La mattina dopo mi svegliai presto, perché il mio orologio interiore era confuso dal passaggio tra i fusi orari, e andai a fare una passeggiata nel deserto. Jack si era alzato, quando rientrai. Sedeva sul bordo del torrente asciutto, e intagliava un pezzo di legno nodoso e lucido. Quando mi avvicinai, proruppe: «Leo, hai scoperto qualcosa sulla…»
«No.»
«…conversione dell’energia.»
Scossi il capo. «Ho tentato, Jack. Ma non c’è modo di sapere da Vornan niente che lui non voglia dirti. E non fornisce dati concreti su nulla. È diabolico, quando si tratta di non rispondere alle domande.»
«Sono atterrito, Leo. La possibilità che qualcosa ideata da me possa sconvolgere la società…»
«Lascia perdere, ti prego. Hai varcato una frontiera, Jack. Pubblica il tuo lavoro e accetta il tuo Premio Nobel, e al diavolo tutti i possibili abusi perpetrati dai posteri. Tu hai fatto della ricerca pura. Perché crocifiggere te stesso al pensiero delle possibili applicazioni?»
«Gli uomini che idearono la bomba atomica dovevano essersi detti le stesse cose,» mormorò Jack.
«Hanno sganciato qualche bomba, ultimamente? E intanto, la tua casa funziona grazie ad un reattore nucleare. Forse staresti ancora accendendo il fuoco con la legna, se quelli non avessero scoperto la fissione dell’atomo.»
«Ma le loro anime… le loro anime…»
Persi la pazienza. «Noi le veneriamo, le loro dannate anime! Erano scienziati; fecero del loro meglio, e conclusero qualcosa. E cambiarono il mondo, sicuro, ma dovevano farlo. C’era una guerra in corso, allora, lo sai vero? La civiltà era minacciata. Loro inventarono qualcosa che causò conseguenze terribili, già, ma fece anche un gran bene. Tu non hai neppure inventato niente. E adesso te ne stai qui ad autocommiserarti perché pensi di avere tradito il genere umano! Non hai fatto altro che usare la tua intelligenza, Jack, e se questo secondo la tua filosofia significa tradire l’umanità, allora faresti meglio a…»
«D’accordo, Leo,» disse Jack, sottovoce. «Mi riconosco colpevole di autocommiserazione e di aspirazione al martirio. Condannami a morte e cambiamo argomento. Qual è la tua meditata opinione su questo Vornan? È autentico? È fasullo? Tu l’hai visto da vicino.»
«Non so.»
«Buon vecchio Leo,» disse lui, rabbiosamente. «Sempre incisivo! Sempre pronto a dare una risposta incrollabile!»
«Non è tanto semplice, Jack. Hai visto Vornan sui teleschermi?»
«Sì.»
«E allora saprai che è complesso. Un bastardo furbissimo, il più furbo che abbia mai visto.»
«Ma non hai nessuna sensazione intuitiva, Leo, qualche risposta immediata, un sì o un no, vero o falso?»
«Ce l’ho,» dissi io.
«E la tieni segreta?»
M’inumidii le labbra e presi a calci il terreno sabbioso. «Secondo il mio intuito, Vornan-19 è veramente quel che dice di essere.»
«Un uomo del 2999?»
«Un viaggiatore venuto dal futuro,» dissi.
Alle mie spalle, Shirley rise in un acuto crescendo. «È meraviglioso, Leo! Hai finalmente imparato ad abbracciare l’irrazionalità!»
Era giunta dietro di noi, nuda, simile ad una dea del mattino, così bella da far fermare il cuore, la chioma che garriva al vento come una bandiera. Ma i suoi occhi erano troppo brillanti, lucenti di quel nuovo scintillio fisso.
«L’irrazionalità è un’amante spinosa,» dissi io. «Non sono felice di dividere il mio letto con lei.»
«Perché credi che Vornan sia autentico?» insistette Jack.
Gli parlai del campione di sangue e dell’esperienza di Lloyd Kolff con la lingua parlata da Vornan. Aggiunsi alcune impressioni puramente intuitive tutte mie. Shirley sembrava soddisfatta, Jack pensieroso. Finalmente disse: «Non sai niente della base scientifica del suo presunto mezzo di trasporto nel tempo?»
«Zero. Non ne parla.»
«Non c’è da stupirsene. Non vorrà certo che il 2999 venga invaso da un branco di barbari pelosi che hanno improvvisato una macchina del tempo in base alle sue descrizioni.»
«Forse si tratta proprio di questo… una misura di sicurezza,» dissi io.
Jack chiuse gli occhi, si dondolò avanti e indietro, accosciato. «Se Vornan è autentico, allora la faccenda dell’energia è vera, ed esiste ancora la possibilità che…»
«Piantala, Jack,» feci io, rabbioso. «Finiscila!»
Con uno sforzo, interruppe la sua lamentazione. Shirley lo tirò per un braccio e lo fece alzare. Io chiesi: «Cosa c’è per colazione?»
«Cosa ne diresti di una trota di ruscello, appena tirata fuori dal freezer?»
«Mi va benissimo.» Le diedi amabilmente uno sculaccione, per rimandarla in casa. Jack ed io la seguimmo. Adesso lui sembrava più calmo.
«Mi piacerebbe potermi mettere tranquillo a parlare con questo Vornan,» disse. «Per dieci minuti, magari. Potresti combinarmi un incontro?»
«Ne dubito. Vengono concessi pochissimi colloqui privati. Il governo lo tiene a briglia corta… o almeno, cerca di farlo. E temo che, se non sei un vescovo o il presidente di una multinazionale o un poeta famoso, non hai possibilità. Ma non ha importanza, Jack. Non ti direbbe comunque quello che tu desideri sapere. Ne sono sicuro.»
«Comunque, mi piacerebbe cercare di farlo parlare. Tienilo presente.»
Gli promisi che l’avrei fatto; mi sembra però una cosa improbabile. A colazione, parlammo di argomenti meno problematici. Poi Jack sparì per finire qualcosa che stava scrivendo, e Shirley e io andammo sul terrazzo. Era preoccupata per Jack, mi disse; era totalmente ossessionato da ciò che il futuro avrebbe pensato di lui. Non sapeva come fare a calmarlo. «Non è niente di nuovo, capisci. È sempre stato così da quando l’ho conosciuto, da quando era con te all’università. Ma da quando è comparso Vornan, è diventato cinquanta volte peggio. Crede sinceramente che il suo manoscritto cambierà la storia del futuro. La settimana scorsa ha detto di augurarsi che abbiano ragione gli Apocalittici. Vorrebbe che il mondo saltasse in aria il prossimo gennaio. È malato, Leo.»
«Capisco. Ma è una malattia che lui non vuol cercare di guarire.»
A bassa voce, tendendosi verso di me, così vicina che avrei potuto posare le labbra sulle sue, Shirley disse: «Gli hai tenuto nascosto qualcosa? Dimmi la verità. Che cosa ha spiegato Vornan, a proposito dell’energia?»
«Niente, ti giuro.»
«E credi che sia veramente…»
«Quasi sempre, sì. Non ne sono convinto. Vedi, ho qualche riserva scientifica.»
«E a parte questo?»
«Ci credo,» dissi io.
Tacemmo. Lasciai che i miei occhi vagassero dal rilievo della sua spina dorsale fino alla curva fiorente dei fianchi. Gocce di sudore scintillavano sulle natiche abbronzate. Le dita dei piedi erano protese e strette insieme, in un piccolo gesto di tensione.
Lei disse: «Jack vuole incontrarsi con Vornan.»
«Lo so.»
«E anch’io. Lascia che te lo confessi, Leo. Ho voglia di lui.»
«Capita a quasi tutte le donne.»
«Non ho mai tradito Jack. Ma lo tradirei, con Vornan. Prima lo direi a Jack, naturalmente. Mi attrae. Solo al vederlo in televisione, ho desiderio di toccarlo, di sentirlo contro di me, dentro di me. Ti scandalizzo, Leo?»
«Non dire sciocchezze.»
«È consolante sapere che non ne avrò mai la possibilità. Deve esserci in coda almeno un milione di donne davanti a me. Hai notato, Leo, l’isteria che si accumula intorno a quell’uomo? È quasi un culto. Sta distruggendo il movimento degli Apocalittici, quasi da un giorno all’altro. Lo scorso autunno tutti pensavano che il mondo stesse per finire, e adesso tutti credono che stia per riempirsi di turisti venuti dal futuro. Guarda le facce della gente, sugli schermi, quelli che seguono Vornan dappertutto, acclamandolo e inginocchiandosi. È come un messia. Questo ti sembra ragionevole?»