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Arkadij Natanovič Strugackij, il maggiore, è nato nel 1925, ha studiato lingue straniere, ha lavorato come traduttore dall’inglese e dal giapponese, ed è stato dei due il letterato a tempo pieno. Muore nel 1991. Boris Natanovič Strugackij è nato nel 1933, vive a Leningrado dove lavora come astronomo in un istituto di ricerca scientifica. Insieme hanno esordito come scrittori nel 1959 con il romanzo Il paese delle nuvole purpuree e da allora hanno pubblicato più di due dozzine fra romanzi e racconti.

I due romanzi qui tradotti, Tentativo di fuga e Lo scarabeo nel formicaio, appartengono a due diversi momenti creativi dei fratelli Strugackij. Il primo è del 1962 e segna l’introduzione di tematiche di tipo morale e sociale nella fantascienza sovietica, il secondo è del 1980 e, se da una parte rivela una nuova fase di sviluppo nell’opera dei due scrittori, dall’altra marca l’inizio di quella che pare essere la seconda fioritura della fantascienza sovietica. Se, infatti, gli anni Sessanta sono stati un’età d’oro per questa letteratura, gli anni Settanta hanno costituito invece un periodo di grave crisi, in cui si è tentato di emarginarla, bollandola in toto come letteratura di pura evasione e negandole spessore e problematicità. Anzi, forse proprio l’essere troppo problematica, il continuo interrogarsi su presente e futuro non hanno reso questo genere letterario troppo gradito in era brežneviana. Non a caso gli Strugackij pubblicano in quegli anni le loro opere solo su riviste periferiche, di scarsa diffusione, o addirittura all’estero (il romanzo I brutti cigni del 1972 è tuttora inedito in URSS). E solo a partire dal 1980, proprio con la pubblicazione di Lo scarabeo nel formicaio, che la fantascienza ricomincia a farsi largo nel consesso letterario. Nel 1981 viene anche istituito il premio Aelita per la migliore opera di questo genere pubblicata in URSS (premio ricevuto nella sua prima edizione proprio dallo Scarabeo), e giornali e riviste dedicano sempre più spazio alla fantascienza, che è sempre stata particolarmente apprezzata dai lettori sovietici.

I romanzi dei fratelli Strugackij possono essere riuniti in cicli, in cui ricorrono gli stessi eroi, si ripetono dei particolari, si ricordano avvenimenti descritti già in altre opere. Ciò crea un’illusione di omogeneità, di coerenza interna, di logica e di verisimiglianza ipotetica. La critica sovietica ha spesso interpretato le loro opere come una riflessione sugli aspetti reali del futuro. E in realtà, per ammissione degli stessi autori, il loro mondo (per lo meno quello che appare nella produzione dal 1962 in poi) è quello che essi vorrebbero si realizzasse nel futuro: un universo senza conflitti, senza guerre, senza divisioni, che si colloca al di fuori del tempo. Al centro delle loro opere c’è sempre un problema profondamente attuale. E i cicli appaiono nel momento in cui gli scrittori, in realtà degli sperimentatori, stanno studiando una precisa questione. Leggendo alcuni dei loro libri (La lumaca sui pendio, I brutti cigni, Lo scarabeo nel formicaio) si ha l’impressione che gli autori lottino con tutte le loro forze contro il proprio pessimismo. Alla fine prevale però la speranza, ma non perché Arkadij e Boris Strugackij vogliano compiacere la censura (potrebbe essere — ma non è — il caso dei romanzi degli anni Settanta!), ma perché vogliono opporre al mondo della realtà il loro utopico mondo.

Tentativo di fuga fu pubblicato nel 1962, nella prima edizione dell’almanacco Fantastika. Recensendo l’almanacco, i critici sovietici sottolinearono come i temi sociali e psicologici fossero divenuti predominanti nella letteratura fantastica. Al centro delle narrazioni c’era un problema (sociale, psicologico, filosofico) che veniva analizzato con mezzi letterari diversi da quelli classici della letteratura fantastica. In pratica, per tutti gli anni Sessanta non è l’utopia, ma l’antiutopia a determinare lo spirito della fantascienza sovietica. Gli scrittori scrivono opere in cui si tratta di società tiranniche, di catastrofi, di una tecnica che si rivolta contro l’uomo, di un soggetto drammatico o tragico, ma in ogni caso sempre dinamico. È questo il caso in particolare di tre romanzi dei fratelli Strugackij: Tentativo di fuga, È difficile essere un dio (1964), L’isola abitata (1968).

Anton e Vadim, i protagonisti di Tentativo difuga, accettano di prendere a bordo della loro astronave Saul, uno storico specialista della società del XX secolo. Si recano su un pianeta che si suppone disabitato e si ritrovano in un mondo che è in realtà un enorme campo di concentramento e in cui domina una tirannia di tipo medioevale. Vadim e Anton, cresciuti in una società comunista, sono indignati e rifiutano istintivamente ogni forma di male. Nonostante gli avvertimenti di Saul, desiderano porre rimedio alle cose, ma non riusciranno a concludere nulla, anzi, tutte le loro buone intenzioni si risolveranno in un fallimento o si ritorceranno contro coloro che volevano aiutare. Alla fine del racconto, Saul, lo specialista di storia, sparisce. Da un biglietto apprendiamo che si trattava in realtà di un ufficiale sovietico catturato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, e che in qualche modo è riuscito a scappare dal campo di concentramento in cui si trovava e si è rifugiato nel futuro. Il simbolismo evidente del “tentativo di fuga” di Saul illustra l’idea principale del racconto. Vari sono gli interrogativi che gli autori si pongono attraverso i loro personaggi. Il primo è il problema dell’intervento, che presenta per lo meno due aspetti: si può intervenire dall’esterno, pur con le migliori intenzioni, nella vita di una società? Tentativo di fuga, È difficile essere un dio e L’isola abitata sono romanzi interamente dedicati a questo problema. La risposta degli Strugackij è univoca: cambiare la storia dall’esterno equivale a spezzare la spina dorsale dell’umanità; un’ingerenza, armata o non violenta, è sempre un’aggressione e può condurre ad una catastrofe. Il secondo aspetto del problema (simbolizzato particolarmente in Tentativo di fuga) è: può una società, durante il suo sviluppo, bruciare le tappe, fare un salto nel futuro prima di aver terminato i compiti del passato? Anche a questa domanda gli autori rispondono negativamente. In tutte le loro opere essi affermano la necessità di uno sviluppo organico.

Un altro tema spesso presente nelle pagine degli Strugackij è quello del fascismo, che ricorre come un leit-motiv nei tre romanzi già citati. In queste opere gli eroi abbandonano il loro mondo utopico e si ritrovano in un mondo tragicamente reale, fascista. L’abbandono della Terra può essere volontario, come in È difficile essere un dio, dove Anton-Rumata viene mandato in missione; oppure accidentale, come nel caso de L’isola abitata, dove Maksim fa naufragio su un altro pianeta; o per errore, come nel caso di Anton e Vadim in Tentativo di fuga. Venendo tutti dallo stesso mondo, la Terra, Anton-Rumata, Maksim, Anton e Vadim devono obbedire alle stesse leggi dell’utopia, vale a dire non intervenire e contentarsi di osservare. Se in È difficile essere un dio gli eroi dell’utopia vivono sei anni in un’epoca fascista medioevale, quindi assai anteriore alla loro, ne L’isola abitata i due pianeti sono contemporanei, ma completamente separati nello spazio; in Tentativo di fuga il tempo gioca un ruolo molto più sottile, perché se i due eroi principali, Anton e Vadim, sono uomini del futuro, il terzo, Saul, è invece un uomo del XX secolo — un nostro contemporaneo — cosa che permette un’alternanza presente/passato con il futuro. Fra l’altro, la proiezione nel futuro del campo di concentramento in cui si trova Saul permette, attraverso le reazioni di Anton e Vadim, lontani discendenti di Saul, di denunciare con ancora maggior vigore il sistema.