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Mentre dunque Guglielmo andava restaurando le statue, che sono oggi nel palazzo de' Farnesi nella loggia che è dinanzi alla sala di sopra, morì l'anno 1547 fra' Bastiano viniziano, che lavorava come s'è detto l'uffizio del Piombo, onde tanto operò Guglielmo col favore di Michelagnolo e d'altri col Papa, che ebbe il detto uffizio del Piombo, con carico di fare la sepoltura di esso papa Paulo Terzo, da porsi in San Piero. Dove con miglior disegno s'accomodò nel modello delle storie e figure delle Virtù teologiche e cardinali, che aveva fatto per lo detto vescovo Sulisse, mettendo in su' canti quattro putti in quattro tramezzi e quattro cartelle, e facendo oltre ciò di metallo la statua di detto Pontefice a sedere in atto di pace; la quale statua fu alta palmi diciassette. Ma dubitando per la grandezza del getto che il metallo non raffreddasse, onde ella non riuscisse, messe il metallo nel bagno da basso, per venire aberevando di sotto in sopra. E con questo modo inusitato venne quel getto benissimo e netto come era la cera, onde la stessa pelle, che venne dal fuoco, non ebbe punto bisogno d'essere rinetta, come in essa statua può vedersi, la quale è posta sotto i primi archi che reggono la tribuna del nuovo San Piero.

Avevano a essere messe a questa sepoltura, la quale secondo un suo disegno doveva essere isolata, quattro figure, che egli fece di marmo con belle invenzioni, secondo che gli fu ordinato da Messer Annibale Caro, che ebbe di ciò cura dal Papa e dal cardinal Farnese. Una fu la Giustizia, che è una figura nuda sopra un panno a giacere, con la cintura della spada attraverso al petto, e la spada ascosa; in una mano ha i fasci della Iustizia consolare e nell'altra una fiamma di fuoco, è giovane nel viso, ha i capegli avvolti, il naso aquilino e d'aspetto sensitivo. La seconda fu la Prudenza in forma di matrona, d'aspetto giovane, con uno specchio in mano, un libro chiuso, e parte ignuda e parte vestita. La terza fu l'Abbondanza, una donna giovane, coronata di spighe, con un corno di dovizia in mano e lo staio antico nell'altra, et in modo vestita, che mostra l'ignudo sotto i panni. L'ultima e quarta fu la Pace, la quale è una matrona con un putto, che ha cavato gl'occhi e col caduceo di Mercurio. Fecevi similmente una storia pur di metallo e con ordine del detto Caro, che aveva a essere messa in opera con due fiumi, l'uno fatto per un lago e l'altro per un fiume, che è nello stato de' Farnesi. Et oltre a tutte queste cose, vi andava un monte pieno di gigli con l'arco vergine. Ma tutto non fu poi messo in opera, per le cagioni che si sono dette nella vita di Michelagnolo. E si può credere che come queste parti in sé son belle e fatte con molto giudizio, così sarebbe riuscito il tutto insieme, tuttavia l'aria della piazza è quella che dà il vero lume e fa far retto giudizio dell'opere.

Il medesimo fra' Guglielmo ha condotto nello spazio di molti anni quattordici storie per farle di bronzo, della vita di Cristo, ciascuna delle quali è larga palmi quattro et alta sei, eccetto però una, che è palmi dodici alta e larga sei, dove è la Natività di Gesù Cristo con bellissime fantasie di figure; nell'altre tredici sono: l'andata di Maria con Cristo putto in Ierusalem in su l'asino, con due figure di gran rilievo e molte di mezzo e basso; la Cena con tredici figure ben composte et un casamento ricchissimo; il lavare i piedi ai discepoli; l'orare nell'orto con cinque figure et una turba da basso molto varia; quando è menato ad Anna, con sei figure grandi, e molte di basso et un lontano; lo essere battuto alla colonna; quando è coronato di spine; l'Ecce homo; Pilato che si lava le mani; Cristo che porta la croce, con quindici figure et altre lontane, che vanno al Monte Calvario; Cristo crucifisso, con diciotto figure, e quando è levato di croce. Le quali tutte istorie, se fussono gettate, sarebbono una rarissima opera, veggendosi che è fatta con molto studio e fatica. Aveva disegnato papa Pio Quarto farle condurre per una delle porte di San Piero, ma non ebbe tempo, sopravenuto dalla morte. Ultimamente ha condotto fra' Guglielmo modelli di cera per tre altari di San Piero, Cristo deposto di croce, il ricevere Pietro le chiavi della Chiesa e la venuta dello Spirito Santo, che tutte sarebbono belle storie.

Insomma ha costui avuto et ha occasione grandissima di affaticarsi e fare dell'opere, avenga che l'uffizio del Piombo è di tanto gran rendita, che si può studiare et affaticarsi per la gloria, il che non può fare chi non ha tante comodità. E nondimeno non ha condotto fra' Guglielmo opere finite dal 1547 infino a questo anno 1567, ma è proprietà di chi ha quell'uffizio impigrire e diventare infingardo. E che ciò sia vero, costui innanzi che fusse frate del Piombo condusse molte teste di marmo et altri lavori, oltre quelli che abbiàn detto. È ben vero che ha fatto quattro gran Profeti di stucco, che sono nelle nicchie fra i pilastri del primo arco grande di San Piero; si adoperò anco assai ne' carri della festa di Testaccio et altre mascherate, che già molti anni sono si fecero in Roma. È stato creato di costui un Guglielmo Tedesco, che fra l'altre opere ha fatto un molto bello e ricco ornamento di statue piccoline di bronzo, imitate dall'antiche migliori, a uno studio di legname (così gli chiamano), che il conte di Pitigliano donò al signor duca Cosimo; le quali figurette son queste: il cavallo di Campidoglio, quelli di Monte Cavallo, gl'Ercoli di Farnese, l'Antimo et Apollo di Belvedere, e le teste de' dodici imperatori con altre tutte ben fatte e simili altre proprie.

Ha aùto ancora Milano un altro scultore che è morto questo anno, chiamato Tommaso Porta, il quale ha lavorato di marmo eccellentemente, e particolarmente ha contrafatto teste antiche di marmo che sono state vendute per antiche, e le maschere l'ha fatte tanto bene, che nessuno l'ha paragonato, et io ne ho una di sua mano di marmo posta nel camino di casa mia d'Arezzo, che ogni uno la crede antica. Costui fece di marmo quanto in naturale le dodici teste degli imperatori che furono cosa rarissima, le quali papa Giulio Terzo le tolse e gli fece dono della segnatura d'uno uffizio di scudi cento l'anno, e tenne non so che mesi le teste in camera sua, come cosa rara. Le quali, per opera si crede di fra' Guglielmo su detto e d'altri che l'invidiavano, operorono contra di lui di maniera, che non riguardando alla degnità del dono fattogli da quel Pontefice gli furono rimandate a casa, dove poi con miglior condizione gli fur pagate da mercanti e mandate in Ispagna. Nessuno di questi imitatori delle cose antiche valse più di costui, del quale m'è parso degno che si faccia memoria di lui tanto più quanto egli è passato a miglior vita, lasciando fama e nome della virtù sua.

Ha similmente molte cose lavorato in Roma un Lionardo milanese, il quale ha ultimamente condotto due statue di marmo, San Piero e San Paulo, nella cappella del cardinale Giovanni Riccio da Monte Pulciano, che sono molto lodate e tenute belle e buone figure. Et Iacopo e Tommaso Casignuola scultori hanno fatto per la chiesa della Minerva alla cappella de' Caraffi la sepoltura di papa Paulo Quarto, con una statua di pezzi (oltre agl'altri ornamenti) che rappresenta quel Papa, col manto di mischio brocatello, et il fregio et altre cose di mischi di diversi colori, che la rendono maravigliosa. E così veggiamo questa giunta all'altre industrie degl'ingegni moderni, e che i scultori con i colori vanno nella scultura imitando la pittura. Il quale sepolcro ha fatto fare la santità e molta bontà e gratitudine di papa Pio Quinto, padre e pontefice veramente beatissimo, santissimo e di lunga vita degnissimo.

Nanni di Baccio Bigio scultore fiorentino, oltre quello che in altri luoghi s'è detto di lui, dico che nella sua giovanezza sotto Raffaello da Monte Lupo attese di maniera alla scultura, che diede in alcune cose piccole, che fece di marmo, gran speranza d'aver a essere valent'uomo. Et andato a Roma sotto Lorenzetto scultore, mentre attese, come il padre avea fatto, anco all'architettura, fece la statua di papa Clemente Settimo, che è nel coro della Minerva, et una Pietà di marmo, cavata da quella di Michelagnolo, la quale fu posta in Santa Maria de Anima, chiesa de' Tedeschi, come opera che è veramente bellissima. Un'altra simile, indi a non molto, ne fece a Luigi del Riccio, mercante fiorentino, che è oggi in Santo Spirito di Firenze a una cappella di detto Luigi, il quale è non meno lodato di questa Pietà verso la patria, che Nanni d'aver condotta la statua con molta diligenza et amore. Si diede poi Nanni sotto Antonio da San Gallo con più studio all'architettura, et attese, mentre Antonio visse, alla fabrica di San Piero, dove cascando da un ponte alto sessanta braccia e sfragellandosi, rimase vivo per miracolo. Ha Nanni condotto in Roma e fuori molti edifizii, e cercato di più e maggiori averne, come s'è detto nella vita di Michelagnolo. È sua opera il palazzo del cardinal Monte Pulciano in strada Iulia, et una porta del Monte San Savino fatta fare da Giulio Terzo, con un ricetto d'acqua non finito, una loggia et altre stanze del palazzo stato già fatto dal cardinal vecchio di Monte. È parimente opera di Nanni la casa de' Mattei et altre molte fabriche, che sono state fatte e si fanno in Roma tuttavia.