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Kallen scrollò le spalle.

— Non riusciamo a immaginare nessun motivo — disse Lum. — Ma lasciate che vi racconti il resto. Quando Kallen ha fatto le prove preliminari del suo primo Planetfest, c’era un contendente chiamato Sorrel. Non era mai arrivato primo in nessuna prova, ma era sempre abbastanza alto in classifica da superare la linea di demarcazione per il turno successivo. Era un pacioccone, molto benvoluto, e pareva andare molto d’accordo con le guardie, ma non ha mai ricevuto nessuna pubblicità dai media del governo. Tre altre cose: non sembrava mai aver bisogno di dormire molto; aveva la tendenza a conoscere frammenti d’informazioni che altri non avevano, perché un suo cugino era stato finalista in un precedente ’Fest. Ed era completamente calvo. Questo vi fa pensare a qualcuno che conosciamo?

— Wilmer — esclamarono Elissa e Peron all’unìsono.

— Ma non può essere — proseguì Elissa. — Non avrebbe potuto competere due volte. Non gli sarebbe stato permesso, a meno che non fosse anche lui un capriccio del caso, come Kallen… oh, non guardarmi così, sai cosa intendo dire, dovrebbe essere nato proprio nel momento giusto, esattamente dove i due fusi orari s’incontrano.

— Non ha concorso… due volte — disse Kallen con voce sommessa.

— Sorrel e Wilmer non si assomigliano affatto — aggiunse Lum. — Kallen è assolutamente certo che sono due persone del tutto diverse. Wilmer non ha partecipato due volte.

— O anche a una sola? — fece Peron, soprappensiero. — Abbiamo viaggiato insieme dopo la Prova Polare. E non sono riuscito a tirargli fuori una sola parola sul modo in cui ha affrontato la traversata del ghiacciaio e dei crepacci. Si è limitato a rispondermi con poche sillabe. In quel momento ho pensato che fosse troppo fresco per riuscire a farmi credere che avesse passato quattordici ore in condizioni di massima tensione.

— Sono d’accordo — dichiarò Lum. — Dopo che ho sentito quello che Kallen aveva da dire, ho avuto l’identica sensazione. Wilmer non è un vero contendente, è un infiltrato. Credo che non abbia preso parte a nessuna delle prove, nessuno l’ha visto durante le prove, ma soltanto prima e dopo. La domanda adesso è: perché inserire un osservatore esterno in mezzo ai contendenti? È uno completamente calvo, se è per questo, cosa questa che lo rende facile da ricordare.

— Mio padre me l’aveva detto prima che m’iscrivessi — disse Peron. — C’è di più nel Planetfest di quanto il governo voglia dire. Lui odia il governo di Pentecoste e non voleva che partecipassi a queste prove. Dice che durante gli ultimi centocinquant’anni siamo vissuti nell’immobilità, senza nessun vero progresso, sin da quando è cominciato il Planetfest. Ma io non gli ho dato molto ascolto. Lui vive per la politica clandestina, ed è da quando ho dieci anni che mi aspetto che lo arrestino da un momento all’altro. Adesso tu sembri d’accordo con lui, nel Test ci sono cose di cui non ci hanno mai parlato.

— Ma questo non risponde alla domanda di Lum — intervenne Elissa. Stava tracciando dei disegni con le gocce d’acqua sulla superficie del tavolo, ma di tanto in tanto i suoi occhi eseguivano una rapida ricognizione della stanza per vedere se non c’era qualcuno che li stesse osservando.

— Non ancora — ammise Peron. — Ma dammi un minuto, e lasciate che vi descriva come la vedrebbe mio padre. Wilmer, per cominciare. Supponiamo che sia un infiltrato del governo. Allora ci sta osservando per una ragione ben precisa. Mio padre direbbe che non c’è nessun motivo per la sua presenza se non ha effetto sui risultati delle prove del Planetfest. Perciò questo suggerisce che i risultati vengono manipolati, in modo che siano le persone giuste a vincere. Ma non riesco a crederci. Troppe persone sono coinvolte nelle valutazioni e nei giudizi. Perciò deve trattarsi di qualcosa di più sottile. Qualcuno vuol sapere come si comportano i vincitori quando devono affrontare certe situazioni. E questo è compatibile con l’altra osservazione di Kallen: qualcosa che non c’è stato ancora detto accade ai vincitori del Planetfest. Forse non a tutti, ma almeno a qualcuno.

Gli altri tre rimasero silenziosi per un lungo momento. Stavano guardando Peron con ansia. Alla fine si rese conto che stavano soltanto aspettando che lui parlasse. Rimase anche lui silenzioso fino a quando, infine, Lum lanciò un’occhiata al proprio orologio.

— Altri cinque minuti, poi dovremo andare. — La sua voce era rispettosa. — Prosegui, Maestro, vai avanti e raccontaci il resto. Sono certo che finora hai ragione. Comincio a sentire di aver sempre meno diritto al numero uno in classifica.

Peron guardò con attenzione ognuno degli altri. Elissa teneva gli occhi rivolti verso il basso, fissando pensierosa il tavolo. Kallen e Lum erano entrambi visibilmente eccitati.

— Tanto per cominciare — riprese Peron, — se noi sappiamo che c’è un infiltrato del governo nel gruppo, potrebbero essercene altri, perciò non diciamo niente a nessuno, a meno che non siamo assolutamente sicuri dell’altro contendente. Ciò significa, gente che conoscevamo da prima, o gente con la quale abbiamo lavorato durante le prove e che non possono essere dei concorrenti fasulli. Che ne dite di Sy?

Kallen scosse la testa. — È un concorrente genuino — bisbigliò. — E anche sorprendente. Ho passato un po’ di tempo con lui durante alcune delle prove. È assai più intelligente e pieno di risorse di chiunque altro di noi, ma a causa di quel braccio rinsecchito vede il mondo attraverso uno specchio distorcente. Dovremmo dirglielo, anche se questo confermerà tutti i suoi peggiori sospetti sulla gente.

Era il discorso più lungo che Kallen avesse mai fatto al gruppo. Parve rendersene conto e sorrise a Elissa con fare imbarazzato.

— D’accordo. Sy è dei nostri — disse Lum. — E chi altro, Peron?

Era sconcertante venir trattato come un’autorità. Peron si succhiò un’unghia e rifletté intensamente.

— Non dobbiamo far niente — disse infine, — salvo tenere gli occhi aperti e la bocca chiusa. Vedi, è ovvio da quello che Kallen ti ha detto che ad un certo punto apprenderemo i misteri delle prove fuori del pianeta. I vincitori precedenti devono esserne stati informati. Così lo diranno anche a noi, e scopriremo cosa succede ai vincitori una volta che la competizione fuori del pianeta si sarà conclusa. Non c’è nessun indizio che possa succederci qualcosa di brutto, soltanto che succede qualcosa che il governo non vuole far sapere al pubblico. Tendo a esser d’accordo con mio padre che questa in sé è già una brutta cosa. Ma fino a quando non sapremo di cosa si tratta, non possiamo essere in disaccordo con essa. Così, è semplice: per il momento cercheremo di definire quanti sono quelli del nostro gruppo di venticinque di cui possiamo veramente fidarci. E d’ora in avanti metteremo in discussione qualunque cosa ci dicano.

— Pensi che dovremmo discutere di questo con altri? — Lum si alzò in piedi. — Da parte mia, preferirei di gran lunga non dirlo a nessun altro.

— Ci servono tutti gli occhi e gli orecchi che possiamo trovare — dichiarò Peron. — Faremo attenzione.

Si mossero tutti insieme verso l’uscita, senza pronunciar nessun’altra parola fino a quando non si trovarono fuori dalla mensa diretti verso il quartier generale delle comunicazioni di Planetfest.

Lum e Kallen erano andati avanti, lasciando che Peron ed Elissa camminassero fianco a fianco nella fredda aria autunnale. Piccola Luna era già sorta e lontano, vicino all’orizzonte, il fuoco rosso di Cassby proiettava lunghe ombre ocra attraverso la luce sempre più scura del crepuscolo.

Elissa si arrestò e sollevò gli occhi al cielo: era limpido, e le stelle stavano lentamente comparendo in mezzo all’imbrunire.

— Fra pochi giorni saremo lassù — osservò Peron. La prese sottobraccio. — Vedremo i Cinquanta Mondi e forse anche la Nave. L’ho saputo da quando avevo quattro anni.