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Forse è per questo che il Popolo sembra che chiacchieri meno degli umani. Il Popolo può spulciarsi. Non ha bisogno di parlare del tempo e di come va la squadra locale o, come in questo caso, di quanto si senta la mancanza della Terra… del gioco del cricket, di un giardino in Svezia, del cibo in India, di un teatro a New York.

Penso di poter sopportare la nostalgia, ma sembra maledettamente vicino al rimpianto.

Ho smesso e sono andato nei miei alloggi, mi sono fatto una doccia, preparato un sandwich e mi sono messo a leggere.

Alla fine dell’ottavo ikun mi ha chiamato Ettin Gwarha. — Nicky, vieni subito.

Voce di comando. Mi sono vestito e sono andato.

La puzza mi ha colpito prima che la porta si aprisse: l’aroma dolce amaro di halin misto a quello acido di corpi hwarhath che cercavano di liberarsi dalle tossine. Deve esserci stata un sacco di gente a un certo punto della serata. I tavoli erano ingombri di coppe di halin e boccali.

Tre erano rimasti. Hai Atala Vaihar mi ha guardato, sobrio e preoccupato. Shen Walha gli sedeva accanto, di fronte al generale. Lui aveva le spalle curve e la testa ciondoloni. Stringeva ancora una coppa di halin.

— Qui, Nicky. — Ha indicato il divano accanto a lui.

Mi sono seduto, guardandolo appena di sbieco mentre lo facevo, incontrando il suo sguardo. Aveva le pupille ristrette ma ancora visibili.

— Stavamo parlando di umanità. — Il generale ha parlato con cautela, attento ad articolare ogni sillaba correttamente. — Ho pensato che potesse interessarti. Wally…

Shen Walha ha sollevato la testa. I suoi occhi gialli erano vuoti. Sbronzo. Ho abbassato lo sguardo sul pavimento.

— Il primo difensore ha sollevato la questione. — Era più ubriaco di Gwarha ma parlava meglio. — Come combattere con gente che non comprende le regole della guerra? Come ottenere la pace se non possiamo interagire? Ho detto che non c’è modo. Ho detto che dobbiamo uccidere gli umani come animali.

— E ti ho fatto venire — ha detto Gwarha. La sua voce profonda era molto morbida.

— Forse questa non è una conversazione da ora così tarda, dopo un party — ho detto.

Wally ha vuotato la coppa d’un fiato e l’ha deposta sul tavolo davanti a lui. Si è sporto in avanti, appoggiando i gomiti sulle sue ampie cosce pelose. — Hai ragione, Nicky, non lo è. Ma sono sobrio e non dirò cosa penso, ma se non lo dico non servirò il primo difensore o il Popolo. Lo dico direttamente a Ettin Gwarha e a te. Gli umani non sono persone vere, e se pensiamo che lo siano, deluderemo noi stessi e ci cacceremo in una trappola pericolosa.

— Che cos’è Nicky se non una persona? — ha domandato Gwarha.

Ho guardato Vaihar. Era seduto in posizione eretta e immobile, lo sguardo basso: la posizione di un ufficiale junior presente a uno scontro tra ufficiali senior. Fa’ il meno possibile per attirare l’attenzione e nulla che ti possa esporre a critiche.

— Conosci la risposta, Primo Difensore. È un animale, sebbene molto furbo, in grado di mimare il comportamento di una persona. Se avessi conosciuto soltanto lui, avrei potuto pensare che fosse una persona. Ma pensate al resto della sua specie! — Wally si è riempito la coppa da un grosso boccale nero: un ottimo pezzo di vasellame che proveniva dalla stazione di Asuth. Perché diavolo Gwarha lo aveva tirato fuori? Perché ci si divertissero degli ubriachi?

— Mescolano tutto assieme. Siamo tutti d’accordo su questo. Ma siamo anche d’accordo su ciò che rende noi delle persone. Giudizio e capacità di… — Per la prima volta, ha esitato, come se non riuscisse a pensare a una parola. — …distinguere. Questo ci rende diversi dagli animali e dai Red Folk. Quelle creature non distinguono un uomo da una donna o un bambino da un adulto. Si uccidono a vicenda e fanno sesso tra di loro come se non ci fossero differenze. Come può un uomo uccidere una donna? O fare sesso con una donna?

— Gli uomini fanno entrambe le cose — ha detto Gwarha.

— Per la procreazione! E questa è un’altra cosa che gli umani non riescono a chiarire. Non sembrano capire la differenza tra fare sesso e avere bambini. Nove miliardi! Ma sono pazzi?

Ha fatto una pausa e ha bevuto, poi ha deposto la coppa. — Non sembrano capire nemmeno la differenza tra gente vera e quella che lo è soltanto in apparenza. Ho visto i rapporti. Lottano per mantenere vivo qualcosa che in realtà non è una persona: un bambino nato male, qualcosa che è stato danneggiato irreparabilmente da malattie o ferite. Perché… hah! …la vita degli umani è sacra, dicono! Ma poi lasciano che altri umani muoiano di fame o di malattie che possono essere curate, e non soltanto uomini, cosa che sarebbe già di per sé grave. Ma permettere che una donna sana muoia di fame o che un bambino muoia per una malattia da niente… — Si è fermato come se sopraffatto dall’orrore e penso che lo fosse davvero. Wally è un tipo molto tradizionale. L’idea di uccidere donne e bambini o di permettere che donne e bambini muoiano per trascuratezza era probabilmente sufficiente a fargli rizzare il pelo, sebbene non sembrasse che la cosa stesse avvenendo. Era forse più arruffato del solito? Mi ha guardato. — È vero, no?

— Sono molto pochi gli umani che muoiono di fame, tranne quando c’è un qualche disastro, un’inondazione, un terremoto — gli ho detto. — Ma tenuto conto della popolazione della Terra, è difficile nutrire tutti adeguatamente. Penso che sarebbe più giusto dire che almeno una parte della popolazione è sottonutrita, e che gente sottonutrita è più facilmente soggetta alle malattie.

E c’è l’inquinamento, la sovrappopolazione, un sistema sanitario che funziona poco, perfino nei paesi più prosperosi. Il genere di cure mediche di cui Wally stava parlando esiste, e le reti televisive lo dimostrano, ma la maggior parte degli umani non vi accede. Ma tutto questo non l’ho detto.

Wally ha proseguito. — Se la vita è sacra, perché la Divinità ci ha dato la morte? Gli umani vogliono porsi contro di lei e dire che si è sbagliata?

— Sono entrambi sacri — ha detto Gwarha. — Sono entrambi dei grandi doni.

— Allora perché gli umani non li trattano entrambi con rispetto? E con giudizio, come la Divinità ha insegnato ai genitori di tutti noi? Uccidono quando non dovrebbero. Non uccidono quando dovrebbero. Non c’è modo di condurre una guerra decente con creature come queste.

Gwarha si è sporto per prendere la coppa dal tavolo davanti a lui: la sua preferita, rotonda e liscia, bianchissima. — Dimmi di nuovo che cos’è Nicky.

— Non è un segreto per te — ha risposto Wally. — Tutti sanno del braccialetto che gli hai dato.

Non ero sicuro di dove l’avevo messo dopo che me l’ero tolto. Da qualche parte nel mio alloggio. Dovevo ricordarmi di cercarlo.

Ciascun anello è a forma di viticcio a spirale. Al centro di ogni anello, incastonato tra le foglie dorate, c’è un pezzo di giada scolpito a forma di tli. Gwarha me lo ha dato anni fa, dopo un viaggio a casa al quale non avevo partecipato. A quei tempi non avevo mai visto una tli, ma sapevo che cos’era: lo schernitore dei giochi animali per bambini.

— Il bugiardo — ha detto Wally. — L’imbroglione, l’animale che si prende gioco dei grandi e nobili animali.

— Hah — ha detto Gwarha. Era arrabbiato. Tempo di mettere fine alla conversazione.

Mi sono allungato e ho cominciato a massaggiargli i muscoli alla base del collo.

— Che cosa? — ha domandato Gwarha.

Che cosa pensi di fare, Nicky? Questo era il resto della domanda. Ho premuto con i pollici. Lui mi ha guardato brevemente e ha richiuso la bocca.

Brav’uomo! Riusciva ancora a cogliere un segnale. Ho continuato a massaggiargli il collo. I muscoli erano come roccia.