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E venuta occasione di far pruova di lui, non fu punto ingannata la loro opinione; perché avendosi a fare alcune cose nella picciola ma ornatissima chiesa di Santa Maria della Spina, furono date a fare a Giovanni, il quale messovi mano, con l'aiuto di alcuni suoi giovani, condusse i molti ornamenti di quell'oratorio a quella perfezzione che oggi si vede; la quale opera, per quello che si può giudicare, dovette esser in que' tempi tenuta miracolosa, e tanto più avendovi fatto in una figura il ritratto di Nicola, di naturale, come seppe meglio. Veduto ciò i Pisani, i quali molto inanzi avevano avuto ragionamento e voglia di fare un luogo per le sepolture di tutti gli abitatori della città, così nobili come plebei, o per non empiere il Duomo di sepolture o per altra cagione, diedero cura a Giovanni di fare l'edifizio di Camposanto, che è in su la piazza del Duomo verso le mura. Onde egli con buon disegno e con molto giudizio, lo fece in quella maniera e con quelli ornamenti di marmo e di quella grandezza che si vede. E perché non si guardò a spesa nessuna, fu fatta la coperta di piombo; e fuori della porta principale si veggiono nel marmo intagliate queste parole: Anno Domini MCCLXXVIII. tempore Domini Federigi Archiepiscopi Pisani, et Domini Terlatti potestatis, Operario Orlando Sardella, Ioanne magistro aedificante.

Finita quest'opera, l'anno medesimo 1283 andò Giovanni a Napoli, dove per lo re Carlo fece il Castel Nuovo di Napoli; e per allargarsi e farlo più forte, fu forzato a rovinare molte case e chiese, e particolarmente un convento di frati di S. Francesco, che poi fu rifatto maggiore e più magnifico assai che non era prima, lontano dal castello e col titolo di Santa Maria della Nuova.

Le quali fabriche cominciate e tirate assai bene inanzi, si partì Giovanni di Napoli per tornarsene in Toscana; ma giunto a Siena, senza esser lasciato passare più oltre, gli fu fatto fare il modello della facciata del Duomo di quella città, e poi con esso fu fatta la detta facciata ricca e magnifica molto.

L'anno poi 1286, fabbricandosi il Vescovado d'Arezzo col disegno di Margaritone architetto aretino, fu condotto da Siena in Arezzo Giovanni da Guglielmino Ubertini vescovo di quella città, dove fece di marmo la tavola dell'altar maggiore, tutta piena d'intagli di figure, di fogliami et altri ornamenti, scompartendo per tutta l'opera alcune cose di musaico sottile e smalti posti sopra piastre d'argento commesse nel marmo con molta diligenza. Nel mezzo è una Nostra Donna col Figliuolo in collo, e dall'uno de' lati S. Gregorio papa (il cui volto è il ritratto al naturale di papa Onorio Quarto) e dall'altro un S. Donato vescovo di quella città e protettore, il cui corpo con quelli di S. Antilia e d'altri Santi è sotto l'istesso altare riposto. E perché il detto altare è isolato, intorno e dagli lati sono storie picciole di basso rilievo della vita di S. Donato, et il finimento di tutta l'opera sono alcuni tabernacoli pieni di figure tonde di marmo, lavorate molto sottilmente. Nel petto della Madonna detta, è la forma d'un castone d'oro, dentro al quale, secondo che si dice, erano gioie di molta valuta, le quali sono state per le guerre, come si crede, dai soldati, - che non hanno molte volte né anco rispetto al Santissimo Sagramento - portate via insieme con alcune figurine tonde che erano in cima e intorno a quell'opera: nella quale tutta spesero gl'Aretini, secondo che si truova in alcuni ricordi, trentamilia fiorini d'oro. Né paia ciò gran fatto, perciò che ella fu in quel tempo cosa quanto potesse essere preziosa e rara; onde tornando Federigo Barbarossa da Roma dove si era incoronato, e passando per Arezzo molti anni dopo ch'era stata fatta, la lodò, anzi ammirò infinitamente; et invero a gran ragione, perché oltre all'altre cose, sono le comettiture di quel lavoro fatto d'infiniti pezzi, murate e commesse tanto bene, che tutta l'opra a chi non ha gran pratica delle cose dell'arte, la giudica agevolmente tutta d'un pezzo.

Fece Giovanni nella medesima chiesa la cappella degl'Ubertini, nobilissima famiglia e Signori, come sono ancora oggi e più già furono, di castella, con molti ornamenti di marmo, che oggi sono ricoperti da altri molti e grandi ornamenti di macigno, che in quel luogo col disegno di Giorgio Vasari l'anno 1535 furono posti, per sostenimento d'un organo che vi è sopra di straordinaria bontà e bellezza.

Fece similmente Giovanni Pisano il disegno della chiesa di S. Maria de' Servi, che oggi è rovinata insieme con molti palazzi delle più nobili famiglie della città, per le cagioni dette di sopra. Non tacerò che essendosi servito Giovanni, nel fare il detto altare di marmo, d'alcuni tedeschi, che più per imparare che per guadagnare s'acconciarono con esso lui, eglino divennero tali sotto la disciplina sua, che andati dopo quell'opera a Roma, servirono Bonifazio Ottavo in molte opere di scultura per San Piero, et in architettura quando fece Civita Castellana. Furono oltre ciò mandati dal medesimo a Santa Maria d'Orvieto, dove per quella facciata fecero molte figure di marmo, che secondo que' tempi furono ragionevoli. Ma fra gli altri che aiutarono Giovanni nelle cose del Vescovado d'Arezzo, Agostino et Agnolo scultori et architetti sanesi, avanzarono col tempo di gran lunga tutti gli altri, come al suo luogo si dirà.

Ma tornando a Giovanni, partito che egli fu d'Orvieto, venne a Firenze per vedere la fabrica che Arnolfo faceva di Santa Maria del Fiore, e per vedere similmente Giotto, del quale aveva sentito fuori gran cose ragionare; ma non fu sì tosto arivato a Firenze, che dagli Operai della detta fabrica di S. Maria del Fiore, gli fu data a fare la Madonna che in mezzo a due Angioli piccoli è sopra la porta di detta chiesa che va in Canonica, la quale opera fu allora molto lodata. Dopo fece il battesimo piccolo di S. Giovanni, dove sono alcune storie di mezzo rilievo della vita di quel Santo.

Andato poi a Bologna, ordinò la cappella maggiore della chiesa di S. Domenico, nella quale gli fu fatto fare di marmo l'altare da Teodorigo Borgognoni lucchese, vescovo e frate di quell'ordine; nel qual luogo medesimo fece poi l'anno 1298 la tavola di marmo, dove sono la Nostra Donna et altre otto figure assai ragionevoli. E l'anno 1300 essendo Nicola da Prato cardinale legato del Papa a Firenze, per accomodare le discordie de' Fiorentini, gli fece fare un monasterio di donne in Prato, che dal suo nome si chiama S. Nicola, e restaurare nella medesima terra il convento di S. Domenico, e così anco quel di Pistoia, nell'uno e nell'altro de' quali si vede ancora l'arme di detto cardinale.

E perché i Pistolesi avevano in venerazione il nome di Nicola padre di Giovanni, per quello che colla sua virtù aveva in quella città adoprato, fecion fare a esso Giovanni un pergamo di marmo per la chiesa di S. Andrea, simile a quello che egli aveva fatto nel Duomo di Siena; e ciò per concorrenza d'uno, che poco inanzi n'era stato fatto nella chiesa di S. Giovanni Evangelista da un tedesco, che ne fu molto lodato. Giovanni dunque diede finito il suo in quattro anni, avendo l'opera di quello divisa in cinque storie della vita di Gesù Cristo, e fattovi oltre ciò un Giudizio Universale con quella maggior diligenza che seppe, per pareggiare o forse passare quello allora tanto nominato d'Orvieto. E intorno a detto pergamo sopra alcune colonne che lo reggono, intagliò nell'architrave, parendogli, come fu in vero, per quanto sapeva quella età, aver fatto una grande e bell'opera, questi versi:

Hoc opus sculpsit Joannes, qui res non egit inanes,

Nicoli natus... meliora beatus,

quem genuit Pisa, doctum super omnia visa.

Fece Giovanni in quel medesimo tempo la pila dell'acqua santa di marmo della chiesa di S. Giovanni Evangelista nella medesima città, con tre figure che la reggono, la Temperanza, la Prudenza e la Iustizia; la quale opera, per essere allora stata tenuta molto bella, fu posta nel mezzo di quella chiesa come cosa singolare. E prima che partisse di Pistoia, sebben non fu così allora cominciata l'opera, fece il modello del campanile di S. Jacopo, principale chiesa di quella città, nel quale campanile che è in su la piazza di detto S. Jacopo et a canto alla chiesa, è questo millesimo: A.D. 1301.