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Quando Davies e Shandy raggiunsero la prua la calca aveva già cominciato a dividersi per farli passare, così Shandy aveva potuto lanciare uno sguardo al cadavere di de Burgo mentre si trovava ancora a diversi passi di distanza, e fu probabilmente quell’istante di preparazione a salvare il contenuto del suo stomaco, poiché la testa di Geòrgie de Burgo era stata staccata dal corpo da quello che sembrava essere stato il colpo di una lama affilatissima e pesantissima.

Shandy stava fissando affascinato e nauseato quella cosa quando la vedetta gridò ancora. «E un altro a babordo!»

«Gettatelo fuori bordo,» disse Davies, teso, voltandosi verso babordo.

Lui e Shandy non parlarono finché non furono tornati, sgomitando, al timone e dal loro bizzarro navigatore. «Credo,» disse allora Davies, «che possiamo presumere che li abbia uccisi tutti e dodici e li abbia poi gettati fuori bordo. Non riesco a immaginare come, ma questo non è il mistero principale.»

«Esatto,» disse Shandy, guardando con occhi socchiusi l’orizzonte azzurro e vuoto davanti a sé. «Chi sta governando la nave per lui?»

Per un minuto intero nessuno di loro parlò, poi Shandy guardò a tribordo il galeone spagnolo. «Uh… Phil? Non hai detto che siamo più veloci di quella nave spagnola?»

«Hm? Oh, certamente, anche se lei è al meglio e noi al peggio.» Anche Davies guardò a tribordo… poi rimase agghiacciato, a fissare il galeone che si era portato ben davanti alla Jenny. «Per i denti di Dio,» mormorò, «non è possibile.»

«No,» convenne Shandy. «E neppure il fatto che esso non lasci una scia visibile.»

Davies rimase a guardare ancora per pochi secondi, poi chiese un telescopio. Ne fu portato uno, e per un lungo minuto lui scrutò attraverso di esso il galeone che si allontanava. «Metti gli uomini al lavoro,» disse infine, abbassando il cannocchiale. «Che facciano qualsiasi cosa: riparare le cime, issare e ammainare le vele, esercitarsi nelle manovre di bordo, qualsiasi cosa… tieni la loro attenzione lontana da quel galeone.»

«Certo, certo, Phil,» disse il disorientato Shandy, avviandosi di corsa.

Assegnò tanti di quegli incarichi e con tale rapidità che un uomo che era stato furtivamente a fumare la pipa — proibita a bordo delle navi — riuscì nella confusione a dar fuoco a una pozza del rum di Mr. Bird e a incendiare metà della prua: capelli unti e abiti incatramati presero subito fuoco e una dozzina di uomini, improvvisamente in fiamme, strillando allarmati, scavalcarono la murata e si tuffarono.

Shandy, all’istante, ordinò al timoniere di cambiare direzione, e nel giro di pochi minuti le perenni esercitazioni di Davies risultarono provvidenziali — il fuoco era spento, e gli uomini nell’acqua erano stati tutti tirati a bordo prima che qualcuno di loro avesse il tempo di annegare. Dopo che l’eccitazione si fu calmata e Shandy ebbe avuto il tempo di riprendere fiato e di mandare giù il rum superstite, tornò a poppa. Hurwood, sebbene avesse probabilmente protestato quando la Jenny aveva effettuato la virata, stava di nuovo fissando in silenzio l’interno della sua cassetta di legno, e quando Shandy guardò davanti a sé vide che il galeone spagnolo era ormai solo una bianca chiazza irregolare sull’orizzonte meridionale.

«Quando ho detto di tenerli impegnati,» cominciò Davies, «non intendevo…»

«Lo so, lo so.» Shandy si grattò una zona bruciacchiata della barba e poi appoggiò le spalle contro una sartia tesa e guardò Davies. «Per quale ragione? Solo perché non notassero l’assenza della scia?»

«In parte. Ma ancora di più, perché non volevo che uno di questi ragazzi avesse la possibilità di puntare un cannocchiale sulla sua poppa e leggere il nome. È la Nuestra Señora de Lagrimas,» disse pensieroso. «Forse non hai mai sentito parlare di lei, ma probabilmente metà di questi uomini conosce la sua storia. Stava trasportando oro da Veracruz ed ebbe la sfortuna di incontrare una nave corsara inglese, la Charlotte Bailey. Un paio di inglesi sopravvissero per raccontare la storia. Una terribile battaglia navale — durata quattro ore — ed entrambe le navi affondate.» Guardò Shandy e sogghignò. «Era il 1630.»

Shandy sbatté le palpebre. «Quasi un secolo fa.»

«Esatto. Sai qualcosa circa l’evocazione degli spettri?»

«In verità, no… anche se per come stanno andando le cose credo che mi capiteranno spesso davanti prima che io capisca davvero qualcosa di navigazione.»

«Beh, neanch’io sono un esperto, ma so che non è facile. Anche ottenere una nebulosa e stupida proiezione di una persona morta richiede un mucchio di potere magico.» Fece un cenno con la mano verso la prua. «E qui qualcuno ha evocato l’intera dannata de Lagrimas — vele, tavole, verniciatura e tutto il resto, ciurma compresa, a giudicare da come viene manovrata. E solida abbastanza da non apparire per nulla diversa da una nave reale, e nella luce del sole per giunta.»

«Leo Friend?»

«Credo di sì. Ma perché?»

Shandy lanciò un’occhiata a Hurwood. «Temo che probabilmente lo scopriremo.» E spero, pensò con fervore, che sia stato troppo indaffarato — a uccidere pirati e a evocare navi fantasma — per rivolgere le sue attenzioni a Beth Hurwood.

CAPITOLO DICIASSETTESIMO

Da dov’era rannicchiata nell’angolo della cabina Beth Hurwood poteva vedere solo segmenti sconnessi dell’incedere lezioso di Leo Friend sul ponte, verso di lei, poiché lui aveva chiuso la porta dietro di sé quando era entrato. E l’unica luce nella cabina era il lampo rapido e regolare dell’azzurro del cielo di una finestra nella paratia che continuava ad apparire e a scomparire, evidentemente a tempo col battito cardiaco di quell’uomo grasso.

Beth si era svegliata all’alba per trovarsi a camminare giù per il gelido declivio di sabbia in direzione della barca che dondolava nell’acqua bassa. Quando aveva visto Leo Friend, seduto dentro di essa, che le rivolgeva un sogghigno, aveva cercato di fermarsi, ma non ci era riuscita; poi aveva cercato di deviare allontanandosi dalla barca, e non era riuscita a fare neppure quello, e non era neanche stata in grado di rallentare il passo mentre avanzava impotente nell’acqua gelida e si arrampicava sulla barca. Allora aveva cercato di parlare, ma non era stata in grado di tendere le corde vocali o aprire la bocca. La barca era scivolata al di là dei frangenti verso il punto dov’era la sagoma indistinta dello Strepitoso Carmichael, e la traversata fino alla nave era durata solo un minuto o giù di lì, durante il quale Friend non aveva mai toccato i remi, trascinati ai lati della barca, e Beth non era mai riuscita a muovere un muscolo.

Ma tutto ciò era accaduto diverse ore prima, e lei da allora aveva ripreso il controllo delle sue azioni abbastanza da trascinarsi in quell’angolo e, quando aveva udito i pirati che gridavano e morivano, da coprirsi le orecchie.

Guardò Friend, diffidente, valutando dove sulla di lui figura tumida avrebbe potuto usare i denti e le unghie in modo da ottenere l’effetto migliore, e cercando di irrigidirsi per opporsi a un altro episodio di impotenza marionettistica, indotta magicamente.

Ma un momento dopo sentì che si alzava in piedi… dolorosamente, in una posizione goffa e sulle punte che non avrebbe mai assunto con la propria volontà; poi, finalmente, il suo peso ridiscese sui calcagni e le sue braccia si sollevarono di scatto verso alto e in avanti, anche se non per mantenere l’equilibrio, poiché era incapace di cadere quanto l’albero maestro di una grossa nave.

Friend sollevò le braccia e lei realizzò di essere stata costretta ad assumere quella posizione per abbracciarlo. Il labbro inferiore sporgente di lui era umido e fremente, e quando lui avanzò nelle sue braccia Beth le sentì chiudersi intorno a quella schiena tremolante di carne. Poi la bocca di lui si serrò su quella di lei.