— Tu sai che a questo non posso rispondere. Ma abbiamo visionato dei video su di loro dopo che hanno vinto i giochi. Come avrebbe potuto accadere, se fossero stati convertiti in macchine?
— Ti riferirò quello che dice Tolider, e questa a quanto pare è una voce comune in tutto il settore spaziale. È come una vecchia leggenda, che risale all’epoca in cui gli Immortali si misero per la prima volta in contatto con noi. Sappiamo che le registrazioni dei computer a bordo della Nave sono state distrutte, ma non c’è nessun vero dubbio sul fatto che La Nave stessa abbia lasciato Sol più di ventimila anni or sono e abbia viaggiato nello spazio fino a cinquemila anni fa, quando trovò Pentecoste.
— Nessuno lo metterà in discussione, salvo forse la tua vecchia zia la quale pensa che noi ci troviamo su Pentecoste da sempre. Ce l’hanno insegnato perfino a scuola.
— Ma le antiche registrazioni dicono che tutto sulla Terra venne spazzato via, e che tutti morirono nelle Grandi Guerre. Supponi che questo non sia vero, o che sia vero soltanto in parte ma esagerato. Supponi che fossero sopravvissuti abbastanza individui per ricominciare tutto da capo, dice Tolider, e supponi che siano riusciti a superare le devastazioni delle bombe e del Lungo Inverno. Non avrebbero dovuto cominciare da zero come abbiamo dovuto far noi su Pentecoste. Sarebbero stati in grado di ripopolare il mondo in fretta, noi abbiamo impiegato cinquemila anni ad accrescere il nostro numero, da quanti eravamo sulla Nave fino a un miliardo e più. La Terra avrebbe avuto almeno quindicimila anni per sviluppare la propria tecnologia, al di là di qualunque cosa possiamo immaginare, mentre noi vagavamo a bordo della Nave alla ricerca di una casa. Avrebbero delle macchine superiori ai nostri computer di centinaia di generazioni. Forse potrebbero aver raggiunto il punto in cui lo spartiacque fra l’organico e l’inorganico diventa confuso. Sappiamo di certo che hanno dei computer migliori dei nostri, ti sei reso conto che gli Immortali, non Pentecoste, controllano i viaggi spaziali attraverso il sistema di Cass, perché il loro sistema computerizzato per il rilevamento dei voli è enormemente migliore del nostro. Me l’ha detto Sy, che l’ha appreso da Gilby. Comunque, è quello che Tolider crede: gli Immortali sono computer intelligenti, forse con componenti biologici, mandati fin qui dalla Terra. Tu sei lo scaltro, perciò trovami la falla in questa logica.
Continuarono a volare in silenzio mentre Peron ci rifletteva su.
— Non ho bisogno di trovare una falla nella logica — disse Peron alla fine. — La storia di Tolider non inciampa sul terreno della logica, ma su quello del buon senso. La gente fa le cose per delle ragioni. Se la Terra si è ripresa ed è tornata nello spazio, potrebbero aver mandato delle navi a cercarci, certo, e a cercare le altre navi che si dice siano partite allo stesso tempo della nostra. Supponi che sia vero e che alla fine ci trovino. Allora verrebbero a dirci che ci hanno scoperto. Perché mai dovrebbero volere non dircelo? Tolider ripete vecchie storie. Non c’è niente di sbagliato in questo, ma non ci si aspetta che le leggende abbiano un senso. Lascia che ti faccia una domanda la cui risposta non dipende dai miti. C’è da supporre che noi riceviamo informazioni scientifiche dagli Immortali, e che essi ogni vent’anni seminino fra noi una nuova infornata di idee, insieme a qualche materiale raro che scarseggia nel sistema di Cass. Giusto?
— Credo che sia proprio così. Tolider dice di essere stato effettivamente coinvolto nel trasferimento dei materiali. Dice anche che il governo giù su Pentecoste è ossessionato dal controllo della popolazione e dal mantenimento dello status quo, e che utilizzano le nuove tecnologie per rimanere al potere. È per questo che abbiamo avuto un unico regime stabile sin da quando gli Immortali si sono messi in contatto con noi, ed è uno dei motivi per i quali lui preferisce rimaner fuori nello spazio dove c’è maggiore libertà.
— Dovrebbe proprio incontrare mio padre, sono anni che ripete che il governo è gestito da un branco di tiranni repressivi. Ma non capisci il problema? Gli Immortali ci danno delle cose, ed è un trasferimento a senso unico. Nessuno, neppure una macchina, può sopportare un commercio a senso unico per quattrocentocinquant’anni. Se tutto quello che volevano fare era darci informazioni, potevano farlo usando segnali radio. Ma invece sono venuti fin qui. Perciò ecco la mia domanda: cosa ricevono in cambio gli Immortali dalle loro visite su Pentecoste?
— Qualcuno di noi, se vuoi credere a Tolider. Tu ed io, ecco quello che il governo dà in cambio per ottenere nuove informazioni.
— Questo è ancora meno sensato, se vogliamo credere a Tolider. Noi vincitori siamo un gruppo dotato di talenti, ma non siamo poi così speciali. Se la Terra è stata ripopolata al punto da poter esplorare di nuovo le stelle, allora ne avranno a migliaia come noi.
— Tolider mi ha detto che noi siamo un gruppo insolito. Le voci dicono che è la prima volta dopo molti giochi che tutti i cinque finalisti del Planetfest sono dei «piantagrane». Non ha voluto definire meglio il termine.
— Io credo di poterlo fare. Non siamo disposti ad accettare le risposte senza prima aver cercato le informazioni per conto nostro. È uno dei motivi per cui mi sento così a mio agio con il resto di voi.
— Lo accetto. Ma allora lascia che ti faccia notare un’altra cosa. Potrai spiegarmi cosa vuol dire. I gruppi di contendenti per le visite sulla superficie di Glug, Bedlam, Crater e Camel e gli altri pianeti sono tutti un miscuglio casuale dei venticinque vincitori. Ma guarda chi si trova qui su Whirlygig: Sy, io, tu, Kallen e Lum, i primi cinque, tutti «piantagrane», più Rosanne e Wilmer. Penso che Rosanne possa venir classificata anche lei come una selvaggia, troppo difficile da controllare, ti si drizzerebbero i capelli se ti riferissi alcune delle cose che ha fatto. E tutti c’interroghiamo su Wilmer. Siamo stati scelti apposta per questo viaggio, e mi preoccupa quello che potrebbe accadere qui.
Peron accostò ancora di più la sua tuta, in modo da poter vedere la sua faccia. Si rese conto che lei era davvero preoccupata, non stava soltanto scherzando. Allungò una mano per afferrare il guanto della sua tuta. — Rilassati, Elissa. Sei quasi peggio di Tolider in quanto a ragionamenti azzardati. Non ci avrebbero fatto fare tutta questa strada per liquidarci qui su Whirlygig. Se rappresentassimo un fastidio così grosso, avrebbero potuto sbatterci fuori durante la competizione su Pentecoste, e nessuno avrebbe mai sospettato niente. — Scoppiò a ridere. — Non preoccuparti. Adesso che siamo atterrati, siamo al sicuro, qui su Whirlygig.
Avevano fatto dei buoni progressi. Ben presto il polo Nord sarebbe comparso alla loro vista. E in meno di un’ora Peron avrebbe conosciuto la falsità delle sue ultime parole.
La cupola era un emisfero di polimero robusto e flessibile, con un diametro di circa venti metri. Era situato esattamente sull’asse di rotazione del pianeta. Quell’asse era inclinato moltissimo rispetto al piano dell’orbita di Whirlygig, cosicché in quel periodo dell’anno il sole dorato di Cassay era permanentemente invisibile, sospeso giù sopra l’altro polo. Soltanto la compagna più debole, Cassby, proiettava il suo bagliore rossastro sul paesaggio fornendo un’illuminazione adeguata ma poco calore. Non c’erano sostanze volatili libere su Whirlygig, ma la temperatura di superficie di mezzo-inverno al polo nord era comunque abbastanza bassa da solidificare la maggior parte dei gas.
Peron ed Elissa erano talmente immersi nella loro conversazione da scordarsi di sviluppare la velocità più efficace, partendo dall’equatore, e arrivarono per ultimi. Gli altri erano già atterrati, raggruppati intorno alla cupola. Sy, Lum e Rosanne stavano ispezionando il portello d’ingresso, senza toccarne nessun punto. Kallen e Wilmer si trovavano sul lato opposto della cupola, intenti a guardare qualcosa sulla parete.