Fu in una cosa alle fatiche d'Andrea favorevole la fortuna, perché essendo state condotte in Pisa, come si è altrove detto, mediante le molte vittorie che per mare ebbero i Pisani, molte anticaglie e pili che ancora sono intorno al Duomo et al Camposanto, elle gli fecero tanto giovamento e diedero tanto lume, che tale non lo potette aver Giotto, per non si essere conservate le pitture antiche tanto quanto le sculture. E sebbene sono spesso le statue destrutte da' fuochi, dalle rovine e dal furor delle guerre, e sotterrate e trasportate in diversi luoghi, si riconosce nondimeno da chi intende la differenza delle maniere di tutti i paesi, come per esempio la egizzia è sottile e lunga nelle figure, la greca è artifiziosa e di molto studio negl'ignudi, e le teste hanno quasi un'aria medesima, e l'antichissima toscana difficile nei capelli et alquanto rozza. De' Romani (chiamo Romani per la maggior parte quelli che, poi che fu soggiogata la Grecia, si condussono a Roma, dove ciò che era di buono e di bello nel mondo fu portato), questa, dico, è tanto bella per l'arie, per l'attitudini, pe' moti, per gl'ignudi e per i panni, che si può dire che egl'abbiano cavato il bello da tutte l'altre provincie, e raccoltolo in una sola maniera, perché ella sia, com'è, la migliore, anzi la più divina di tutte l'altre. Le quali tutte belle maniere et arti essendo spente al tempo d'Andrea, quella era solamente in uso, che dai Gotti e da' Greci goffi era stata recata in Toscana. Onde egli, considerato il nuovo disegno di Giotto e quelle poche anticaglie che gl'erano note, in modo assottigliò gran parte della grossezza di sì sciaurata maniera col suo giudizio, che cominciò a operar meglio e a dare molto maggior bellezza alle cose, che non aveva fatto ancora nessun altro in quell'arte insino ai tempi suoi. Per che, conosciuto l'ingegno e la buona pratica e destrezza sua, fu nella patria aiutato da molti e datogli a fare, essendo ancora giovane, a S. Maria a Ponte alcune figurine di marmo, che gli recarono così buon nome, che fu ricerco con istanza grandissima di venire a lavorare a Firenze per l'opera di S. Maria del Fiore, che aveva, essendosi cominciata la facciata dinanzi delle tre porte, carestia di maestri che facessero le storie, che Giotto aveva disegnato pel principio di detta fabrica.
Si condusse adunque Andrea a Firenze in servigio dell'opera detta, e perché disideravano in quel tempo i Fiorentini rendersi grato et amico papa Bonifazio Ottavo, che allora era Sommo Pontefice della chiesa di Dio, vollono che inanzi a ogni altra cosa Andrea facesse di marmo e ritraesse di naturale detto Pontefice. Laonde, messo mano a questa opera, non restò, che ebbe finita la figura del Papa, et un S. Pietro et un S. Paolo che lo mettono in mezzo, le quali tre figure furono poste e sono nella facciata di S. Maria del Fiore. Facendo poi Andrea per la porta del mezzo di detta chiesa in alcuni tabernacoli o ver nicchie, certe figurine di profeti, si vide ch'egli aveva recato gran miglioramento all'arte, e che egli avanzava in bontà e disegno tutti coloro che insino allora avevano per la detta fabrica lavorato. Onde fu risoluto che tutti i lavori d'importanza si dessono a fare a lui e non ad altri; per che non molto doppo gli furono date a fare le quattro statue de' principali Dottori della chiesa, S. Girolamo, S. Ambruogio, S. Agostino e S. Gregorio. E finite queste, che gli acquistarono grazia e fama appresso gli Operai, anzi appresso tutta la città, gli furono date a far due altre figure di marmo della medesima grandezza, che furono il S. Stefano e S. Lorenzo, che sono nella detta facciata di S. Maria del Fiore in sull'ultime cantonate.
È di mano d'Andrea similmente la Madonna di marmo alta tre braccia e mezzo col Figliuolo in collo, che è sopra l'altar della chiesetta e Compagina della Misericordia in sulla piazza di S. Giovanni in Firenze, che fu cosa molto lodata in que' tempi, e massimamente avendola accompagnata con due Angeli, che la mettono in mezzo, di braccia due e mezzo l'uno; alla quale opera ha fatto a' giorni nostri un fornimento intorno di legname molto ben lavorato maestro Antonio detto il Carota, e sotto una predella piena di bellissime figure colorite a olio da Ridolfo figliuolo di Domenico Grillandai. Parimente quella mezza Nostra Donna di marmo, che è sopra la porta del fianco pur della Misericordia nella facciata de' Cialdonai, è di mano d'Andrea, e fu cosa molto lodata, per avere egli in essa imitato la buona maniera antica, fuor dell'uso suo, che ne fu sempre lontano, come testimoniano alcuni disegni che di sua mano sono nel nostro libro, ne' quali sono disegnate tutte l'istorie dell'Apocalisse. E perché aveva atteso Andrea in sua gioventù alle cose d'architettura, venne occasione di essere in ciò adoperato dal comune di Firenze, per che essendo morto Arnolfo, e Giotto assente, gli fu fatto fare il disegno del castello di Scarperia che è in Mugello alle radici dell'Alpe.
Dicono alcuni (non l'affermerei già per vero) che Andrea stette a Vinezia un anno, e vi lavorò di scultura alcune figurette di marmo che sono nella facciata di S. Marco, e che al tempo di messer Piero Gradenigo doge di quella repubblica fece il disegno dell'arsenale; ma perché io non ne so, se non quello che truovo essere stato scritto da alcuni semplicemente, lascerò credere intorno a ciò ognuno a suo modo. Tornato da Vinezia a Firenze Andrea, la città, temendo della venuta dell'Imperadore, fece alzare con prestezza, adoperandosi in ciò Andrea, una parte delle mura a calcina otto braccia, in quella parte che è fra S. Gallo e la porta al Prato, et in altri luoghi fece bastioni, steccati, et altri ripari di terra e di legnami sicurissimi. Ora, perché tre anni inanzi aveva con sua molta lode mostrato d'essere valente uomo nel gettare di bronzo, avendo mandato al Papa in Avignone per mezzo di Giotto suo amicissimo, che allora in quella corte dimorava, una croce di getto molto bella, gli fu data a fare di bronzo una delle porte del tempio di S. Giovanni, della quale aveva già fatto Giotto un disegno bellissimo. Gli fu data, dico, a finire per essere stato giudicato, fra tanti che avevano lavorato insino allora, il più valente, il più pratico e più giudizioso maestro, non pure di Toscana, ma di tutta Italia. Laonde, messovi mano con animo deliberato di non volere risparmiare né tempo, né fatica, né diligenza per condurre un'opera di tanta importanza, gli fu così propizia la sorte nel getto, in que' tempi che non si avevano i segreti che si hanno oggi, che in termine di ventidue anni la condusse a quella perfezione che si vede; e, quello che è più, fece ancora in quel tempo medesimo non pure il tabernacolo dell'altare maggiore di S. Giovanni, con due Angeli che lo mettono in mezzo, i quali furono tenuti cosa bellissima, ma ancora, secondo il disegno di Giotto, quelle figurette di marmo che sono per finimento della porta del campanile di S. Maria del Fiore, et intorno al medesimo campanile in certe mandorle i sette pianeti, le sette virtù e le sette opere della misericordia di mezzo rilievo in figure piccole, che furono allora molto lodate. Fece anco nel medesimo tempo le tre figure di braccia quattro l'una, che furono collocate nelle nicchie del detto campanile, sotto le finestre che guardano dove sono oggi i Pupilli, cioè verso mezzogiorno, le quali figure furono tenute in quel tempo più che ragionevoli.