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Avendo l'anno 1514 il duca Alfonso di Ferrara fatto acconciare un camerino, et in certi spartimenti fatto fare dal Dosso pittore ferrarese istorie di Enea, di Marte e Venere, et in una grotta Vulcano con due fabbri alla fucina, volle che vi fussero anco delle pitture di mano di Gianbellino, il quale fece in un'altra faccia un tino di vin vermiglio con alcune baccanti intorno, sonatori, satiri et altri maschi e femine inebriati, et appresso un Sileno tutto ignudo e molto bello, a cavallo sopra il suo asino, con gente attorno, che hanno piene le mani di frutte e d'uve, la quale opera invero fu con molta diligenza lavorata e colorita, in tanto che è delle più belle opere che mai facesse Gianbellino, se bene nella maniera de' panni è un certo che di tagliente, secondo la maniera tedesca, ma non è gran fatto, perché imitò una tavola d'Alberto Duro fiammingo, che di que' giorni era stata condotta a Vinezia e posta nella chiesa di San Bartolomeo, che è cosa rara e piena di molte belle figure fatte a olio. Scrisse Gianbellino nel detto tino queste parole: "Ioannes Bellinus Venetus pinxit 1514".

La quale opera non avendo potuta finire del tutto, per essere vecchio, fu mandato per Tiziano, come più eccellente di tutti gl'altri, acciò che la finisse; onde egli essendo disideroso d'acquistare e farsi conoscere, fece con molta diligenza due storie, che mancavano al detto camerino. Nella prima è un fiume di vino vermiglio, a cui sono intorno cantori e sonatori quasi ebri, e così femine come maschi, et una donna nuda che dorme, tanto bella, che pare viva, insieme con altre figure, et in questo quadro scrisse Tiziano il suo nome. Nell'altro che è contiguo a questo e primo rincontro all'entrata, fece molti amorini e putti belli et in diverse attitudini, che molto piacquero a quel signore, sì come fece anco l'altro quadro; ma fra gl'altri è bellissimo uno di detti putti, che piscia in un fiume e si vede nell'acqua, mentre gl'altri sono intorno a una base che ha forma d'altare, sopra cui è la statua di Venere, con una chiocciola marina nella man ritta e la Grazia e Bellezza intorno, che sono molto belle figure e condotte con incredibile diligenza. Similmente nella porta d'un armario dipinse Tiziano dal mezzo in su una testa di Cristo maravigliosa e stupenda, a cui un villano ebreo mostra la moneta di Cesare. La quale testa et altre pitture di detto camerino, affermano i nostri migliori artefici che sono le migliori e meglio condotte che abbia mai fatto Tiziano, e nel vero sono rarissime, onde meritò essere liberalissimamente riconosciuto e premiato da quel signore, il quale ritrasse ottimamente con un braccio sopra un gran pezzo d'artiglieria. Similmente ritrasse la signora Laura, che fu poi moglie di quel Duca, che è opera stupenda. E di vero hanno gran forza i doni in coloro che s'affaticano per la virtù, quando sono sollevati dalle liberalità de' principi.

Fece in quel tempo Tiziano amicizia con il divino Messer Lodovico Ariosto, e fu da lui conosciuto per eccellentissimo pittore, e celebrato nel suo Orlando Furioso:

...Tizian, che onora

non men Cador che quei Venezia e Urbino.

Tornato poi Tiziano a Vinezia, fece per lo suocero di Giovanni da Castel Bolognese, in una tela a olio un pastore ignudo et una forese che gli porge certi flauti perché suoni, con un bellissimo paese; il qual quadro è oggi in Faenza in casa il su detto Giovanni. Fece appresso nella chiesa de' frati minori, chiamata la Ca' grande, all'altar maggiore in una tavola la Nostra Donna che va in cielo et i dodici Apostoli a basso, che stanno a vederla salire; ma quest'opera, per essere stata fatta in tela e forse mal custodita, si vede poco. Nella medesima chiesa alla cappella di quelli da Ca' Pesari, fece in una tavola la Madonna col Figliuolo in braccio, un San Piero et un San Giorgio et attorno i padroni ginocchioni, ritratti di naturale, in fra i quali è il vescovo di Baffo et il fratello, allora tornati dalla vittoria che ebbe detto vescovo contra i Turchi. Alla chiesetta di San Niccolò nel medesimo convento, fece in una tavola San Niccolò, San Francesco, Santa Caterina e San Sebastiano ignudo, ritratto dal vivo e senza artificio niuno che si veggia essere stato usato in ritrovare la bellezza delle gambe e del torso, non vi essendo altro che quanto vide nel naturale, di maniera che tutto pare stampato dal vivo, così è carnoso e proprio, ma con tutto ciò è tenuto bello come è anco molto vaga una Nostra Donna col Putto in collo, la quale guardano tutte le dette figure. L'opera della quale tavola fu dallo stesso Tiziano disegnata in legno e poi da altri intagliata e stampata. Per la chiesa di Santo Rocco fece dopo le dette opere, in un quadro, Cristo con la croce in spalla e con una corda al collo tirata da un ebreo, la qual figura, che hanno molti creduta sia di mano di Giorgione, è oggi la maggior divozione di Vinezia, et ha avuto di limosine più scudi che non hanno in tutta la loro vita guadagnato Tiziano e Giorgione.

Dopo essendo chiamato a Roma dal Bembo, che allora era secretario di papa Leone X et il quale aveva già ritratto, acciò che vedesse Roma, Raffaello da Urbino et altri, andò tanto menando Tiziano la cosa d'oggi in domani, che morto Leone e Raffaello l'anno 1520, non v'andò altrimenti. Fece per la chiesa di Santa Maria Maggiore in un quadro un San Giovanni Batista nel deserto fra certi sassi, un Angelo che par vivo et un pezzetto di paese lontano, con alcuni alberi sopra la riva d'un fiume molto graziosi. Ritrasse di naturale il principe Grimani et il Loredano, che furono tenuti mirabili, e non molto dopo il re Francesco, quando partì d'Italia per tornare in Francia, e l'anno che fu creato doge Andrea Gritti fece Tiziano il suo ritratto, che fu cosa rarissima, in un quadro dove è la Nostra Donna, San Marco e Santo Andrea col volto del detto doge, il qual quadro, che è cosa maravigliosissima, è nella sala del collegio. E perché aveva, come s'è detto, obligo di ciò fare, ha ritratto oltre i sopra detti gl'altri dogi, che sono stati secondo i tempi: Pietro Lando, Francesco Donato, Marcantonio Trevisano et il Veniero, ma dai due dogi e fratelli Pauli è stato finalmente assoluto, come vecchissimo, da cotale obligo.

Essendo innanzi al Sacco di Roma andato a stare a Vinezia Pietro Aretino, poeta celeberrimo de' tempi nostri, divenne amicissimo di Tiziano e del Sansovino, il che fu di molto onore et utile a esso Tiziano, perciò che lo fece conoscere tanto lontano quanto si distese la sua penna e massimamente a prìncipi d'importanza, come si dirà a suo luogo. Intanto, per tornare all'opere di Tiziano, egli fece la tavola all'altare di San Piero martire, nella chiesa di San Giovanni e Polo, facendovi maggior del vivo il detto Santo martire dentro a una boscaglia d'alberi grandissimi, cascato in terra et assalito dalla fierezza d'un soldato, che l'ha in modo ferito nella testa, che essendo semivivo se gli vede nel viso l'orrore della morte: mentre in un altro frate, che va innanzi fuggendo, si scorge lo spavento e timore della morte; in aria sono due Angeli nudi, che vengono da un lampo di cielo, il quale dà lume al paese, che è bellissimo, et a tutta l'opera insieme; la quale è la più compiuta, la più celebrata e la maggiore e meglio intesa e condotta, che altra la quale in tutta la sua vita Tiziano abbia fatto ancor mai. Quest'opera vedendo il Gritti, che a Tiziano fu sempre amicissimo, come anco al Sansovino, gli fece allogare nella sala del Gran Consiglio una storia grande della rotta di Chiaradadda, nella quale fece una battaglia e furia di soldati, che combattono mentre una terribile pioggia cade dal cielo; la quale opera, tolta tutta dal vivo, è tenuta la migliore di quante storie sono in questa sala, e la più bella. Nel medesimo palazzo a' piè d'una scala dipinse a fresco una Madonna.