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«Ti conosco,» esclamò senza una particolare espressione.

«Ma non ci siamo mai incontrati,» replicò Vaffa.

«Allora era tuo fratello. Il tuo clone. Ti conosco.» Sembrava sul punto di aggiungere qualcos’altro, ma si interruppe. «Bene, mettetevi a sedere. Dove vi è più comodo. Posso offrirvi qualcosa?» Stava guardando Lilo.

«Qualcosa di leggermente intossicante,» disse lei. «Non sono esigente.»

«Ho proprio quello che ci vuole.» Scomparve in un’altra stanza. Vaffa aspettò un attimo, poi si alzò e lo seguì. Tornarono uno alla volta, Vaffa con un bicchiere, Cathay con due. Avevano tutti e due l’aria tesa. Il bicchiere che le allungò era pieno di un liquido verde.

La bevanda la fece star meglio. Si rilassò sulla poltrona ed esaminò Cathay. Aveva lunghi capelli ricci, gambe lunghe e una faccia da ragazzo. Aveva un aspetto gradevole, ma non in modo esagerato, proprio come piaceva a Lilo.

«A cosa devo il grande piacere di questa visita?» chiese Cathay. «Aspettate, lasciatemi indovinare. Tweed è incinto e cerca un insegnante clandestino.»

Vaffa, che si era seduta davanti alla porta, si raddrizzò ancora di più. Anche Lilo si fece più tesa e si rese conto di quanto fosse sintonizzata con le sensazioni dell’altra donna.

«Ti avverto per una volta sola,» disse Vaffa. «Non sono disposta ad ascoltare battute sul Capo.» Guardò minacciosamente prima Cathay, poi Lilo, poi di nuovo Cathay. Lilo guardò impotente Cathay: voleva dirgli quale forma avrebbe preso il secondo avvertimento. Con sua sorpresa, lui sembrò capire. Le fece un cenno quasi impercettibile e si appoggiò allo schienale della sedia.

«D’accordo. Andiamo avanti. Si tratta della Linea Calda, vero? Di cos’altro potrebbe trattarsi? Il Capo ha paura, e non posso biasimarlo.»

«Conosci il contenuto del messaggio?» chiese Vaffa, quasi alzandosi dalla sedia. «Credo che me l’avrebbero detto se tu fossi stato autorizzato a leggerlo.»

«Be’, non so se fossi autorizzato o no,» fece lui. «Ma era già tradotto quando l’ho ricevuto. Te l’ha detto il Capo che la mia fonte è il reparto di traduzione? Non posso avere i dati originali.»

Vaffa si rilassò un po’. «Sì, me l’ha detto. Ma non avresti dovuto leggerlo. Il tuo compito è quello di trasmettere i messaggi al Capo.»

Cathay alzò le spalle. «Dovevo metterlo in codice per mandarglielo, e sono curioso come tutti. Nessuno mi ha detto di dimenticare quello che leggo. Ma lo terrò presente… Ciò che ancora non capisco è perché siate venute qui. Non so cosa il Capo pensi che possiate fare che io non possa fare meglio. Ho contatti. So come muovermi. Tu… si, tu sei forte, lo so. Vuole che tu costringa la Linea Calda a prolungare i servizi?»

Lilo si agitò nervosamente sulla sedia, ma Vaffa non pareva offesa.

«No. La nostra missione è semplice. Hai detto che il Capo è spaventato. Questo non è esatto, ma è giusto dire che è preoccupato. Il messaggio sembra molto importante, e potenzialmente pericoloso.»

Lilo non riuscì a non ridere. «Sì, penso che questo si possa dire. Fa pensare, se non altro.»

«Quello che sembra a me,» disse Cathay seriamente, «è che ci abbiano mandato un conto del telefono.»

«Ma non ci siamo mai abbonati,» osservò Vaffa.

«È sempre un’evasione,» disse Cathay. «È vero che non abbiamo mai richiesto il servizio. Ma ce ne siamo serviti. Sono secoli che ce ne serviamo, e per quanto ne so nessuno ha mai cercato di mandare nulla in cambio.»

«I costi…»

«Questo non ha importanza. Ci sto pensando da quando ho visto il messaggio. Adesso mi sorprende che nessuno abbia mai considerato questa possibilità. Abbiamo sempre preso la Linea Calda come una risorsa naturale, come il vuoto. Ci siamo domandati come potevano essere gli Ophiuciti, ma immagino che quando non ci hanno fatto sapere niente di loro si sia preferito credere che fosse una… una specie di programma di assistenza interstellare.»

«Mentre invece si trattava più di uno scambio culturale?» suggerì Lilo.

«Forse. Se è così, devono essere offesi che non abbiamo mai mandato niente in cambio.»

«Ma cosa abbiamo che gli possa interessare?» chiese Lilo. «Sono così progrediti rispetto a noi!»

«Chi lo sa? Probabilmente loro si sono posti la stessa domanda. E apparentemente quello che hanno fatto è stato mandarci tutto. Abbiamo utilizzato le nuove invenzioni, le tecniche di ingegneria biologica e così via. Ma ancora non riusciamo a decifrare il novanta per cento delle trasmissioni. Forse è arte. O filosofia. O pettegolezzi. O sono nove miliardi di Ophiuciti che richiedono partner sessuali. Però non credo che la Linea Calda sia uno scambio culturale. Credo che si tratti piuttosto di un’iniziativa commerciale. Si aspettano che paghiamo per quello che riceviamo, valore dato per valore ricevuto. Ma vorrei tanto sapere cosa intendono con quell’affare delle ‘pene severe’.»

Vaffa aveva seguito il ragionamento di Cathay con la fronte corrugata. La sua faccia si rilassò quando si tornò su un terreno più familiare.

«Ci siamo allontanati dall’argomento,» disse. «Parlavamo della nostra missione, del perché Lilo e io siamo state mandate qui. È semplice. In una vicenda potenzialmente seria come questa, il Capo sente il bisogno di avere ulteriori informazioni. È infatti impossibile per noi sapere come comportarci in base a quello che conosciamo finora. Poiché è impossibile fare direttamente agli Ophiuciti le domande che ci interessano, dobbiamo fare del nostro meglio per trovare le risposte nel messaggio originale.»

«È ragionevole,» commentò Lilo. Vaffa la guardò e lei capì che Vaffa le era grata per quelle parole. A lei invece non era sembrato molto ragionevole. Aveva accettato il giudizio del Capo sulla situazione essenzialmente con un atto di fede.

«Voglio dire,» continuò Lilo, «che è difficile immaginare che non abbiano incluso nel messaggio tutto quanto dobbiamo sapere. Anche se potessimo far loro delle domande, ci vorrebbero trentaquattro anni prima di ricevere una risposta.»

«Esatto. Hai notato che nel messaggio ci sono molte parole che hanno una probabilità di traduzione?»

«È una cosa normale nei messaggi della Linea Calda,» osservò Cathay.

«Così mi hanno detto. Ma la sola cosa che abbiamo è il messaggio tradotto che hai ottenuto tu. Ciò di cui abbiamo bisogno sono i dati originali. Il Capo desidera riceverli per poterli analizzare indipendentemente.»

Cathay si accigliò. «Non sarà facile. Anzi, è impossibile.»

«Spiegati meglio, per favore.»

«Be’, io… d’accordo. La mia fonte di informazioni lavora al reparto traduzioni della StarLine. Sapete come ricevono i loro dati?» Osservò le due donne, annuì e continuò. «La StarLine ha una stazione nella zona dove il segnale della Linea Calda è più forte. Un tempo c’erano molte stazioni. Adesso la Star-Line ha ottenuto il diritto di monopolio dal governo di Plutone. Un paio di volte la Luna si è opposta, ma immagino che la situazione politica non abbia molta importanza adesso. Praticamente Plutone controlla tutto quello che si trova al di là della propria orbita.

«Il personale della stazione non trasmette niente su Plutone perché il segnale potrebbe essere intercettato. Registrano tutto quello che ricevono sulla Linea Calda e lo spediscono con missili telecomandati, ad alta accelerazione, che vengono ricuperati in condizioni di massima sicurezza.

«Quando c’era concorrenza, avevano missili estremamente veloci. Il personale della stazione agiva da filtro. Se nelle traduzioni preliminari notavano qualcosa che potesse aver valore, lo infilavano in uno di quei missili e cercavano di superare i concorrenti nei brevetti, nella pubblicità e in tutto il resto. Adesso non è più necessario, però hanno sempre uno di quei razzi per le consegne speciali. Quando hanno ricevuto questo messaggio, l’hanno usato. Il mio contatto mi ha detto come è arrivato. Non credeva di riuscire a procurarmelo. Ho esercitato tutte le pressioni che potevo, e ce l’ha fatta. Ma dice che di più non può fare. I servizi di sicurezza sono stati così rigorosi che non esistono copie dei dati originali. Sono immagazzinati nel computer della StarLine, e se pensate di riuscire a penetrare lì dentro e a derubare la memoria, buona fortuna.»