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White scorse Black che indugiava ai margini della folla, con parecchi altri Honor. «Black ti ha parlato?», chiese al vecchio, senza muovere le labbra. Non era molto inconsueto vedere gli Honor che portavano le loro armi intorno alla Spina, ma adesso erano parecchi a farlo. White sarebbe stato più felice, quel giorno, se non avesse visto tanti barbagli di sole su tante punte di dardi.

«Sì». Per la folla, l’Honor Anziano disse: «Il popolo ti aspetta per elogiarti». La mano sulla spalla di White era tutta nocche. La voce cambiò di nuovo. «Cosa ne pensi di loro?».

White guardò francamente negli occhi del vecchio. «Più o meno quel che ne pensi tu».

«Uhm. Black ha fatto bene a lasciarti passare?», chiese l’Honor Anziano; e questo sbalordì White. Ma i vecchi occhi lacrimosi erano fissi nei suoi. Forse il vecchio sperava di riuscire a riconoscere un bugiardo, in quel modo. E forse ne era capace.

«Per quel che riguarda me e te, ha fatto bene». Non era questo, probabilmente, che l’Honor Anziano si aspettava, ma era tutto ciò che intendeva dirgli White. Anzi, era più di quanto avesse avuto intenzione di dirgli. Parte dell’insegnamento impartito ai bambini funzionava davvero… rispondere sempre con sincerità all’Anziano, non fare mai male agli altri, cose del genere. Certe parti dell’insegnamento sembravano restare impresse più delle altre.

Stavano perdendo tempo. La bocca dell’Honor Anziano si incurvava agli angoli: guardava White come un contadino guardava la prima pagnotta della nuova moglie. Ma non potevano continuare a studiarsi cosi in eterno. La pressione era molto più grave per l’Anziano che per White, a quanto poteva capire quest’ultimo. Quando se ne rese conto all’improvviso, si rilassò interiormente, soddisfatto come un uomo che stappava una bolla in una giornata calda e sentiva l’acqua fresca scendergli fino alla bocca dello stomaco. Era pronto a continuare così per sempre. Toccava al vecchio muoversi, non a lui: sarebbe toccato al vecchio inventare una giustificazione, se avesse fatto uccidere White proprio adesso. E White stava dicendo cose che non potevano costituire un pretesto. Erano solo fastidiose.

«Dunque tu pensi che siamo uguali», disse l’Anziano. «Pensi di aver vissuto un giorno di più, e all’improvviso tuo fratello e i suoi amici sono tutti stupidi, e solo l’Anziano merita la franchezza di un uomo come te. Deve essere un giorno felice, quando un giovane sceglie il suo eguale tra i decrepiti». Era difficile capire quando una bocca come quella sorrideva lievemente. «Bene, d’accordo… Riceverai i tuoi distintivi e i simboli, e dopo ne riparleremo». Il vecchio alzò la voce. «Guardate!», gridò. «Un uomo è qui seduto con la sua preda!».

Naturalmente, fu il segnale che diede l’avvio a grida e acclamazioni; e la gente si spinse avanti. C’erano molte cose da fare, e l’Honor Anziano indicava quelli che dovevano provvedere. Black Jackson avrebbe provveduto al taglio dei capelli… e White Jackson scoprì che diventare un vero Honor significava dover stringere la mano a tipi come Filson e venire presi a pacche sulla schiena da un branco di contadini, convinti che toccarti fosse il prezzo da pagare per vedere un amsir morto… come fecero tutti quando ebbero finito di assicurarsi che White Jackson esisteva davvero in carne ed ossa. «Tienili sempre corti», disse l’Honor Anziano, mentre conduceva White Jackson verso la rituale bacinella.

«Uh-uh», disse White Jackson, girando la testa per sbirciare indietro. Black Harrison e Red Filson stavano facendo la guardia al suo amsir. Era ancora impossibile capire se Filson stava sorridendo; ma si capiva che Harrison sorrideva.

E così i suoi capelli furono tagliati corti, e la mano ferma di suo fratello lo rase, e lo presentarono alla folla come Honor Secon Jackson, e la folla sorrise e rise. Secon Jackson stava immobile, con un gran freddo alla testa e pensava: O stupida gente felice. Mi stai uccidendo.

CAPITOLO 4

I

«Bene, ah, Secon, ne hai portato uno bene in carne», disse Mowery Sals, che era già un contadino. Un tempo, Boy Jackson e Boy Samson, che adesso si chiamava Mowery, erano stati compagni di giochi. Era stato più o meno a quel tempo che Dorrie Olsons era rimasta vedova ed era diventata Dorrie Filsons. Boy Samson aveva rivolto a Jackson qualche commento al riguardo, e aveva perso subito il suo nome: non si può continuare a restare tra gli altri apprendisti Honor, quando si hanno le costole rotte.

Ma adesso era lì, con gli occhi sgranati e la faccia sudata per l’emozione di toccare un Honor, e sembrava che non avesse nessuna intenzione maligna.

Ci sarebbe stato un banchetto intorno alla Spina, quella sera, e avrebbero macellato l’amsir, e adesso Secon Jackson doveva scegliere coloro che avrebbero mangiato la sua preda, e doveva assegnarne le parti. Doveva scegliere coloro che erano stati particolarmente buoni o gentili con lui durante gli anni precedenti. Il fatto che il banchetto si sarebbe svolto verso sera lasciava agli esclusi una possibilità di corteggiarlo per ottenere il suo favore. Jackson non sapeva se quella parte venisse di proposito o no, ma aveva visto molti nuovi Honor acquisire nuovi amici e nuove ricchezze, il pomeriggio del Giorno della Rasatura.

Be’, il padre di Secon era morto da parecchio e sua madre aveva fatto quel che aveva fatto con Red Filson, e suo fratello aveva fatto del suo meglio per allevarlo, quando ne aveva il tempo, ma poi c’era stata la faccenda di quella mattina. Non aveva zii o zie affezionati, dato che non era di famiglia contadina, e non aveva amici.

Avrebbe potuto farsi qualche amico quella mattina, ma anche loro avrebbero dovuto uscire presto in quel deserto, e non voleva che fossero lì ad ascoltare una montagna di menzogne, quella sera. Perciò tutti lo guardavano ansiosi, e l’Honor Anziano stava lasciando la folla per entrare nella Spina, dove vivevano gli Honor, e Secon non sapeva ancora cosa dire.

«Sentite», disse, guardandosi intorno, pensando che avrebbe potuto provare a pronunciare il nome di Petra Jovans, per vedere se alla gente piaceva che lui la scegliesse di fronte a tutti. «Devo far qualcosa per questa», disse, indicandosi la spalla ferita. «Vedrò i miei amici durante la giornata». Passò davanti a Mowery e a suo fratello, e un mormorio di delusione si levò dalla folla. Sentì alcuni dire che lui stava mettendo all’asta l’amsir per i migliori offerenti, ma non se la prese, perché se l’aspettava. Suo fratello lo raggiunse e s’incamminò al suo fianco.

«Ehi, non è così che si fa!», disse Black Jackson.

«Se facessi quello che dovrei, tu saresti crivellato di ferite», disse Secon Jackson, e continuò a camminare.

Entrò nella Spina passando dalla porta ovale come se non avesse fatto altro per tutta la vita. Questo te l’insegnavano: imparavi a memoria l’intera pianta, la tracciavi per terra con uno stecco, e così sapevi dov’era l’Honor Anziano, e sapevi dov’era l’Armeria, e il dottore, e dove avresti dormito quando fossi ritornato dal deserto dopo aver ucciso il tuo animale.

E così i contadini avrebbero pensato che tu avessi ricevuto una grande illuminazione, e i ragazzini che ti seguivano in codazzo avrebbero allungato il collo e avrebbero visto quanto eri sicuro. Si fermarono sulla soglia, naturalmente, perché sapevano che chiunque non fosse un Honor si sarebbe ammalato e sarebbe morto se avesse varcato la porta. White Jackson era entrato e aveva sbirciato in due o tre corridoi interni, quand’era ragazzino. Non si era ammalato e non era morto. Ma aveva avuto l’astuzia di non farlo per scommessa o quando qualcuno lo guardava, e aveva avuto la certezza che, se fosse stato scoperto, forse si sarebbe augurato di ammalarsi e di morire. E poi, aveva imparato soltanto che l’interno della Spina era tutto di metallo come l’esterno, a parte il fatto che era dipinto.

C’era una quantità di rombi e di tonfi all’interno della Spina; il pavimento metallico gli tremava sotto i piedi. Vi erano molte parti della sua struttura che nessuno gli aveva insegnato. Secon immaginava che fosse così perché erano i posti dove stavano i macchinari. Qualcosa doveva dare energia agli aratri. Qualcosa doveva produrre l’acqua che usciva dai rubinetti e irrigava i campi per far crescere le messi. Non credeva che i morti, ad Ariwol, abbandonassero i loro festini per operare tutte quelle magie. Se avessero potuto farlo, a cosa sarebbe servita una Spina?