I vincitori del Planetfest che costituivano il suo pubblico erano in forma assai migliore. Le offerte di bevande, droghe e stimolanti da parte dei sostenitori che li avevano festeggiati erano state numerose, ma i molti anni di preparazione per le prove avevano insegnato ai contendenti l’autocontrollo. E un tranquillo sonnellino fino a mezzogiorno, senza dover far piani per la prossima prova, era stato un ristoro oltre che un lusso. Si guardavano, mentre la guardia parlava, scambiandosi dei segreti sorrisi. Il capitano Gilby era in condizioni terribili. Dall’aspetto non doveva aver rifiutato nessuna offerta di beveraggi gratuiti. Non c’era alcun dubbio che stesse ancora soffrendo i postumi di una sbornia, e anche molto brutta, dopo una lunga notte di bagordi.
Il capitano Gilby mosse la testa da lato a lato con molta lentezza. Grugnì, sospirò, e si schiarì la gola. — Per l’inferno. Va bene, procediamo. È mio compito cercare di spiegarvi i Cinquanta Mondi. Ma posso dirvi già adesso che non c’è nessuna vera maniera di sapere a cosa assomiglino fino a quando non ci sarete stati voi stessi di persona. Prendetemi in parola, ho fatto dei viaggi fuori del pianeta, con altri gruppi di voi vincitori, per tutto il sistema di Cass. E tutti mi dicono, una volta che hanno visto la realtà, che le mie fotografie sono inutili. E io sono d’accordo. Ma i miei capi non vogliono ascoltare questi discorsi, e così è proprio questo che avrete. Fotografie. Vi danno soltanto una pallida idea, ma è tutto quello che avrete fino alla prossima settimana.
Tirò su col naso e si chinò cautamente in avanti, sollevando da terra una grande custodia piatta. — Diamo un’occhiata a qualche fotografia di Barcham, vicino a Cassay. Ecco un vero buco d’inferno per voi, se volete la mia opinione. Suppongo sia troppo sperare che qualcuno di voi ne sappia già qualcosa?
Wilmer si guardò intorno, poi, esitante, sollevò una mano. — Io.
Gilby lo fissò. — Ma davvero? Ti dispiace dirmi come, dal momento che questo genere di conoscenze non dovrebbe essere di dominio pubblico, giù su Peniecoste?
— Mio zio è stato uno dei vincitori del Planetfest, dodici anni or sono. L’anno scorso gli ho chiesto di parlarmi delle prove fuori del pianeta.
— Ancora prima di cominciare la prima selezione per il Planetfest! Piccolo bastardo presuntuoso che non sei altro… Allora, parlaci di Barcham.
— Dune di sabbia, proprio come mostrano le fotografie. Una vita vegetale primitiva, nessun animale, poca atmosfera. È caldo come l’inferno, salvo ai poli. Caldo come il piombo fuso. — Wilmer esitò, poi aggiunse: — Non la mia scelta per una prova. Se dovesse aver luogo là, questo significherebbe tute anticaldo per tutto il tempo.
— Adesso non cercar d’influenzare gli altri — l’interruppe Gilby con voce pacata. Mentre Wilmer parlava, era arrivato un vassoio di bevande calde, e il capitano le stava occhieggiando con desiderio. — Ma il resto che hai detto è giusto. Caldo abbastanza da farti evaporare le palle in due minuti, se la tua tuta dovesse guastarsi. E tu hai le palle. Barcham si trova soltanto a centoventi milioni di chilometri da Cassay. Diamo un’occhiata a un altro, un po’ più lontano. Questo è Gimperstand. Ne sai niente?
Gilby aveva sollevato due fotografie. Una mostrava la ripresa dallo spazio d’una sfera verde-bruno, l’altra una giungla lussureggiante di rampicanti incredibilmente aggrovigliati. Wilmer scosse la testa e nessun altro parve pronto a parlare.
— Ed è probabile che tu non ne voglia saper nulla. Ufficialmente si chiama Gimperstand, ma il nome ufficioso che abbiamo per definirlo è Puzzone. E se lo merita. C’è un’atmosfera. È un po’ rarefatta ma in teoria è respirabile. Io ci ho provato. Due sbuffate vi fanno scappar via e vomitare. È qualcosa che viene sprigionato da uno dei rampicanti, e fa sembrare gelsomino, al confronto, la merda dei nottilappanti. Un vero fetentorio. Una sola inalazione vi stende.
Mostrò le fotografie reggendole con delicatezza con il braccio teso, poi le lasciò ricadere nella custodia.
— Abbiamo molto di cui occuparci, ma non credo che lo faremo subito. Come primo punto, non credo che voi gente possiate assorbire troppe cose per volta. E come secondo punto voglio una di quelle bevande altrimenti finirò per appiattirmi proprio qui dove mi trovo. — Si avvicinò al vassoio e rivolse un sorriso sgradevole al suo pubblico. — Sono lieto che siate voi a sostenere le prove, e non io. Abbiamo dei mostri, là fuori nel sistema di Cass. A scuola avete imparato i nomi ufficiali dei pianeti, ma non è in quel modo che vengono chiamati da chi c’è stato. E i nomi che questi gli hanno dato sono molto più precisi. C’è Bedlam, e Boom-Boom, e Imshi, e Glug, e Firedance, e Fuzzball. E quando arriviamo al sistema esterno la situazione è anche peggiore. Dobbiamo dare un’occhiata a Goneagain, e a Jellyroll, e Whistlestop, e poi Whoosh, Pinto, Dimples, Camer e Crater. Non sono chiamati invano i Cinquanta Mondi, e ognuno di essi può essere una trappola mortale. — Prese su una fiaschetta, ne bevve un sorso con esitazione, e rivolse al suo pubblico un altro sorriso sadico. — Non pensate che le vostre preoccupazioni siano finite qui. Quando le prove fuori dal pianeta saranno finite, desidererete esser tornati a casa oggi insieme ai perdenti.
L’intero pomeriggio era stato dedicato alle conferenze informative da parte di Gilby e altri. Poi fu la volta degli incontri con la stampa e di quelli con i VIP dell’area d’origine di ciascun vincitore. Era ormai sera inoltrata quando infine ebbero tempo per se stessi o anche soltanto per mangiare. Peron aveva trovato un posto tranquillo in un angolo della sezione adibita a mensa e stava mangiando da solo. Ma fu più che contento quando Elissa arrivò con un vassoio e si sedette davanti a lui senza essere invitata.
— A meno che non ti stia nascondendo per una buona ragione, ho pensato di sedermi con te. Ho già parlato a Lum e a Kallen, adesso voglio presentare i miei rispetti anche a te.
— Ti stai facendo l’intera lista dei vincitori, in ordine?
Lei scoppiò a ridere. — Certo. Non lo fanno tutti? No, stavo soltanto scherzando. Tu m’interessi, così ho pensato che sarebbe stato simpatico cenare insieme, a meno che tu non ti stia davvero nascondendo.
— No. Sto riflettendo. Stavo giusto pensando come oggi tutti siano stati maledettamente scortesi. È cominciato questa mattina col capitano Gilby, e ho pensato che fosse dovuto ai postumi della sua sbronza. Ma la cosa è andata peggiorando. Noi siamo gentili con tutti, e la gente che incontriamo, per la maggior parte dei completi estranei, ci tratta come se fossimo spazzatura.
— Certo che lo fanno — replicò Elissa. — Sarà meglio abituarsi. Non intendono fare niente di male, Ma, vedi, noi siamo i vincitori del Planetfest, nomi in piena luce, e questo significa molto. Un mucchio di gente sente il bisogno di dire a se stessa che non siamo poi così grandi, che loro valgono tanto quanto noi. E un modo di cui dispongono per convincersi di questo, è denigrarci.
— Sono certo che hai ragione. — Peron guardò Elissa con rispetto. — Ma io non l’avrei pensata così. Sai, ti parrà stupido, ma non riesco ancora a credere di essere arrivato più in alto di te con il punteggio. Hai fatto meglio di me in tutto. E credo che tu pensi meglio. Voglio dire, sei più percettiva. Voglio dire, tu sai…
— Se ti stai preparando a chiedermi di accompagnarti a fare una passeggiata — disse Elissa, — ci sono modi più diretti per farlo. — Si sporse in avanti e appoggiò la mano su! braccio di Peron. — Non devi fare altro che dirlo. Sei l’esatto opposto di Sy. Lui pensa che chiunque altro sia una specie di scimmia addestrata. Ma tu sottovaluti sempre te stesso. È raro per un vincitore del Planetfest. La maggior parte della gente è come me, intraprendente e aggressiva. E in quanto a Lum…