— Avremmo dovuto capirlo anche senza scendere fin qui — continuò Leg-Wot. — Avevamo montagne di fotografie che riprendevano i laghi e le navi che li popolavano. Se quei somari su Novamerika ci avessero dotato di qualche ricognitore decente avremmo potuto ottenere una copertura continua del tracciato a terra e avremmo visto questi bei tizi che si teletrasportavano. Diavolo, se i ragazzi di Draere non fossero stati così ansiosi di impiantare quella dannata stazione telemetrica a terra, avrebbero potuto rimanere in orbita abbastanza a lungo per…
Fu interrotta dal fischio di avvertimento della nave e Ajao si chiese da che cosa fosse prodotto. Un altro salto. Ajao avvertì di nuovo lo schiacciamento della schiena contro la cuccetta mentre la nave si alzava dalla superficie del lago di partenza, verso ovest, e poi ripiombava nell’acqua. Diluviava come prima, ma non c’era dubbio che si erano spostati. Il nuovo lago era immenso, e nell’aria cupa le altre navi si contavano a dozzine. A riva c’era una ricca serie di edifici bassi in legno. Magazzini, forse? Lungo i bordi del lago alcuni operai muniti di galleggiante legavano le imbarcazioni al molo. C’era movimento, ma Bjault si sarebbe aspettato un numero maggiore di lavoratori in un porto medioevale. Questo sembrava piuttosto un moderno scalo aereo o uno spazioporto, dove un numero limitato di tecnici era in grado di effettuare la movimentazione di migliaia di tonnellate di carichi grazie ad attrezzature automatiche. E solo allora Ajao capì la ragione di quèll’apparente anacronismo. Ma certo! Gli operai Azhiri potevano semplicemente teletrasportare i carichi dai magazzini alle stive delle navi, e viceversa. Con ogni probabilità, l’unico tipo di lavoro manuale era quello legato alla manutenzione delle navi e degli edifici.
Di nuovo il fischio, che precedette il salto successivo. Ajao cercò di formare mentalmente un tracciato degli spostamenti, ma non era facile. Non tutti i laghi erano circondati da fortificazioni o magazzini, alcuni si trovavano nel mezzo di foreste decidue, e le foglie trilobate formavano un tappeto sulla riva con colori che andavano dal rosso-arancio al verde pallido. I salti si susseguirono e il paesaggio attorno alla barca cambiò rapidamente. I minuti passarono e l’aria assunse una temperatura quasi tropicale. Ormai la pioggia era lontana e i raggi del sole si facevano strada nel cielo azzurro attraverso cumuli compatti di nuvole che, a nord, si confondevano in una linea grigia e scura contro l’orizzonte.
Lo scossone al momento dell’arrivo in ciascun nuovo lago era sempre nella medesima direzione e più o meno della medesima intensità. Ajao ne dedusse che si stavano dirigendo costantemente a sud-est. C’era un altro particolare che rimaneva invariato di salto in salto. Una minuscola imbarcazione mimetica si trovava sempre a un centinaio di metri di distanza dalla loro al momento dell’arrivo, e scompariva sempre in un gorgo d’acqua pochi istanti prima della loro partenza. A quanto sembrava, avevano una scorta.
Un altro. salto… e la pressione nelle orecchie aumentò e divenne all’improvviso dolorosa. Ajao deglutì in fretta e si scoprì appena in grado di compensare la rapidità con cui la pressione dell’aria era diminuita. Aprì gli occhi e si guardò intorno. Quest’ultimo lago era piccolo, quasi un cerchio perfetto. La spiaggia sabbiosa si presentava costeggiata da una vegetazione tropicale a foglia larga. Nel verde che tappezzava i fianchi ripidi della collina erano sparpagliate residenze in marmo bianco e rosa.
— Credi davvero che gli Azhiri siano in grado di teletrasportarsi solo con la forza del pensiero? — chiese Leg-Wot, ritrovando per la prima volta la parola, dopo molti minuti. — lo non ne sono convinta. Secondo me, se si trattasse di una capacità naturale della mente, per farla funzionare non ci sarebbe bisogno di energia.
— Già. O perlomeno sembrerebbe la supposizione più logica. — Bjault si chinò in avanti, cercando di vedere quanto più possibile del paesaggio.
— Ma quest’ultimo salto ci ha portato in alto di un buon migliaio di metri, no? Immagino che anche a te si saranno tappate le orecchie. Questa specie di scialuppa su cui ci troviamo deve mettere insieme più di un centinaio di tonnellate. Hai un’idea di quanta energia ci voglia per sollevarla di un chilometro? Con o senza teletrasporto, è roba per macchinari pesanti, non per un chilo scarso di tremula materia cerebrale.
— Non… — incominciò a dire lui, prima di interrompersi di colpo. A sinistra, il fianco ricurvo della collina era spezzato quasi fino al livello dell’acqua, e Ajao poteva spingere lo sguardo in fuori, al di là e verso il basso. Lontanissimo, oltre quella spaccatura a forma di V, c’era l’oceano. E l’orizzonte era segnato da una piccolissima striscia verde. Per un attimo l’archeologo rimase a contemplarla immobile, quasi incapace di trovare la giusta prospettiva per ciò che vedeva. Poi capi. L’ultimo salto li aveva portati fino a un lago sistemato nel cono ormai inattivo di un’isola vulcanica.
Risultava difficile credere che meno di mezz’ora prima si fossero trovati in mezzo alla neve, con la faccia sferzata da un vento gelido.
— Allora? — chiese Leg-Wot con voce piatta.
Ajao si sforzò di ritrovare il filo dei propri pensieri. — No, non credo che gli Azhiri spendano energie per il teletrasporto. Hai potato che quando le altre barche saltano una massa d’acqua si sprigiona dal loro punto di partenza?
— Sì… — Dall’altra parte della nave si udirono dei passi e delle risa. Un gruppetto di Azhiri, tutti vestiti con gonnellini leggeri, scavalcò il parapetto e si tuffò in acqua. Qualche secondo più tardi, Ajao scorse gli stessi tre individui che uscivano a guado dal lago per dirigersi verso altri individui riuniti sulla spiaggia luminosa che li salutavano gridando e sventolando allegramente la mano. Significava senz’altro che il viaggio era finito. Possibile che Yoninne non l’avesse notato?
— Secondo me — disse Ajao — il teletrasporto per loro è solo uno scambio di materia. Quando saltano da qualche parte, rispediscono simultaneamente al punto di partenza la materia che spostano. — Aveva senso. Bisognava pure che ci si facesse qualcosa con l’aria e l’acqua che occupava il loro punto di destinazione. Altrimenti, la materia sarebbe stata trasportata all’interno della materia, con esiti esplosivi. Secondo la legge di Archimede, il peso di una barca è uguale al peso dell’acqua e dell’aria che sposta, cosicché in caso di teletrasporto verso l’alto, il lavoro richiesto per alzare la loro nave era bilanciato dall’energia rilasciata abbassando la massa di scambio nel punto di partenza.
Le guardie avevano incominciato a slegare i due prigionieri e cercavano di aiutarli a rimettersi in piedi. Ma Yoninne si aggrappò con tenacia alla conversazione e Ajao non faticò a capirne il perché. Il nobile, Pelio, stava scendendo le scale di legno dei ponti superiori, con il seguito alle spalle. Ajao scorse lo sguardo triste, quasi imbronciato, sul volto del ragazzo e udì la conversazione allegra che si svolgeva attorno a lui. Povera Yoninne.
— Capisco che cosa intendi — disse Leg-Wot, con voce stranamente tesa. — Ecco un’altra ragione per cui gli Azhiri viaggiano servendosi dell’acqua.
— Credo che stia venendo qui, Yoninne — osservò Bjault.
Lei si morse il labbro e annuì, rigida. — Che cosa… che cosa dovrei fare?