— Hai sentito qualcosa? — chiese Kayder.
— No.
— Hai tentato?
— Inutile. Posso sentire soltanto la vostra mente. Può parlare e pensare con la mente immersa nel vuoto assoluto. Può fare qualcosa più di me, qualcosa più di qualsiasi telepate che abbia mai conosciuto.
— Bene. Puoi andare. — Kayder. Aspettò che la porta si fosse richiusa alle spalle di Santil. — Quindi, voi siete una nuova specie di lettore-di-cervelli, un tipo di telepatico corazzato. Uno che può scrutare senza essere scrutato. Questo conferma quanto Grayson mi ha detto.
— Grayson? — chiese Raven, poi scosse le spalle. — Chi è mezzo informato è male informato.
— Questo però vale anche per voi.
— Naturalmente. Ho ancora cose da apprendere. — Raven dondolò una gamba osservandosi il piede con aria annoiata. — Mi piacerebbe sapere chi ha organizzato la distruzione della Baxter — disse inaspettatamente.
— Come?
— La catastrofe è avvenuta questa mattina. È stata davvero grave.
— E che cosa c’entro io, in tutto questo?
— Niente — ammise Raven con disappunto.
Aveva le sue buone ragioni per essere contrariato. In quei pochi secondi, nella mente di Kayder era passata un’onda di pensieri, e lui li aveva letti tutti.
Un’esplosione alla Baxter? Cosa c’entro io? Dove vuole arrivare? Distruggere quel grosso impianto sarebbe un bel colpo, ma non siamo ancora pronti. Quelli del pianeta forse hanno iniziato una serie di operazioni speciali senza darmene notizia. No, i capi non potrebbero fare una cosa simile. Non c’è motivo di creare una seconda organizzazione separata dalla prima. Comunque, lui sospetta che io sappia qualcosa. Perché? Ci sono forse indizi che lo hanno portato su questa falsa pista? Sono stati i Marziani ad agire di loro iniziativa e a fare in modo che la colpa ricadesse su di noi? Non ci sarebbe da meravigliarsi. Non mi sono mai fidato dei Marziani.
Raven pose fine al corso di quei pensieri.
— Secondo me, voi non avete fiducia in niente e in nessuno, tranne forse in questi vostri insetti. — Girò lo sguardo verso la nuvola che volteggiava ancora nell’aria. Sembrava che non avesse nessuna difficoltà nello scorgere ogni piccola creatura che la formava. Poi osservò le scatole, le piccole cassette, i cofanetti e i vasi, per calcolare la potenza che potevano contenere. — E un giorno anche questi vi tradiranno, perché gli insetti rimangono sempre insetti.
— Quando parlate degli insetti con me, parlate a una autorità in materia — borbottò Kayder guardandolo fisso. — Avete letto tutti i miei pensieri. Non li posso cancellare, come fanno i telepatici. Quindi sapete che non ho niente a che fare con il disastro della Baxter. Non ho avuto assolutamente niente a che farci.
— Ve lo concedo. Nessun ipnotico avrebbe potuto cancellarvi il ricordo dalla mente e lasciarvi tanto confuso e sincero nel sentirne parlare. — Raven si grattò un orecchio. — Un’ora fa avrei scommesso che eravate colpevole. E avrei perso. Ringrazio di non aver giocato dei soldi.
— Dovete avere bisogno di parecchi quattrini, voi. Quanto avete dato a Steen?
— Niente. Neanche un soldo.
— Non pretenderete che vi creda?
— Come tutti, anche Steen non ha resistito oltre un certo limite — disse Raven. — In certi momenti un uomo si trova di fronte a cose che non può sopportare. O cede quando gli rimangono ancora delle buone probabilità, o resiste finché si spezza. Vi conviene cancellare Steen e considerarlo perso in battaglia.
— Verrà trattato come merita — disse Kayder in tono minaccioso. — Cos’avete fatto a Haller?
— Non molto. Il guaio è stato che ha una potenza eccezionale e ha cercato di opporre una certa resistenza. Morirà presto.
— Mi hanno detto che il suo cervello è… — Kayder s’interruppe e, alzando la voce, aggiunse: — Avete detto morirà?
— Sì — confermò Raven, guardandolo con freddo divertimento. — Cosa c’è di strano? Prima o poi, tutti dobbiamo morire. Anche voi morirete un giorno. Qualche minuto fa vi divertivate apertamente all’immagine di me punto dai vostri insetti. In quel momento la morte vi dava una certa soddisfazione!
— Potrei divertirmi veramente — disse Kayder, mentre le labbra sottili si atteggiavano a una smorfia strana. Il telefono sulla scrivania suonò quasi in segno di protesta. Kayder guardò l’apparecchio come se ne avesse completamente dimenticato l’esistenza. Poi sollevò il ricevitore. — Sì?
Dal ricevitore uscì il suono di una voce metallica, e una serie di espressioni diverse comparvero sulla faccia di Kayder, che infine riappese, si appoggiò allo schienale e si asciugò la fronte.
— Haller è morto — disse.
Raven si strinse nelle spalle con un’indifferenza che sbigottì Kayder.
— Hanno detto — continuò Kayder — che ha blaterato una infinità di cose pazzesche su falene dagli occhi luminosi che volavano nel buio. Poi è morto.
— Era sposato?
— No.
— Quindi, poco male. — Sembrava che Raven stesse parlando di un incidente al quale non valeva la pena di prestare molta attenzione. — Era da prevedere. Come vi ho detto, lui era troppo accanito.
— Cosa volete dire, con questo?
— Non pensateci. È troppo presto. Non avete ancora l’età sufficiente per sapere certe cose. — Raven si alzò e parve torreggiare sull’altro. Con la mano destra allontanò sdegnosamente la nuvola d’insetti. — Voglio dirvi soltanto questo: nelle stesse circostanze, voi vi mettereste a sedere di fronte a me e allegramente vi tagliereste la gola da un orecchio all’altro, ridendo anche.
— Figuriamoci!
— Certo, lo fareste.
Kayder gli puntò contro un dito. — Sentite! Ci siamo conosciuti. Ci siamo illusi a vicenda di poter prendere il sopravvento l’uno sull’altro e abbiamo scoperto che non ne vale la pena. Voi non mi avete strappato niente. Assolutamente niente. Io invece ho scoperto tutto quello che volevo sapere. Più che a un supermutante, voi somigliate a un pneumatico sgonfio. Quella è la porta.
— Pensate quello che vi pare — disse Raven con un sorriso irritante. — Io desideravo solo conoscere l’identità di un traditore e forse qualcosa sul caso Baxter. I servizi di spionaggio si occuperanno di tutto il resto.
Kayder appoggiò il dorso della mano sul ripiano della scrivania e fece alcuni sibili con le labbra. I piccoli punti volteggianti scesero per appoggiarsi sulle sue dita.
— I servizi di spionaggio della Terra mi stanno pedinando da mesi. Sono così abituato alla loro compagnia, che mi sentirei perso senza di loro. Devono trovare degli ipno migliori dei nostri per poter fare qualcosa di veramente efficace. — Batté le dita sull’orlo della scatola e osservò gli insetti rotolare all’interno come granelli di polvere. — Tanto per dimostrarvi quanto poco mi preoccupi di loro, vi dirò che hanno tutte le ragioni di pedinarmi. E con questo? Io sto svolgendo un lavoro legittimo, e nessuno può provare niente contro di me.
— Non ancora — osservò Raven avviandosi verso la porta. — Comunque, ricordate le falene dagli occhi luminosi citate da Haller. Dato che parlate la lingua degli insetti, vi dovrebbero interessare. — Aprì la porta e tornò a girarsi, come se all’ultimo momento si fosse ricordato di qualcosa. — Grazie per tutte le informazioni sulla vostra base sotterranea.
— Cosa? - Kayder lasciò cadere scatola, moscerini e tutto.
— Non rimproveratevi e non date la colpa all’ipno che vi cancella i ricordi ogni volta che lasciate la base. Ha fatto un ottimo lavoro. Non è rimasta alcuna traccia. Però nella mente dell’amico Santil ho potuto vedere tutti i particolari che volevo.