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Rinunciai ai segnali e mi misi all’opera con lo stilo. Quando avevo quasi riempito il foglio, cominciai a distinguere le sue parole. E capii perché Bert aveva preferito non restare con me. Per quanto fosse furibonda, comunque, si interruppe e lesse ciò che avevo scritto, quando glielo mostrai attraverso l’oblò. Avevo studiato con cura ogni parola, in base a ciò che Bert mi aveva detto dello stato d’animo di lei.

Avevo scritto: «Non dire niente che possa mettermi nei guai con questa gente. Perché sei rimasta quaggiù?» In tal modo mi proponevo di distoglierla dal domandarmi perché ero lì anch’io, e perché godevo dei diritti e dei privilegi locali. Poteva anche suggerirle l’idea che fossi lì per spiare. In parte, il trucco riuscì: se non altro, le parolacce cessarono, e Marie impiegò un po’ di tempo per riflettere, prima di parlare di nuovo.

Poi rispose: «Sono qui per cercare Joey. È scomparso qui… lo sai benissimo. Resterò qui fino a quando saprò che ne è stato di lui.»

«Non sarebbe meglio risalire e informare il Consiglio dell’esistenza di questo posto?» chiesi io. «Allora potrebbe scendere quaggiù un corpo di spedizione, per concludere qualcosa di costruttivo?»

«Ci avevo pensato,» ammise Marie. «Ma quando Bert mi ha detto che potevo tornare indietro a riferire tutto quel che sapevo, ho capito che c’era sotto qualche trucco. Inoltre, ero troppo preoccupata per Joey, e loro non volevano dirmi niente di lui.»

«Bert non ti ha detto che potevi restare, se volevi?»

«Sì. È questo che mi ha insospettita. Come può una persona per bene accettare di restar qui? Era solo un trucco, per fare in modo che non potessi ritornare. È ovvio che quando sei stato modificato per respirare l’acqua, non puoi più ridiventare normale.»

Poco mancò che le rispondessi che quel liquido non era acqua, e poi per poco non le domandai che cosa c’era di ovvio nelle sue conclusioni. Mi ricordai che il primo particolare non c’entrava, e che lei non lo avrebbe creduto, e che il secondo, probabilmente, avrebbe sollevato la questione della mia metamorfosi. Inoltre, una discussione mi avrebbe costretto a far uso d’informazioni che avrei dovuto ammettere di aver avuto da Bert, e quindi probabilmente Marie non mi avrebbe creduto.

Pensandoci bene, notai con un improvviso trasalimento, avevo solo la parola di Bert, come base per la convinzione che la metamorfosi fosse reversibile almeno fino al punto di permettermi di ritornare alla superficie. Be’, se lui si era ingannato o mi aveva mentito, ormai era tardi. Avevo ripreso a scrivere, quando mi passarono per la mente questi pensieri.

«Ma cosa speri di concludere, restandotene qui chiusa nel sommergibile? Che cosa hai fatto durante le ultime sei settimane da quando ti abbiamo vista per l’ultima volta?» Marie eluse la domanda.

«Non so cosa posso fare, qui, ma se me ne vado non potrò più raccogliere altre informazioni. Spero ancora di poter sapere qualcosa da Bert. Sono certa che lui sa dov’è Joey, anche se lo nega.»

«E come puoi sapere qualcosa da lui, se non vuoi parlargli? Mi hai detto di andarmene, quando hai creduto che fossi Bert.»

Lei sorrise maliziosamente, e per un momento mi sembrò la Marie che avevo conosciuta a Papeete.

«Penso sia una tecnica migliore fare in modo che sia lui a desiderare di parlare con me,» rispose. Non capivo la logica di quel ragionamento: ma in Marie c’erano molte cose che non avevo mai capito, e lei lo sapeva.

«Be’, adesso io sono qui,» scrissi, «e anche se non so se dovrò restarci per sempre o no, almeno posso andare in giro e fare qualcosa. Se tu approvi, penso di impiegare il tempo a procurare informazioni che tu potrai portare in superficie, quando te ne andrai… immagino che non abbia intenzione di trascorrere qui il resto della tua vita.»

«Non ne ho l’intenzione, ma prevedo che andrà proprio così,» rispose lei. Prima che potessi scrivere un commento in proposito, aggiunse: «Certo, dovrò arrendermi e tornare indietro, prima o poi, ma so che quando lo farò mi liquideranno. Credo che abbiano fatto lo stesso con Joey. Se lo trovassi vivo, naturalmente, le mie decisioni dipenderebbero da lui.» Poi tacque, e dopo un momento d’attesa per essere sicuro che avesse finito, ripresi a scrivere.

«Ma vorresti che te lo trovassi io.»

Mi guardò con un’espressione che sperai fosse tenera e comprensiva, anche se non potevo averne la certezza, attraverso l’oblò. Conosceva i miei sentimenti per lei: non ne avevo mai fatto mistero e, anche se avessi cercato di nasconderli, una donna avrebbe dovuto essere ben più stupida di Marie per non capirlo. Quasi tutte le ragazze della nostra sezione sono più stupide di lei, e per loro, comunque, è uno scherzo capirlo.

Marie non rispose per diversi secondi: pensai che aspettasse di vedermi continuare, perciò ripresi a scrivere.

«Naturalmente, anche lui è incluso nel mio compito. Sono venuto quaggiù per scoprire il più possibile sul conto di voi tre. So di te e di Bert, adesso, ma la missione non è finita. Vi sono altre cose da imparare. Debbo raccogliere le informazioni sulla tecnologia che rende possibile l’esistenza di questo posto, e soprattutto l’assenza del razionamento dell’energia, e c’è un problema sollevato dalla mia conversazione con te. Se sei tanto sicura che abbiano liquidato Joey, e che intendano fare altrettanto con te quando te ne andrai, perché pensi di essere ancora viva? Avrebbero potuto aprire una falla nel tuo sommergibile senza la minima difficoltà… o risparmiarsi la considerevole fatica di fornirti viveri ed aria.»

«Ho pensato anche a questo,» rispose Marie, questa volta senza esitazioni. «Quando ho deciso di starmene qui, l’ho fatto per metterli alla prova…» Vide che avevo ripreso a scrivere, e s’interruppe mentre io finivo.

«Non era una prova rischiosa?» chiesi io. «E se loro non l’avessero superata? Avresti potuto sopravvivere per riferire i risultati?»

«Be’, no. Allora non m’importava che cosa sarebbe stato di me, ma speravo di potermene andare di qui, di tentare di arrivare alla superficie con qualcosa d’interessante da riferire.»

«Marie, ho sempre ammirato la tua intelligenza non meno delle altre qualità, ma in questi ultimi minuti non hai fatto altro che sragionare. Dovresti saperlo. Hai intenzione di fornirmi dati utili, oppure dovrò lavorare da solo? Ti ripeto: perché pensi che non ti abbiano uccisa, o lasciata morire di fame?»

Era un rischio, me ne rendevo conto; ma il sistema funzionò. Lei aggrottò la fronte, poi scacciò il dubbio con visibile sforzo, per un momento rifletté, sporgendo le labbra, e poi prese a parlare con più calma.

«Sta bene. Non mi fidavo di costoro, e non sono sicura di potermi fidare neppure di te.» Le fui grato di quel «neppure». «Comunque, correrò il rischio. Ho pensato molto, qui dentro: non avevo altro da fare. Ho trovato una spiegazione, e non sono riuscita a pensarne altre, o a trovarle punti deboli. E chiarisce perché non mi hanno uccisa e perché hanno permesso a te e a Bert di unirvi a loro. Mi induce a ritenere che Joey possa essere vivo, anche se in questo caso non capisco perché non sia venuto da me, come avete fatto tu e Bert.» S’interruppe un momento, per riflettere, poi continuò. «In linea di principio è molto semplice, ma qualche fatto particolareggiato non guasterebbe. È per questo che te lo dico.» Fece un’altra pausa, e mi guardò bene prima di proseguire.

«Debbono avere bisogno di noi. Manca loro qualcosa che tu, io, Bert e Joey, e forse chiunque altro arrivi dalla superficie può fornire. È l’unica spiegazione ragionevole.»

Ci pensai. Era una possibilità che non mi era venuta in mente, anche se non ero disposto ad accettarla come unica spiegazione sensata.

«Non pensi che possano essere soddisfatti del loro modo di vivere, della libertà dal razionamento energetico, come la chiameranno probabilmente loro, al punto di desiderare di fare reclute? Sono cose che capitano.»