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«Però, all’epoca in cui partì, avevamo cambiato le nostre idee sull’utilità pratica di studiare gli Oggetti Kermel. Decidemmo che si trattava di qualcosa d’importanza cruciale per il futuro della razza umana. Abbiamo continuato il suo lavoro, ma senza buona parte del suo data-base. Guarda questo.

Judith Niles proiettò un’altra scena. — Ti sembra familiare?

Sy la studiò per un secondo o due, poi scrollò le spalle. — È l’immagine d’una galassia a spirale, vista dall’alto, guardando giù verso il disco. Non so proprio quale sia.

— Giusto. Non c’è nessun modo per riconoscerla, ma è questa Galassia, vista dall’esterno. Questo segnale è stato registrato da Otto Kermel, proveniente da uno degli Oggetti situato in alto, sopra il piano galattico. Questa immagine è arrivata come parte del segnale, insieme ad esso. — A un ordine battuto sulla tastiera, un’altra immagine comparve accanto alla precedente sullo schermo diviso in due, fianco a fianco con la prima. Era la stessa galassia, ma adesso l’intrinseca struttura stellare veniva mostrata in colori diversi. — Continua a guardare con attenzione. Sto per zoomare.

I campi stellari presero ad allargarsi in maniera costante a mano a mano che il campo visivo si avvicinava per mettere a fuoco uno dei bracci a spirale. Ben presto fu possibile distinguere sullo schermo le singole stelle.

Judith Niles fermò la zoomata. — Una volta che sei in grado di vedere le singole stelle, puoi apprezzarne l’evoluzione nel tempo. Le stelle nell’immagine di destra sono state codificate con i colori a seconda del tipo spettrale. E guardando le stelle nel nostro circondario è stato facile per noi leggere i codici di colore. Per esempio, Sol è una stella G-2V, e i tipi G compaiono qui in verde pallido. Le giganti rosse appaiono col magenta, quelle di tipo O, supergiganti, sono violacee, le nane rosse, giallo-arancio. C’era un altro importante frammento d’informazione nell’immagine. Osservando la distribuzione delle stelle in qualcuno dei principali ammassi stellari, siamo stati in grado di determinare la data. Tutte le prove coincidevano fra loro, e ci hanno detto che l’immagine rappresentava la situazione di settemila anni terrestri or sono. Quando Otto Kermel ricevette un altro segnale dello stesso tipo, pensò che fosse soltanto una copia, ma non lo era. Eccolo qua.

Judith fece comparire un’altra immagine sullo schermo, sovrapponendola alla prima. — Tanto per cominciare, la distribuzione stellare indica una data diversa. Questa immagine mostra il nostro braccio della Galassia come sarà fra circa quarantamila anni terrestri. Dacci una buona occhiata, è la fotografia più importante di tutta la storia umana.

Sy fissò lo schermo in silenzio per un paio di minuti. — Puoi mostrare il codice di colore per il tipo spettrale? — disse alla fine.

Senza parlare, Judith Niles fece balenare un codice colorato sulla testata dello schermo. Sy rimase di nuovo silenzioso per un periodo perfino più lungo.

— Dov’è Sol? — chiese, infine.

Judith Niles esibì un sinistro sorriso, e mosse il cursore sullo schermo per indicare una stella nel campo visivo. — Quello è Sol, quarantamila anni nel futuro. Adeso capisci perché ci troviamo qui a Gulf City.

— Una nana rossa. Tipo spettrale sbagliato. Tutto quel braccio della spirale è pieno di nane rosse, sono in percentuale troppo alta. — Sy rivolse di nuovo la sua attenzione alla prima immagine. — È impossibile. Non era così settemila anni fa, stando all’immagine. E non c’è nessun modo perché i tipi stellari possano cambiare tanto radicalmente e in un tempo così breve. Dovete aver interpretato male i dati.

— È quello che abbiamo pensato, sulle prime. Poi abbiamo cominciato a confrontare i cataloghi stellari più recenti con quelli realizzati durante i primi tempi dell’astronomia stellare. Non ci sono errori. Le stelle della sequenza principale accentrate su questa regione del braccio a spirale — spostò il cursore su un punto tremila anni-luce più vicino al centro galattico, — si sono trasformate. Quelle che appartenevano alle classi spettrali G e K stanno diventando di classe M.

— Impossibile! — Sy scosse vigorosamente la testa. — A meno che tutta l’astrofisica che abbiamo imparato su Pentecoste non sia stata un mucchio di sciocchezze. Ci vogliono come minimo centinaia di milioni di anni per spostarsi da una classe spettrale ad un’altra, a meno che non ci sia un cambiamento catastrofico come una nova.

— Tu conosci la nostra stessa astrofisica. E noi possiamo pensare ad un solo meccanismo che possa attuare il cambiamento. Le stelle di classe G e di classe K hanno temperature di superficie che vanno all’incirca dai quattromila ai seimila gradi. Quelle di classe M molto probabilmente vanno dai duemila ai tremila. Questi cambiamenti de! tipo stellare potrebbero ottenersi se in qualche modo si potesse attenuare artificialmente la reazione di fusione nucleare all’interno della stella. Diminuisci la produzione di energia interna, e diminuiresti la temperatura complessiva.

Sy pareva frustrato. — Forse, ma puoi suggerire un qualunque processo in grado di far questo? Io non ne conosco nessuno.

— Neppure noi. Nessun processo naturale. Questo continua a ricondurci a una spiacevole conclusione. Le informazioni che abbiamo ricevuto dagli Oggetti Kermel sono vere, abbiamo compiuto altri controlli sui cambiamenti dei tipi stellari. E non esiste nessun mezzo naturale perché questi cambiamenti possano accadere. Allora: o sono gli Oggetti Kermel a indurre i cambiamenti, oppure qualche altra entità che abita nel nostro braccio a spirale della Galassia preferisce stelle con temperatura e luminosità più basse.

— Vuoi dire che qualcosa o qualcuno sta inducendo reazioni di fusione ridotte in tutto il braccio a spirale, in modo intenzionale?

— Voglio dire proprio questo. — La fronte di Judith Niles si riempì di rughe, e d’un tratto parve più vecchia d’una dozzina di anni. — È una conclusione che fa paura, ma è la sola. Non credo che siano gli Oggetti Kermel a far questo, anche se sembrano sapere parecchio in proposito. Abbiamo delle prove che suggeriscono che essi capiscono l’intero processo, e senza alcun dubbio sono in grado di prevedere la velocità del cambiamento nel braccio a spirale. Ma credo che l’azione non abbia origine da loro. Quello che vediamo è opera di un’altra specie, una molto più simile a noi, una specie alla quale non serve lo spazio profondo preferito dai garzaioli o dagli Oggetti Kermel. Queste altre creature vogliono vivere vicino a una stella. Una stella rossa a bassa luminosità. — Svuotò la proiezione, si appoggiò allo schienale e chiuse gli occhi. — Moltissimo tempo fa gli umani parlavano di terraformare Marte e Venere, ma non l’hanno mai fatto. Erano troppo impegnati a farsi saltare reciprocamente in aria, immagino, per riuscire a trovare il tempo di occuparsene. Adesso, forse, abbiamo trovato qualcuno più razionale e ambizioso di quanto eravamo noi. Quella che vediamo è stellaformazione. E se continuerà, e non riusciremo a capirla e a scoprire un modo per fermarla, fra altri centomila anni tutto questo braccio a spirale non avrà più stelle di tipo G. E quella sarà al fine delle colonie planetarie umane. Giù il sipario.

Judith Niles fece una pausa. Spense tutte le proiezioni.

— E noi pensiamo che gli Oggetti Kermel abbiano la chiave — continuò poi con voce sommessa. — Adesso capisci perché viviamo qui fuori, in mezzo al nulla, e perché l’S-Spazio e il T-stato sono così importanti? Nello spazio normale, centomila anni sembrano un’eternità. Ma io mi aspetto di vivere ancora mille secoli della Terra a partire da adesso.