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Le commedie animali usano maschere, elaborati costumi animali, colori vivaci, ampia recitazione e molta attività fisica: danze, capitomboli, combattimenti finti e così via. Nelle commedie animali per adulti, i costumi sono grotteschi e spesso osceni. Nelle commedie per i bambini gli animali hanno (quasi sempre) un aspetto piacevole e amichevole.

Le commedie eroiche e le commedie animali sono recitate su un palcoscenico all’aperto. Le commedie femminili al chiuso, in una specie di gabbia di travi di legno alle quale vengono appesi le tende e gli striscioni.

Eh Matsehar è responsabile delle commedie umane come forma artistica, sebbene abbia (come solitamente è voglioso di ammettere) un copioso aiuto da Sanders Nicholas. Si tratta perlopiù di rifacimenti di opere umane e/o romanzi, fatti con maschere e costumi umani più o meno realistici. L’uso della musica varia, come quello di materiale scenico. Gran parte di queste commedie si avvale di set: scene umane dipinte su tende e striscioni. (Questo ha richiesto l’uso di un palcoscenico femminile modificato… una sconvolgente innovazione, dal momento che le commedie sono scritte e recitate da uomini.) Lo stile di recitazione varia, ma spesso è tranquillo e naturale, un’altra scioccante innovazione.

APPENDICE D: LE TEORIE SOCIALI

DI TSAI AMA UL

La maggior parte del Popolo è convinta che il comportamento è in armonia con la natura, la ragione e la religione. Ma qualche studioso (non molti), dopo le cose apprese sull’umanità, ha cominciato a domandarsi: l’omosessualità era inevitabile? E se sì, come spiegare il comportamento umano? (La religione del Popolo è rigorosamente monoteista, ed è offesa alla Divinità suggerire che possa aver deliberatamente creato un popolo perverso o malvagio, o così argomentano questi studiosi "radicali".)

Il pensatore più radicale sul "problema umano" è Tsai Ama Ul. Quella che segue è una sinossi delle sue teorie. Si ricordi che la maggior parte degli studiosi e degli scienziati è in disaccordo con lei.

Prima di tutto, la donna di Tsai Ama sottolinea la straordinaria somiglianza tra le due specie. Entrambe a sangue caldo e con pelo, portano dentro i loro giovani vivi e producono il latte per nutrirli. Entrambe hanno due sessi, sebbene questo sembra essere la norma dell’universo. I loro corpi sono quasi identici: una testa, quattro arti, cinque dita. I loro organi sono simili. Quasi tutte le differenze importanti si trovano a livello di cellule e molecole. E anche per quanto riguarda i sensi, i due popoli sono simili.

E hanno storie simili. Tutti e due hanno antenati arborei. Da ciò proviene la capacità di afferrare con le mani e la visione bifocale. I hwarhath, con le loro pupille a fessura, provengono probabilmente da antenati attivi di notte.

Entrambe le specie sono bipedi. L’origine di ciò non è del tutto chiara. Gli umani credono che i loro antenati siano discesi dagli alberi e si siano trasferiti nelle pianure erbose dove avevano bisogno di stare in piedi per scorgere il pericolo sopra la vegetazione.

I hwarhath non sono altrettanto sicuri. Hanno parenti relativamente vicini ancora viventi: i Red Folk, i quali abitano su quattro isole della Grande Catena Meridionale. I Red Folk stanno eretti sebbene le isole sulle quali vivono siano abbondantemente coperte di foreste. Alcuni scienziati pensano che i Red Folk abbiano evoluto la loro attuale fisiologia in aperta campagna e poi si siano ritirati nella foresta, quando il Popolo ha cominciato a proliferare e a diffondersi. (C’è qualche prova che il Popolo avesse l’abitudine di uccidere i Red Folk: ossa di Red Folk, miste ad altre di animali, sono state trovate nei luoghi dei primi accampamenti del Popolo.) A poco a poco, i Red Folk emigrarono a sud sulla catena delle isole, la quale poteva anche essere stata un ponte di terra a quel tempo. Quando poi il livello dell’acqua aumentò, rimasero isolati e protetti.

Altri scienziati ritengono che i Red Folk e il Popolo si siano evoluti entrambi nelle foreste o ai loro margini. I Red Folk non si sono mai adattati ad altri ambienti, affermano questi scienziati, e si sono attrezzati a vivere in poche aree isolate, cioè le isole-foreste del sud.

C’è infine un’ultima, notevolissima similarità tra il Popolo e l’umanità. Nessuno dei due ha una stagione dell’accoppiamento. Le femmine non vanno in calore. Donne e uomini sono sessualmente interessati tutto il tempo, e l’interesse sessuale è diffuso. Non sono necessarie imbeccate d’alcun genere. Gli oggetti di desiderio sono molti. La società, non la biologia, determina quali sono appropriati.

Perciò, chiede Tsai Ama Ul, perché due specie che sono quasi identiche nella fisiologia e nella storia sviluppano due diversi tipi di comportamento sessuale?

La risposta giace nella funzione del sesso e specialmente nel non specifico e continuo interesse sessuale che è caratteristico sia del Popolo, sia dell’umanità.

La prima cosa da capire, dice Tsai Ama Ul, è che il sesso ha molto poco a che fare con la procreazione.

Se lo scopo del sesso fosse la procreazione, allora sia il Popolo che l’umanità avrebbero una stagione dell’accoppiamento. Funziona perfettamente per la maggior parte degli animali. Massimizza la competizione e la selezione; assicura che la maggior parte dei giovani nascano nel tempo dell’anno in cui è presumibile che sopravvivano; e toglie di mezzo il sesso per gli adulti. Per la maggior parte dell’anno, non ci pensano. Possono concentrarsi nel procurarsi da vivere e nell’allevare i giovani.

Perciò, perché il Popolo (e l’umanità) ha sviluppato il continuo interesse per il sesso? Qual è il vantaggio evolutivo?

Ovviamente, dice la donna di Tsai Ama, serve a tenere il Popolo (e l’umanità) continuamente interessato l’uno all’altro.

La maggior parte delle comunità animali sono costruite sulla parentela, solitamente attorno a gruppi che consistono di madre e bambini o affiliati. Questo è vero, per fare qualche esempio preso dalla Terra, per l’elefante e le termiti.

Ma il problema con la parentela come base per una comunità ha due aspetti. Uno. Ci sono limiti di dimensione, almeno per gli animali mammiferi e simili. Tali creature non producono famiglie molto numerose. È possibile estendere il concetto di parentela oltre i familiari stretti, e sia il Popolo che l’umanità lo hanno fatto attraverso le adozioni e gli incroci e con l’allargamento dell’idea della famiglia, fino a quando non diviene la stirpe hwarhath o il clan umano o tribù. Ma questo coinvolge riflessioni astratte. Non si risponde più a ricordi o percezioni di similarità genetica. La donna di Tsai Ama non ritiene che il concetto di famiglie allargate sia antico. Due. La parentela non dà alla gente il modo di legarsi a stranieri o ad altre comunità. Ma il sesso e l’amore sessuale mettono in grado di interessarsi a chiunque. Le comunità possono essre di qualsiasi dimensione. È sempre possibile accogliere nuove persone.

Coloro che fanno domande sulla religione potrebbero arrivare a domandare: a che cosa pensava la Divinità quando ricorse a un solo apparato di organi e a un solo gruppo di ormoni per tanti diversi scopi? Ma, come sottolinea la donna di Tsai Ama, la Divinità è famosa per l’utilizzo che fa di tutto ciò che trova; l’evoluzione è piena di strane trasformazioni; e nessuno è mai stato in grado di scoprire che cosa la Divinità pensi, ammesso che pensi.

Perciò un mezzo disegnato per la procreazione è diventato un modo per legare insieme il Popolo. Ma questo conduce a un problema: se la gente è continuamente impegnata in comportamenti eterosessuali, produrrà bambini, ed è probabile che ne produrrà più di quanti voglia o possa sostentare.

Che fare?, si chiede la donna di Tsai Ama.

Gli umani hanno trovato una soluzione, secondo Ul, e hanno fatto in fretta: nel loro Neolitico, a dir poco. C’erano tre modi di controllo della popolazione umana. Uno era l’infanticidio e, specialmente, l’uccisione di bambini femmina. (Se si vuole limitare la popolazione, ha più senso uccidere le femmine che i maschi.) Un secondo modo consisteva nella limitazione della sessualità femminile. Per farlo, uomini e donne devono essere schiavizzati, almeno fino a un certo punto. (E in che senso, chiede Tsai Ama Ul, la schiavitù può essere parziale? La schiavitù è la schiavitù, un concetto di inimmaginabile orrore. Una piccola schiavitù è come un piccolo incesto.) L’ultimo modo consiste nella sistematica svalorizzazione della vita delle donne e dei bambini femmina. Questo può portare all’infanticidio e alla schiavizzazione delle donne. Gli umani, come i hwarhath, hanno bisogno di sentire che il loro comportamento è giusto. Se uno fa del male a un altro, ha bisogno di una giustificazione: quello che fa del male è cattivo o non è una vera persona. Come risultato di questa svalorizzazione, le donne umane e i bambini femmina sono stati sistematicamente sottonutriti e supersfruttati. Anche questo serve a ridurre la popolazione. Una donna che sia esausta e malnutrita difficilmente potrà portare in grembo un bambino sano o sopravvivere al parto.