Выбрать главу

Questa volta non ci fu neanche un minimo istante di pausa.

— Spostamento di frequenza — disse immediatamente Sy. — Vediamo. Duemila ad uno. Perciò le lunghezze d’onda che i tuoi occhi potevano vedere dovevano essere duemila volte più lunghe. Invece della luce gialla di λ mezzo micrometro, vedevi il giallo su una lunghezza d’onda di un millimetro. Questo, dove ci porta?

Vi fu silenzio.

— Il Big Bang — bisbigliò Kallen.

— La radiazione cosmica di fondo a tre gradi assoluti — disse Rosanne. — Dio mio, Peron, tu hai visto la radiazione rimasta dall’inizio dell’universo, sì, l’hai proprio vista direttamente con i tuoi occhi.

— Ed è uniforme e isotropica — aggiunse Lum. — È per questo che appariva come una foschia uniforme. A quella lunghezza d’onda non si ricevono segnali forti dalle stelle o dalle nebulose, soltanto un campo continuo.

Peron guardò Elissa. — Non dire niente. Mi diresti che anche questo è ovvio. Sì, immagino che lo sia. Ma era assai più disorientante, quando non avevo nessuna idea che avevo in realtà a che fare con una differenza nelle velocità del tempo. Non riuscivo a immaginare dove potessi trovarmi perché l’universo mi apparisse in quel modo. Ecco: cimentatevi con qualcos’altro. Questa volta credo di sapere quello che succede, ma mi serve aiuto, in special modo da parte di Sy e di Kallen. Siete voi i nostri specialisti di computer.

Li ricondusse lungo gli stretti corridoi fino alla camera dove i robot aspettavano pazienti in file silenziose. Gli altri osservarono guardinghi tre delle piccole macchine che si animavano e scivolavano davanti a loro imboccando il corridoio.

— Non preoccupatevi — li rassicurò Peron. — Non si muovono abbastanza veloci per essere pericolosi. Facciamo sempre in tempo a toglierci di mezzo, e possiamo perfino spostarli, quand’è necessario. Sono l’equipaggio addetto alla manutenzione della nave. Tutte le funzioni normali sono automatiche e sotto controllo computerizzato. Una sola persona può dirigere tutto, e perfino essa può rivelarsi inutile, salvo i casi di emergenza. Quando mi sono trovato per la prima volta nell’S-Spazio pensavo di stare impazzendo. E queste macchine ne costituivano per buona parte il motivo. Le persone a bordo della nave potevano far accadere le cose come per magia. Chiedevano che qualcosa venisse fatto, oppure chiedevano di venir portati da qualche parte, e questo veniva compiuto all’istante. — Peron fece schioccare le dita. — Così. Ho cercato di fare la stessa cosa, ma non funziona per me. Quando ho raggiunto questa camera e ho visto i robot, ho capito finalmente quello che succedeva. Le macchine reagivano ai comandi impartiti dagli esseri umani nell’S-Spazio. Il computer della nave dev’essere programmato per ricevere attraverso i terminali le voci codificate. Quando viene impartito un ordine da parte di qualcuno la cui voce viene riconosciuta e accettata dal sistema, il computer mette in moto i robot per eseguire le istruzioni. I robot non si muovono troppo velocemente, ma non devono farlo. Sono abbastanza veloci da essere invisibili nell’S-Spazio. Anche se i robot impiegano dieci minuti a portarti una bevanda, o per trasportarti da una parte all’altra della nave, non te ne accorgi. Per come la percepisci tu, è soltanto una frazione di secondo.

Gli altri si erano avvicinati un po’ di più alla fila dei robot e li stavano ispezionando con curiosità.

— Sembrano tutti fabbricati in serie — commentò Sy. — Non avevo mai visto questo modello prima d’oggi, ma sono controllati dal computer. Dovremmo essere in grado di capire la procedura delle loro istruzioni.

— Ma perché? — chiese Rosanne. — Una volta che l’avremo capita, ammesso che ci riusciamo, come dovremmo utilizzarla?

— Vogliamo penetrare il codice — disse Peron. — Cambiarlo. Trasformarlo, in modo che anche le nostre voci possano impartire comandi accettabili. E forse fare in modo che il sistema non risponda alla voce del capitano Rinker e degli altri nell’S-Spazio.

— Ma a cosa servirà tutto questo? — chiese Elissa. Pareva perplessa.

Lum la guardò sogghignando. — Non è ovvio? — Si rivolse a Peron. — Ho capito giusto, vero? Rinker ha ragione, Peron, sei un piantagrane. Hai intenzione d’impadronirti di questa nave. Poi potremo andare a far visita al Quartier Generale degli Immortali, dovunque si trovi, e imporre i nostri termini.

CAPITOLO VENTUNESIMO

Olivia Ferranti sbatté le palpebre. La trama dell’illuminazione le parve un po’ diversa, non proprio come la ricordava prima di accedere l’ultima volta nell’S-Spazio; e il suo corpo era leggero, tendeva a galleggiar via, come se avesse abbandonato parte di se stessa sul pavimento imbottito del contenitore.

Rabbrividì e lentamente si rizzò a sedere, sfregandosi gli avambracci intirizziti; poi, d’un tratto, con un sussulto si svegliò del tutto. La stavano osservando. Cinque facce la stavano scrutando guardinghe attraverso il coperchio trasparente del serbatoio dell’animazione sospesa. Si tirò in avanti fino al portello della bara e l’aprì. Peron era là in piedi e la stava osservando, nervoso.

— Avete letto il nostro messaggio? — chiese.

— Certo. Ci stavate osservando, non è vero?

Peron annuì. — Vi abbiamo detto di mandare qualcuno subito. Mi pare che abbiate impiegato un’infinità di tempo.

Olivia Ferranti respirava a fondo, adattandosi al sapore familiare ma sorprendente dell’aria nei suoi polmoni. Scrollò le spalle, più per saggiare i muscoli che per trasmettere un messaggio corporeo.

— Quattro giorni, quattro giorni qui. Ma abbiamo parlato soltanto per pochi minuti nell’S-Spazio. Io la chiamo una reazione veloce. — Guardò Peron e gli altri intorno a sé. — Rilassatevi. Sono stata mandata qua soltanto per parlare. Cosa pensate che abbia intenzione di fare? Stendervi tutti e legarvi? Chiunque di voi potrebbe battermi in combattimento. Siete i vincitori del Planetfest, non lo ricordate?

— Sì, lo ricordiamo — rispose Peron. — Vogliamo esser sicuri che te ne ricordi anche tu. Tu e gli altri. Perché sei venuta tu, e non Rinker?

— Ha fatto la transizione molto di recente, soltanto un paio d’ore fa, quando i sistemi automatici funzionavano male. Le transizioni troppo ravvicinate fanno dei brutti effetti. In realtà, le transizioni frequenti accorciano la vita soggettiva presunta. E inoltre, Rinker non si fida di voi.

Si leccò le labbra, poi proseguì. — Immagino che Rinker pensi che io sia più sacrificabile. Ascoltate, so che avete fretta di parlare, ma vorrei bere un po’ d’acqua.

Peron lanciò una breve occhiata agli altri, poi li guidò di nuovo lungo il serpeggiante corridoio, conducendoli un’altra volta fino alla camera centrale della nave, adibita alla produzione del cibo.

— In realtà, Rinker voleva che nessuno vi parlasse — continuò la Ferranti mentre procedevano lungo il corridoio. — Ma ha ammesso che non c’era scelta. «Saranno come una banda di scimmie selvagge» ha detto. «Si metteranno a giocherellare con la mia nave! Non sanno niente su come funziona, mio Dio, non c’è modo di sapere quello che potrebbero fare alla nave e a noi!».

Guardò intorno a sé i giovani volti attenti che sorvegliavano da vicino ogni suo movimento. — Devo dire che non posso fare a meno di essere d’accordo con lui. Al momento, vi state dando un sacco di arie, con l’impressione di avere tutto sotto controllo. Ma potreste distruggere questa nave per puro caso. Fa paura. Siete bravi, intelligenti, ma ci sono troppe cose che semplicemente non sapete.

— Allora perché non dircene qualcuna? — chiese Sy, in tono burbero. — Scoprirai che impariamo in fretta.