"Magister Taddeus Gaddus de Florentia pinxit hanc historiam Sancti Francisci et Sancti Andreae et Sancti Nicolai anno Domini MCCCXLII de mense Augusti".
Fece ancora nel chiostro pure di quel convento in fresco una Nostra Donna col suo Figliuolo in collo molto ben colorita; e nel mezzo della chiesa, quando s'entra a man manca, un San Lodovico vescovo a sedere al quale S. Gherardo da Villamagna, stato frate di quell'ordine, raccomanda un fra' Bartolomeo allora Guardiano di detto convento. Nelle figure della quale opera, perché furono ritratte dal naturale, si vede vivezza e grazia infinita, in quella maniera semplice, che fu in alcune cose meglio che quella di Giotto, e massimamente nell'esprimere il raccomandarsi, l'allegrezza, il dolore et altri somiglianti affetti che bene espressi fanno sempre onore grandissimo al pittore. Tornato poi a Fiorenza, Taddeo seguitò per lo comune l'opera d'Or San Michele, e rifondò i pilastri delle loggie, murandogli di pietre conce e ben foggiate, là dove erano prima state fatte di mattoni, senza alterar però il disegno che lasciò Arnolfo, con ordine che sopra la loggia si facesse un palazzo con due volte, per conserva delle provisioni del grano che faceva il popolo e Comune di Firenze: la quale opera, perché si finisse, l'Arte di porta Santa Maria, a cui era stato dato cura della fabrica, ordinò che si pagasse la gabella della piazza e mercato del grano, et alcune altre gravezze di piccolissima importanza. Ma, il che importò molto più, fu bene ordinato con ottimo consiglio, che ciascuna dell'Arti di Firenze facesse da per sé un pilastro et in quello il Santo avvocato dell'Arte in una nicchia, e che ogni anno per la festa di quello, i Consoli di quell'Arte andassino a offerta e vi tenessino tutto quel dì lo stendardo con la loro insegna, ma che l'offerta nondimeno fusse della Madonna per sovvenimento de' poveri bisognosi. E perché l'anno 1333 per lo gran diluvio l'acque avevano divorato le sponde del ponte Rubaconte, messo in terra il castello Altafronte, e del ponte Vecchio non lasciato altro che le due pile del mezzo et il ponte a Santa Trinita rovinato del tutto eccetto una pila che rimase tutta fracassata, e mezzo il ponte alla Carraia, rompendo la pescaia d'Ogni Santi, deliberarono quei che allora la città reggevano, non voler che più quegli d'oltr'Arno avessero la tornata alle case loro con tanto scomodo, quanto quello era d'aver a passar per barche; per che, chiamato Taddeo Gaddi per essere Giotto suo maestro andato a Milano, gli fecero fare il modello e disegno del ponte Vecchio, dandogli cura che lo facesse condurre a fine più gagliardo e più bello che possibile fusse; ed egli, non perdonando né a spesa né a fatica, lo fece con quella gagliardezza di spalle e con quella magnificenza di volte tutte di pietre riquadrate con lo scarpello, che sostiene oggi ventidue botteghe per banda, che sono in tutto quarantaquattro, con grand'utile del Comune che ne cavava l'anno fiorini ottocento di fitti. La lunghezza delle volte da un canto all'altro è braccia trentadue, e la strada del mezzo sedici, e quella delle botteghe da ciascuna parte braccia otto: per la quale opera, che costò sessanta mila fiorini d'oro, non pur meritò allora Taddeo lode infinita, ma ancora oggi n'è più che mai comendato, poiché, oltre a molti altri diluvii, non è stato mosso l'anno 1557 a dì 13 di settembre, da quello che mandò a terra il ponte a Santa Trinita, di quello della Carraia due archi, e che fracassò in gran parte il Rubaconte, e fece molt'altre rovine che sono notissime. E veramente non è alcuno di giudizio, che non stupisca non pur non si maravigli, considerando che il detto ponte Vecchio in tanta strettezza sostenesse immobile l'impeto dell'acque, de' legnami e delle rovine fatte di sopra, e con tanta fermezza. Nel medesimo tempo fece Taddeo fondare il ponte a Santa Trinita, che fu finito manco felicemente l'anno 1346 con spesa di fiorini ventimila d'oro; dico men felicemente, perché non essendo stato simile al ponte Vecchio fu interamente rovinato dal detto diluvio dell'anno 1557. Similmente, secondo l'ordine di Taddeo si fece in detto tempo il muro di costa a S. Gregorio con pali a castello, pigliando due pile del ponte per accrescer alla città terreno verso la piazza de' Mozzi, e servirsene, come fecero, a far le mulina che vi sono. Mentre che con ordine e disegno di Taddeo si fecero tutte queste cose, perché non restò per questo di dipignere, lavorò il tribunale della Mercanzia Vecchia, dove con poetica invenzione figurò il tribunale di sei uomini, che tanti sono i principali di quel magistrato, che sta a veder cavar la lingua alla bugia dalla verità, la quale è vestita di velo su l'ignudo e la bugia coperta di nero, con questi versi sotto: