Ha avuto il Sansovino molti discepoli in Fiorenza: Niccolò detto il Tribolo, come s'è detto, il Solosmeo da Settignano, che finì dalle figure grandi in fuori tutta la sepoltura di marmo ch'è a Monte Casino, dove è il corpo di Piero de' Medici, che affogò nel fiume del Garigliano. Similmente è stato suo discepolo Girolamo da Ferrara detto il Lombardo, del quale s'è ragionato nella vita di Benvenuto Garofalo ferrarese, et il quale, e dal primo Sansovino, e da questo secondo ha imparato l'arte, di maniera che oltre alle cose di Loreto, delle quali si è favellato, e di marmo e di bronzo, ha in Vinezia molte opere lavorato. Costui se bene capitò sotto il Sansovino d'età di trenta anni e con poco disegno, ancora che avesse innanzi lavorato di scultura alcune cose, essendo più tosto uomo di lettere e di corte, che scultore, attese nondimeno di maniera, che in pochi anni fece quel profitto che si vede nelle sue opere di mezzo rilievo che sono nelle fabriche della libreria e loggia del campanile di San Marco, nelle quali opere si portò tanto bene, che poté poi fare da sé solo le statue di marmo et i Profeti che lavorò, come si disse, alla Madonna di Loreto.
Fu ancora discepolo del Sansovino Iacopo Colonna, che morì a Bologna già trenta anni sono lavorando un'opera d'importanza. Costui fece in Vinezia nella chiesa di San Salvadore un San Girolamo di marmo ignudo, che si vede ancora in una nicchia intorno all'organo, che fu bella figura e molto lodata; et a Santa Croce della Giudecca fece un Cristo, pure ignudo di marmo, che mostra le piaghe, con bello artifizio, e parimente a San Giovanni Nuovo tre figure: Santa Dorotea, Santa Lucia e Santa Caterina; et in Santa Marina si vede di sua mano un cavallo con un capitano armato sopra; le quali opere possono stare al pari con quante ne sono in Vinezia. In Padova nella chiesa di Santo Antonio fece di stucco detto Santo e San Bernardino vestiti. Della medesima materia fece a Messer Luigi Cornaro una Minerva, una Venere et una Diana, maggiori del naturale e tutte tonde; di marmo un Mercurio, e di terra cotta un Marzio ignudo e giovinetto, che si cava una spina d'un piè, anzi, mostrando averla cavata, tiene con una mano il piè, guardando la ferita, e con l'altra pare che si voglia nettare la ferita con un panno, la quale opera, perché è la migliore che mai facesse costui, disegna il detto Messer Luigi farla gettare di bronzo. Al medesimo fece un altro Mercurio di pietra, il quale fu poi donato al duca Federigo di Mantova.
Fu parimente discepolo del Sansovino Tiziano da Padova, scultore, il quale nella loggia del campanile di San Marco di Vinezia scolpì di marmo alcune figurette, e nella chiesa del medesimo San Marco si vede pur da lui scolpito e gettato di bronzo un bello e gran coperchio di pila di bronzo nella cappella di San Giovanni. Aveva costui fatto la statua d'un San Giovanni, nel quale sono i quattro Evangelisti e quattro storie di San Giovanni con bello artifizio, per gettarla di bronzo, ma morendosi d'anni trentacinque, rimase il mondo privo d'un eccellente e valoroso artefice. È di mano di costui la volta della cappella di Santo Antonino da Padova, con molto ricco partimento di stucco. Aveva cominciato per la medesima un serraglio di cinque archi di bronzo, che erano pieni di storie di quel Santo, con altre figure di mezzo e basso rilievo, ma rimase anco questo per la sua morte imperfetto, e per discordia di coloro che avevano cura di farla fare; e n'erano già stati gettati molti pezzi, che riuscivano bellissimi, e fatte le cere per molti altri, quando costui si morì e rimase per le dette cagioni ogni cosa adietro. Il medesimo Tiziano, quando il Vasari fece il già detto apparato per i signori della Compagnia della Calza in Canareio, fece in quello alcune statue di terra e molti termini, e fu molte volte adoperato in ornamenti di scene, teatri, archi et altre cose simili, con suo molto onore, avendo fatto cose tutte piene d'invenzioni, capricci e varietà, e sopra tutto con molta prestezza.
Pietro da Salò fu anch'egli discepolo del Sansovino, et avendo durato a intagliare fogliami infino alla sua età di trenta anni, finalmente aiutato dal Sansovino, che gli insegnò, si diede a fare figure di marmo. Nel che si compiacque e studiò di maniera, che in due anni faceva da sé, come ne fanno fede alcune opere assai buone, che di sua mano sono nella tribuna di San Marco; e la statua d'un Marte maggiore del naturale, che è nella facciata del palazzo publico, la quale statua è in compagnia di tre altre di mano di buoni artefici. Fece ancora nelle stanze del Consiglio de' Dieci due figure, una di maschio e l'altra di femina, in compagnia d'altre due fatte dal Danese Cataneo, scultore di somma lode, il quale, come si dirà, fu anch'egli discepolo del Sansovino, le quali figure sono per ornamento d'un camino. Fece oltre ciò Pietro tre figure che sono a Santo Antonio, maggiori del vivo e tutte tonde, e sono una Giustizia, una Fortezza e la statua d'un capitano generale dell'armata viniziana, condotte con buona pratica. Fece ancora la statua d'una Iustizia che ha bella attitudine e buon disegno, posta sopra una colonna nella piazza di Murano, et un'altra nella piazza del Rialto di Vinezia, per sostegno di quella pietra dove si fanno i bandi publici, che si chiama il Gobbo di Rialto, le quali opere hanno fatto costui conoscere per bonissimo scultore. In Padova nel Santo fece una Tetide molto bella et un Bacco che prieme un grappol d'uva in una tazza, e questa, la quale fu la più dificile figura che mai facesse e la migliore, morendo lassò a' suoi figliuoli, che l'hanno ancora in casa per venderla a chi meglio conoscerà e pagherà le fatiche, che in quella fece il loro padre.
Fu parimente discepolo di Iacopo, Alessandro Vittoria da Trento, scultore molto eccellente et amicissimo degli studii, il quale con bellissima maniera ha mostro in molte cose che ha fatto, così di stucco, come di marmo, vivezza d'ingegno e bella maniera, e che le sue opere sono da essere tenute in pregio. E di mano di costui sono in Vinezia alla porta principale della libreria di S. Marco due feminone di pietra alte palmi dieci l'una, che sono molto belle, graziose e da esser molto lodate. Ha fatto nel Santo di Padova alla sepoltura Conterina quattro figure: duoi schiavi o vero prigioni con una Fama et una Tetis tutte di pietra; et uno Angiolo piedi dieci alto, il quale è stato posto sopra il campanile del Duomo di Verona, che è molto bella statua; et in Dalmazia mandò pure di pietra quattro Apostoli nel Duomo di Treù, alti cinque piedi l'uno. Fece ancora alcune figure d'argento per la scuola di San Giovanni Evangelista di Vinezia, molto graziose, le quali erano tutte di tondo rilievo, et un San Teodoro d'argento di piedi due, tutto tondo; lavorò di marmo nella cappella Grimana a San Sebastiano due figure, alte tre piedi l'una, et appresso fece una Pietà con due figure di pietra tenute buone, che sono a San Salvadore in Vinezia. Fece un Mercurio al pergamo di palazzo di San Marco, che risponde sopra la piazza, tenuto buona figura. Et a San Francesco della Vigna fece tre figure grandi quanto il naturale, tutte di pietra, molto belle, graziose e ben condotte, Santo Antonio, San Sebastiano e Santo Rocco, e nella chiesa de' Crocicchieri fece di stucco due figure alte sei piedi l'una, poste all'altare maggiore, molto belle, e della medesima materia fece, come già s'è detto, tutti gli ornamenti che sono nelle volte delle scale nuove del palazzo di San Marco, con vari partimenti di stucchi, dove Batista Franco dipinse poi ne' vani dove sono le storie, le figure e le grottesche che vi sono. Parimente fece Alessandro quelle delle scale della libreria di San Marco, tutte opere di gran fattura, e ne' frati minori una cappella, e nella tavola di marmo, che è bellissima e grandissima, l'assunzione della Nostra Donna di mezzo rilievo con cinque figurone a basso, che hanno del grande e son fatte con bella maniera, grave e bello andare di panni e condotte con diligenzia. Le quali figure di marmo sono San Ieronimo, San Giovanbatista, San Pietro, Santo Andrea e San Lionardo, alte sei piedi l'una, e le migliori di quante opere ha fatto infin a ora. Nel finimento di questa cappella sul frontespizio sono due figure pure di marmo, molto graziose et alte otto piedi l'una. Il medesimo Vittoria ha fatto molti ritratti di marmo e bellissime teste e somigliano, cioè quella del signor Giovanbatista Feredo, posta nella chiesa di Santo Stefano, quella di Camillo Trevisano oratore, posta nella chiesa di San Giovanni e Polo, il clarissimo Marcantonio Grimani, anch'egli posto nella chiesa di San Sebastiano, et in San Gimignano il piovano di detta chiesa. Ha parimente ritratto Messer Andrea Loredano, Messer Priamo da Lagie, e dua fratelli da Ca' Pellegrini oratori, cioè Messer Vincenzio e Messer Giovanbatista. E perché il Vittoria è giovane e lavora volentieri, virtuoso, affabile, disideroso d'acquistare nome e fama et insomma gentilissimo, si può credere che vivendo si abbia a vedere di lui ogni giorno bellissime opere e degne del suo cognome Vettoria, e che vivendo abbia a essere eccellentissimo scultore e meritare sopra gl'altri di quel paese la palma.