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Gwarha e io ci siamo seduti nelle stesse sedie di prima. Il cerchio era completo, adesso. Non c’erano posti vuoti.

— Farò io le presentazioni — ha detto il generale con la sua voce morbida e profonda. L’astio era scomparso. Non era più arrabbiato. Stanco, forse, come Anna e la vecchia signora, la quale sembrava curvarsi un po’.

Ma, dopo le presentazioni, Petali si è raddrizzata e ha parlato. — Abbiamo una soluzione a tre dei nostri problemi. Rimane ancora il problema principale. Lei, Perez Anna.

Ho tradotto.

— Mi avete detto che non mi sarebbe stato fatto alcun male — ha detto Anna. — E voglio sapere di Nicholas. Che cosa gli accadrà?

— Si rende conto di quanto seria sia la cosa? — ha domandato Petali. — Nicky le ha passato informazioni che noi… che i nostri uomini… non vogliono che l’umanità abbia. Se fosse uno dei nostri, uno del Popolo, Ettin Gwarha gli avrebbe già chiesto di uccidersi. Lui stesso si sarebbe offerto di farlo senza che nessuno glielo avesse chiesto.

La vecchia signora ha fatto una pausa e io ho tradotto. Anna appariva preoccupata.

— Se si viene a sapere di questa storia morirà. Questo è fuori discussione — ha detto Petali. — Se riusciremo a controllare la situazione nell’ambito della famiglia, allora penso che riusciremo anche a salvare Nicky.

Anna ha domandato: — È vero?

— Più o meno — ho risposto. — Anche se è bene ricordare che Ettin Petali sta cercando di stipulare un patto. Di che genere, in questo momento non lo so.

— Sta’ attento — ha detto il generale, nella lingua di Ettin.

— Che cosa volete? — ha chiesto Anna alla vecchia signora.

— Vogliamo che se ne stia tranquilla. Che non dica nulla di tutto questo agli altri umani.

— Non posso promettere — ha detto Anna. — Se la Military Intelligence mi prende, dirò tutto quello che so.

— Un vero peccato che lei non sia un uomo — ha detto la vecchia signora dopo aver udito la risposta. — Avrebbe potuto esserci un incidente.

— Ma non a una donna, madre — ha detto Ettin Sai.

— Non ho ancora perso l’intelletto. Conosco il giusto comportamento.

Ettin Per ha detto: — Dobbiamo essere certe che per il momento lei rimanga qui. Se collaborerà, penso che si potrà fare. Insisteremo perché i negoziati vadano avanti con lei.

— Per quanto tempo? — ha domandato Anna.

— Non lo sappiamo — ha risposto Per. — Ma ricordi che la situazione è pericolosa. Se non collaborerà, quasi certamente Nicky morirà. Ettin Gwarha sarà costretto a farsi indietro e l’umanità dovrà trattare con il figlio dei Lugala e la sua repellente madre. Se subentreranno nei negoziati, ci sarà una guerra. Nicky le avrà detto che l’umanità non vincerà.

Ho tradotto.

— Nick? — ha detto Anna.

— Come può chiedermi di commentare? Sono in mezzo a tutto questo e sto avendo qualche problema a essere obiettivo.

Anna è rimasta in attesa.

Il generale ha detto: — Le cose potrebbero non essere così cattive come mia zia suggerisce, ma non penso che saranno neppure positive se sarò screditato, e lo sarò se questa storia salta fuori.

Gwarha ha sempre un chiaro senso della sua importanza.

— Stiamo chiedendo un anno o due — ha detto Ettin Sai in inglese. — Pensiamo.

— E mi state chiedendo di mettermi con voi contro la mia specie — ha commentato Anna.

— Sì — ha detto Ettin Sai.

— Nicky ha quasi certamente ragione — è intervenuto il generale. — Se ci sarà una guerra, saremo costretti a decidere che voi non siete persone. Non avremo scelta. Non possiamo infrangere le regole se siete persone. Ma se le regole le infrangete voi, come sicuramente farete, allora noi saremo distrutti. Non semplicemente il perimetro; noi potremmo resistere; ma non il centro.

— Per sopravvivere, per salvare le nostre case, dovremo combattere come se fossimo… — È passato alla sua lingua e ha pronunciato una parola.

Ho tradotto. — Piccoli vermi. Cimici distruttive.

— Signora, glielo assicuro, vi distruggeremo — ha detto il generale. — Se saremo costretti.

— Qual è l’alternativa? — ha domandato Anna.

Le donne hanno cambiato posizione. Come Gwarha pronte a discutere di moralità, si sono messe più comode. Avevano in mano l’inizio di una trattativa.

— Deve essere risolto il problema di cosa sono gli umani — ha detto Ettin Per. — E non è un problema per uomini. Non hanno mai deciso chi è una persona e chi non lo è. Questo compito è sempre appartenuto alle donne. Siamo noi che esaminiamo i bambini appena nati e decidiamo se devono diventare individui veri. Siamo noi che esaminiamo quelli ammalati e decidiamo se è rimasto in loro un vero spirito. Abbiamo imparato come guardare oltre le apparenze. Questa è la nostra capacità, e non è una capacità da uomini. Gli uomini non possono decidere queste questioni.

Ettin Petali ha detto: — Porteremo il problema davanti al Weaving, lontano dal figlio di Lugala. Lasceremo che la donna di Lugala ci segua! Tratteremo con lei a casa.

— E porteremo con noi Nicky — ha detto Ettin Sai, in inglese.

— Che cosa? — ho detto io.

E il generale: — Perché?

Ha risposto Ettin Per. — Dobbiamo portarlo via dal perimetro e dagli altri umani. Tu lo capisci, Gwarha. E poi lui è il nostro primo esperto di umanità. Ovviamente, il Weaving vorrà consultarlo. Perciò verrà con noi, e lo terremo d’occhio noi, e nessuno ne sarà sorpreso.

— Volete che traduca questo? — ho chiesto.

— No — ha risposto Ettin Petali. Ha guardato il nipote. — Deve essere fatto. Se venisse deciso che è una persona… non faccio promesse, ma troveremo un modo per rimandarlo indietro.

— E in caso contrario? — ha chiesto Gwarha, con voce aspra.

— Non arriveremo a tanto — ha detto Per.

Probabilmente sarò abbattuto come un cane che ha sviluppato l’abitudine di mordere. Un gradevole pensiero.

— Che cosa succede? — ha domandato Anna.

— Una disputa familiare.

Il generale mi ha guardato. — Nicky…

— Ti viene in mente un’altra strada?

— No.

— Forse è quella migliore. Ti ho detto per anni che i frontisti stavano incasinando tutto. Forse le donne possono fare meglio.

— Certo che possiamo — ha detto la vecchia signora.

È intervenuta Per. — Chiedi alla donna di Perez se se ne starà tranquilla qui alla stazione, intanto che cerchiamo di riprenderci il controllo della situazione, a casa.

Ho tradotto.

— Lei che cosa pensa? — ha domandato Anna.

— Lo faccia.

— D’accordo. Ma se le cose si risolveranno per il meglio, voglio essere il primo umano dopo di lei sul pianeta natio hwarhath.

Non appena la vecchia signora ha sentito che c’è stato un accordo, si è appoggiata allo schienale ed è parsa diventare più piccola. A un tratto, era un fagotto di ossa coperto di pelo bianco. Lo splendido abito ricamato sembrava grottesco, adesso. Ha chiuso gli occhi e le figlie sono parse preoccupate.

— Madre? — ha detto Per.

— Vuoi fare un sonnellino? — ha domandato Aptsi.

— Mandate fuori queste persone… se sono persone. Ho fatto il massimo che ho potuto.

Ce ne siamo andati. Vaihar era ancora nel corridoio. Il generale lo ha congedato. Poi Gwarha e io abbiamo accompagnato Anna nelle sue stanze.

Lei si è fermata sulla porta e ha detto: — È stata una giornata spaventosa.

— Può ringraziare Nicholas — ha detto il generale.

— Parla l’inglese davvero molto bene — ha commentato lei. — Berrò qualcosa e poi farò un sonnellino come sua nonna, la quale probabilmente trita ossa per farne il suo pane.