie. È un bene che, qui, la gente della stazione sia abituata a maneggiare grandi masse nello spazio, altrimenti non ce l’avrei mai fatta.
«Sarà meglio che dia un taglio alle tristi storie. Alla fine siamo riusciti a farlo arrivare a destinazione, vicino al mozzo di Workwheel. È un posto orribile, non c’è gravità degna di questo nome. Non so quanto sia bassa, ma certo è meno di un centesimo di G. Hans dice che fra un mese o due mi piacerà starci, ma adesso anche il solo pensarci mi fa star male. Ma devo dire una cosa della gente di quassù, sanno come costruire. Tutti i serbatoi e l’equipaggiamento di supporto che abbiamo chiesto erano pronti e già al posto stabilito, e tutto funzionava alla perfezione. Un paio di ore fa ho sottoposto Jinx al trattamento, e adesso lo sto facendo stabilizzare nel Modo Due dello schema d’ibernazione. Riceverai tutti i particolari registrati insieme alla trasmissione ufficiale, e anche le riprese video. Ma ho pensato che ti avrebbe interessato vedere qualcosa subito, perciò insieme a questo ti farò scorrere un videoclip. Ecco, vediamo cosa pensi di Jinx.
Wolfgang tirò un lungo, profondo respiro, e batté la sequenza di chiamata. Lo fece con lentezza e sofferenza, con la cautela fragile ed esagerata di un uomo molto vecchio. Le sue dita incespicarono parecchie volte, ma alla fine riuscì a battere lo schema giusto. Si lasciò andare sullo schienale e si massaggiò la pancia mentre una copia della videoregistrazione scorreva davanti a lui e nello stesso tempo veniva trasmessa alla Terra sotto forma di segnali.
Jinx veniva mostrato al centro dello schermo. L’orso sedeva ritto su un letto di morbidi trucioli, intento ad annusare incuriosito un enorme grumo di proteine di pesce sorretto davanti a sé dalle sue zampe. La sua lunga lingua nera uscì fuori e leccò sperimentalmente quella superficie scagliosa. I movimenti dell’orso erano un po’ sussultanti ma controllati e precisi. Wolfgang guardò con approvazione quando Jinx morse via, deciso, un grosso boccone dal grumo, lo masticò pensieroso, poi mise giù il resto del blocco di proteine fra i trucioli. Una volta che ebbe inghiottito il boccone, Jinx sbadigliò e si grattò con calma una chiazza glabra sul fianco sinistro. I sensori che erano stati impiantati in quel punto si trovavano vicini alla superficie della pelle, che era ancora un po’ irritata. Passò qualche istante, poi Jinx prelevò un’altra porzione di proteine di pesce e le sue mostruose fauci si misero a mordicchiarla con soddifazione.