Si era messo una vestaglia blu. C’erano una tazza di halin sul tavolo di fronte a lui e un boccale tozzo fatto d’argilla granulosa rossa. Lo strato di smalto sul boccale era chiaro e sottile. Potevo vedere le impronte lasciate dai pollici del vasaio.
Qualcosa dentro di me ha detto: Fa’ attenzione. Guarda cos’hai davanti. Ricordati quanto profondamente ami questa persona.
(Hah.)
Dal diario di Sanders Nicholas,
addetto alle informazioni presso lo staff
del Primo Difensore Ettin Gwarha
CODIFICATO PER LA SOLA VISIONE DI ETTIN GWARHA
19
Anna si svegliò all’aroma di caffè, prese i vestiti e andò in bagno. Sentiva Nick in cucina, che fischiettava qualcosa che sembrava venisse trasmessa da un canale di musica classica. Un’opera, forse?
Si fece la doccia, si infilò un caffetano di un tessuto lavorato a mano che proveniva dal Guatemala. Era a strisce verticali rosse, verdi, azzurre, gialle, color lavanda, nere e bianche. I sandali (nascosti sotto il caffetano) erano piatti e comodi. Si mise degli orecchini lunghi e si guardò allo specchio, esaminando il viso rotondo e scuro che mostrava l’origine meticcia. Gli occhi neri spiccavano sugli zigomi sporgenti. Le labbra erano piene. Il naso aveva la curva dei Maya. Non rimpianse neppure la propria ignoranza in fatto di trucco. Quella mattina, era bella.
— Anna? — chiamò Nick dal soggiorno.
Lei uscì. La colazione era su uno dei tavoli, e lui era appoggiato a una parete, una tazza in mano. La passò in rassegna e disse: — Molto bella.
Anna provò una breve irritazione. Lo sguardo e il commento erano assolutamente tipici di un maschio umano. Avrebbe dovuto aver imparato modi migliori dopo aver trascorso vent’anni tra i hwarhath.
Si sedette. Per colazione c’erano caffè, pane tostato e una ciotola di una sostanza grigia. Un altro tipo di cibo umano, pensò, finché non l’assaggiò. Si trattava di avena. Notò il recipiente dello zucchero pieno di cristalli scuri e la brocchetfa piena di latte bluastro e li aggiunse entrambi all’avena. La migliorarono un po’, ma l’avena sapeva sempre di avena. — Cos’è successo, ieri?
— Alla riunione? Lugala Tsu ha deciso all’improvviso che voleva essere presente ai negoziati. Ne ha il diritto. È un frontista.
— E lei è stato escluso.
— Sì. — Nick sorseggiò il suo caffè.
— Perché?
— Il frontista non è a suo agio con me. È disposto a sedere di fronte agli alieni. Bisogna farlo, se ci sono dei colloqui che devono andare avanti. Ma non è disposto a vedere un alieno con la coda dell’occhio.
Quello era quasi sicuramente un modo per dire che Nick era inaffidabile e che apparteneva alla parte umana della sala. — Quell’uomo è una faccia di culo.
— Può anche dirlo, ma parlerebbe male di una parte del corpo che è di indubbia utilità. Preferisco pensare a Lugala come a un tumore.
Anna rise. — Ciò significa che sarà disponibile per i colloqui delle donne?
— Può darsi. Tsai Ama Ul ha chiesto di me, oggi, e io sono qui. Ma Lugala Minti probabilmente la pensa come suo figlio. Il che non è un problema per questo incontro. Non sarà presente. Ma quando ci sarà…
— Stanno cercando di mandare a monte i negoziati?
Nick rimase per un momento silenzioso. — Non credo che farò commenti in proposito. Le è piaciuta l’uniforme che portava il figlio di Lugala?
— Ha bisogno di una taglia in più.
— Sorprendente, vero? All’Art Corps di solito sono così precisi.
Anna non gli aveva mai sentito quel tono particolare di voce: dolce e malizioso. Si ricordò che lui aveva lavorato a certe commedie. Era probabile che avesse degli amici negli Art Corps.
— Non è un po’ meschino?
— Anna, lei non ha ancora visto la meschinità. Quando un paio di individui duri come il generale e Lugala Tsu decidono di confrontarsi, si aprono orizzonti di meschinità che lei e io possiamo a malapena immaginare. Si ricorda la prima volta che ha visto le Montagne Rocciose? O l’oceano? O la Terra dallo spazio? Se quei tizi si scatenano, sarà così.
— Hanno intenzione di scatenarsi? Di dare il via a un qualche tipo di lotta interna?
— Non lo so.
Dopo colazione, si recarono nella solita sala delle riunioni. Le due donne aliene erano là in attesa, con indosso gli splendidi vestiti abituali. Quello di Tsai Ama Ul aveva pannelli di un materiale blu luminoso. Ama Tsai Indil ne portava uno di broccato giallo. File di orecchini pendevano dalle sue larghe orecchie. Questa volta, erano formati da catenelle sottili d’oro che terminavano in gocce d’oro. Ogni volta che muoveva la testa anche solo leggermente, le gocce oscillavano e luccicavano.
Che gente appariscente! E perché… se negli Art Corps erano così precisi e i soliti sarti erano capaci del genere di vestiti che Anna aveva di fronte… Nick appariva tanto spesso così trasandato?
Espletarono il rituale dei saluti e poi si sedettero, Nick, come sempre, leggermente arretrato.
— La mia compagna anziana mi ha ordinato di cominciare — disse Ama Tsai Indil. — Secondo la sua opinione, gli uomini… — Parlò nel linguaggio alieno.
— Gli uomini stanno compromettendo tutto — disse Nick, in inglese.
Ama Tsai Indil reclinò la testa. Gli orecchini oscillarono. — Nella nostra lingua, la metafora è diversa. Diciamo che creano complicazioni.
— Ed è particolarmente vero ora che il figlio di Lugala ha deciso di scendere in competizione con il figlio di Ettin. Tsai Ama Ul non farà commenti su questo comportamento, che è tipicamente maschile e che non farà necessariamente apparire né Lugala né Ettin più desiderabili come fonti di materiale genetico.
— Ma è sua opinione che gli attuali negoziati siano importanti e che non dovrebbero essere messi da parte solo perché un paio di uomini cercano di prevaricarsi a vicenda. La donna di Tsai Ama non parlerà di guerra o di alcuna questione militare. Spetta agli uomini combattere. Ma i negoziati riguardano tanto la pace che la guerra, e tocca alle donne concludere la pace.
Com’era preciso quel popolo! Anna non riusciva a immaginare una maggiore proprietà di linguaggio, specialmente dopo aver trascorso anni a scrivere su riviste accademiche.
— Tsai Ama Ul vuole sapere da Sanders Nicholas cos’è accaduto ieri, e poi vuole la sua opinione sui negoziati, donna di Perez.
— Va bene — fece Anna.
Nick parlò nella lingua hwarhath. Anna non avrebbe potuto dire molto sul suo tono, il suono della lingua era troppo diverso dall’inglese. Ma la voce rimase pacata. Le donne aliene lo guardavano con intensità. Lui tenne la testa china, tranne quando Tsai Ama Ul gli parlò, anzi, gli fece delle domande. Allora, sollevò il capo per un istante prima di rispondere.
Quella lingua fatta di sguardi era più complicata di quanto Anna si fosse resa conto. Nick faceva qualcosa di simile a un’affermazione quando incontrava gli occhi della donna. "Dico la verità. Parlo da pari. Parlo da amico."
Alla fine, smise di parlare.
Ama Tsai Indil disse: — Ora, la mia compagna anziana vuole sapere che cosa, secondo lei, sta accadendo.
Anna sollevò brevemente lo sguardo, incontrando quello giallo della donna di Tsai Ama. — Non ne sono sicura. La mia zona di competenza non è la diplomazia. È l’intelligenza aliena. Sono qui più o meno per caso, per via di quello che è accaduto durante l’ultima serie di negoziati. Che cosa credo che stia succedendo? — Guardò la moquette color vino scuro. — Credo che Charlie Khamvongsa sia corretto, un uomo onorevole che vorrebbe concludere una pace. Ho il sospetto che anche Ettin Gwarha sia corretto, anche se non sono sicura di capire le sue motivazioni. Credo che Lugala Tsu stia creando problemi.