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Thorne scorse un lampo blu quando Jameson estrasse la corda e un lampo nero che probabilmente era il cappuccio.

Sentì la furia nel suo petto farsi più pesante. Chiuse gli occhi e la sentì risalire lungo le costole, arrivando sempre più in alto.

Come succedeva spesso, l’ultima parte del viaggio era la più frustrante. Ci aveva messo una vita per arrivare a Tufnell Park con tutto quel traffico. E ora l’assurda quantità di semafori e attraversamenti pedonali su Kentish Town Road si stava rivelando un ostacolo irritante.

Holland si domandò se non fosse il caso di chiamare di nuovo, ma poi decise che, anche se avesse trovato il telefono libero, ormai era quasi arrivato, perciò tanto valeva…

Si spostò nella carreggiata in contromano, rientrando, poi, in quella del suo senso di marcia non appena un autobus gli si parò davanti. Tagliò la strada a un taxi e, al semaforo successivo, il taxi gli si accostò e il conducente gli urlò un sacco di insulti dal finestrino. Holland esibì il distintivo, disse al tassista di andare affanculo e rimase a guardarlo con un sorriso mentre si allontanava.

Al verde svoltò in Prince of Wales Road. La via di Thorne era la terza a destra. Mise la freccia, ma un ultimo ingorgo lo costrinse a fermarsi. Guardò di nuovo le foto.

Quando riuscì a rimettersi in moto e a proseguire, si domandò se avrebbero permesso a Thorne di essere presente al momento dell’arresto.

«È una storia fantastica, nonostante tutto» disse Jameson. «Forse dovrei scriverla, cambiando i nomi, ovviamente, per proteggere gli innocenti.»

«Sempre che ce ne siano» osservò Thorne.

«Sarebbe una storia in tre parti. O meglio in tre atti, come una classica sceneggiatura.»

«Chi vivrà vedrà.»

«Non è il tuo caso.»

La furia nel petto di Thorne salì di un’altra costola.

«Per il primo atto bisogna tornare indietro nel tempo. Un pezzo di merda con i capelli unti e i pantaloni a zampa d’elefante trascina una donna in un magazzino e la violenta.»

«Vostra madre…»

Thorne sentì il pavimento vibrare sotto i piedi di Eve, quando lei gli si avvicinò per premergli un tacco sulla guancia. «Non interromperlo» disse.

«Lo stupratore, grazie perlopiù alla collaborazione della polizia, viene assolto. La donna si chiude in sé, in preda a un esaurimento nervoso, e porta anche il marito alla pazzia.» Jameson parlava come se si stesse liberando la bocca dal sudiciume. «L’uomo uccide la moglie e poi se stesso e i cadaveri di entrambi sono scoperti dai loro due bambini, che successivamente vengono dati in affido. Un inizio drammatico, no?»

«È questo il motivo per cui mi trovo qui, vero?» disse Thorne. Il tacco gli premette di nuovo la guancia, ma Jameson disse qualcosa ed Eve sollevò il piede, allontanandosi da Thorne. «“Grazie perlopiù alla collaborazione della polizia” hai detto. Quindi io devo morire perché, quasi trent’anni fa, un collega bastardo ha gestito nel modo peggiore un caso di violenza carnale. È così, vero?»

«È inutile che attacchi la solfa delle ingiustizie della vita e quant’altro» disse Eve. «Da noi non riceverai comprensione.»

«Capisco le ragioni del vostro comportamento. Voglio solo sapere perché avete scelto me.»

«Perché quel giorno hai risposto al telefono.»

Thorne si rese conto che era davvero così semplice. Non aveva mai capito bene perché l’assassino avesse lasciato un messaggio sulla segreteria di Eve. Ora il motivo era lampante. Serviva a dare a Eve una scusa per chiamare l’hotel. A un telefono che squilla sulla scena di un omicidio poteva rispondere solo un poliziotto. Le corone di fiori dopo gli altri omicidi erano state ordinate soltanto per dare l’idea che quello fosse il modus operandi dell’assassino.

Avevano selezionato gli stupratori con estrema cura. Ma la vittima finale — lui stesso — era stata scelta a caso. Thorne ripensò al suo dialogo con Eve, solo venti minuti prima.

Mi chiedo cosa sarebbe successo, se non avessi risposto al telefono, in quella stanza…

Semplicemente, adesso ci sarebbe qualcun altro, al tuo posto.

Vedeva ancora l’espressione del viso di Eve, mentre lo diceva.

Immaginò quella di suo padre, quando avrebbe ricevuto la notizia della sua morte.

«Ho anche un bel titolo per questa sordida storia» disse Jameson. «Dalla padella alla brace. Che cosa ne pensi?»

«So di Roger Noble…»

«Ah, davvero?» Per la prima volta Jameson non alzò la voce, ma Thorne udì vibrare un’emozione letale nelle sue parole. «Potrai sapere quello che ha fatto, forse, ma non certo come ci siamo sentiti noi.»

«Abbastanza male da essere costretti a fuggire.»

«Bravo, ben detto.»

«Volevi proteggere tua sorella…»

«Noble voleva fare del male non a me,» intervenne Eve «ma al mio bambino.»

«Era stato lui a metterti incinta?»

Jameson rise. «Risposta sbagliata. Forse dovremmo darti un pulsante da schiacciare. A Noble piacevano i maschietti. Il bambino era mio.»

«Nostro» precisò Eve. «E quando cercarono di togliermelo, ce ne andammo.»

Thorne si rese conto in quel momento che era vergogna quella che aveva colto nella voce di Irene Noble, quando aveva parlato di problemi “comportamentali”. Probabilmente l’idea del trasloco era stata sua. Cambiare zona, far abortire Eve in un posto dove nessuno li conosceva, evitare lo scandalo…

«E cosa accadde al bambino?» chiese Thorne.

«Aborto spontaneo» rispose Ben in tono privo di emozione. «Chissà, forse potremmo anche riprovarci, quando tutto questo sarà finito.»

Per una trentina di secondi nessuno parlò. Thorne avvertiva una corrente d’aria sulla pelle. Ormai non sentiva più le mani e il cuore gli batteva così forte da sollevargli il petto dal pavimento.

Quando tutto questo sarà finito…

Immaginò lo sguardo che doveva essere passato tra quei due quando avevano deciso di ucciderlo. Lo sguardo tenero e amorevole tra un uomo e una donna che volevano concepire un bambino, dopo aver violentato e strangolato.

Lo sforzo di girare la testa strappò a Thorne un gemito di dolore. «Suppongo che la parte finale della storia riguardi gli omicidi» disse. «Remfry, Welch e Southern. E, alla fine, io. Ma è la parte centrale quella ancora avvolta nel mistero, per me. Che cosa è successo dopo la vostra fuga? Che cosa è accaduto tra l’omicidio di Franklin e quello degli stupratori? Perché avete ricominciato a uccidere?»

«Il fulmine ha colpito due volte» disse Eve.

In quel momento si udì il campanello suonare.

Thorne sollevò la testa, ma Eve e Ben furono pronti a bloccarlo.

In men che non si dica gli furono addosso, armati di coltello e pronti a stroncare sul nascere ogni suo eventuale tentativo di urlare…

Hendricks rispose al primo squillo.

«Sono davanti alla porta dell’appartamento dell’ispettore Thorne» disse Holland. «Non risponde al campanello, ma il telefono è occupato…»

«Probabilmente lo ha staccato, per non essere disturbato mentre fa una bella visita a Eliza Doolittle.»

Holland si sentì gelare alla base del collo. «Come?»

«Aveva un appuntamento con la sua fioraia. Non mi sorprende affatto che non voglia venire ad aprire la porta.»

«Oh, Cristo.»

«Qual è il problema?»

Holland gli raccontò di Mark e Sarah Foley e delle foto ed Hendricks assicurò che sarebbe arrivato subito. Il panico nella voce del patologo riecheggiava quello che Holland sentiva salire dentro di sé.

Poi, guardando dalla parte opposta della strada, Holland vide la moto.

«Dave…?»

Holland sentì il motore nella sua testa andare su di giri. «Prima di uscire, Phil, chiama Brigstocke e spiegagli tutto. E fai arrivare qui i rinforzi, immediatamente. E un’ambulanza.»