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Invece, fu proprio quel movimento ad attirare l’attenzione di Aleru, che girò di scatto la testa per guardarli. — Chi diavolo… Pelio! — Il principe più giovane raddrizzò le spalle per salutare il maggiore. — Ciao, fratello. — Dietro di lui, Bre’en si inchinò leggermente.

Pelio rispose al saluto, e cercò di assumere un’aria perfettamente controllata. Suo padre aveva spesso osservato quanto lui e suo fratello fossero simili, sia nell’aspetto che nella voce. Era vero. Se non fosse stato per quella “lieve” deficienza da parte di Pelio, avrebbero tranquillamente potuto essere scambiati per la stessa persona. Ma proprio quella deficienza, insieme alla fatalità di essere nato prima di Aleru, li aveva sempre tenuti separati da un muro di odio e di invidia reciproci.

Aleru era una delle poche persone che conosceva tanto bene Pelio da vedere al di là dei suoi ingannevoli atteggiamenti.

Si guardò rapidamente intorno nella stanza, e parve indovinare che il fratello più vecchio era inchiodato lì per la momentanea assenza del capo sorvegliante. Fissò Pelio e sollevò le spalle, come per dire: Povero sciocco sempre in difficoltà. Poi tradì un attimo di sorpresa quando scorse nell’ombra la sagoma snella e scura di Ionina. La guardò a lungo e Pelio ne immaginò gli inutili sforzi per decidere da quale parte del mondo quella ragazza venisse. Persino il rappresentante del Popolo delle Nevi, Thredegar Bre’en, ora sembrava interessato, anche se il suo sguardo era un po’ più affabile e rilassato di quello di Aleru. Pelio cercò di contrastare la loro curiosità con la semplice forza dello sguardo. Dopotutto, fornire spiegazioni sulla ragazza sarebbe stato come ammettere che in lei ci fosse qualcosa di speciale. Alla fine, però, si sentì costretto a parlare.

— Vi piace? — chiese, sforzandosi di sorridere. — È una nuova concubina, regalo di non so più quale barone di una contea a sud di Tsarang. — Più oscure erano le origini della ragazza e meglio era. Tsarang si trovava dall’altra parte del mondo, così lontana dal vero e proprio Regno d’Estate che la sua lealtà risultava una questione di semplice teoria. Inoltre, la zona era circondata da terre abbastanza selvagge da giustificare anche l’esistenza di una creatura strana come Ionina.

— Molto graziosa, fratello. Un giorno ne avrò una anch’io.

— Certo. — Pelio annuì, e i due fratelli si fissarono negli occhi. Grazie alla rete invisibile di schermi protettivi stesi da Samadhom attorno a loro, Aleru non aveva modo di sengare che Ionina era una witling. Non che la cosa fosse di grande aiuto. Il giovane principe sapeva bene che il primogenito usufruiva molto raramente dell’harem regolamentare e che disprezzava le ragazze almeno quanto loro disprezzavano lui. Così, la conclusione che quella ragazza avesse in sé qualcosa di speciale era quasi inevitabile. Sarebbe riuscito anche a indovinare il terribile segreto che la rendeva così attraente agli occhi di Pelio?

Alla fine, con un gesto di esagerato rispetto, Aleru si mise sull’attenti. — Spero che vorrai scusarci, fratello — disse, prima di girarsi per andare verso il bordo della polla. Si accorse subito che Bre’en non aveva fatto alcun passo per seguirlo.

— Ehm… Altezza — biascicò quest’ultimo — potremmo rimandare la nostra discussione a più tardi? Sono sicuro che l’ambasciatore vorrà sentire le vostre parole di persona. Inoltre, non mi capita spesso l’occasione di parlare con il principe imperiale. Se è lui che un giorno dovrà governare Tutt’Estate, è necessario che la gente dei poli impari a conoscerlo.

Aleru si morsicò un labbro. — Fai come credi, Bre’en. — Si tuffò nella polla e scomparve.

Per un attimo, dopo che anche la scorta del secondogenito se ne fu andata, nessuno fiatò. I servi di Bre’en, alle sue spalle, rimasero impassibili sull’attenti. Quasi sicuramente erano witling: nessuno che avesse un briciolo di Talento poteva essere altrettanto sottomesso. Si diceva che il Re delle Nevi fosse a tal punto un cultore del terrore e dell’oppressione da allevare sistematicamente una razza di witling per poterla dominare. A lunga scadenza il sistema era risibile. In un’ottica più a breve termine era semplicemente grottesco, persino per Pelio.

Bre’en sorrise, e si chinò in avanti per fare cenno a Ionina di uscire dall’ombra. — Sono incantato dal nuovo acquisto di Vostra Altezza. La ragazza è davvero molto graziosa e, se me lo consentite, anche straordinariamente esotica. Dimmi, piccola… — Si rivolse direttamente a Ionina, la quale era tutt’altro che piccola. — Per raggiungere il Regno d’Estate dalla Contea di Tsarang devi aver attraversato il Regno delle Nevi. Ti è piaciuto il mio paese? — Per quanto orrendo, l’uomo aveva un sorriso accattivante.

Lei sembrò confusa dalla domanda. — No… voglio dire, non lo so — rispose alla fine, in tono appena udibile.

Bre’en reagì con una risata allegra, niente affatto canzonatoria. — Non lo sai? Con solo tre parole hai condannato il mio paese al più totale oblio. Ne sono annientato. — Si girò verso Pelio, e cambiò bruscamente argomento. — Altezza, non è per nostra richiesta che trattiamo con il re tramite il Principe Aleru piuttosto che con la vostra mediazione.

Pelio annuì, senza tradire alcuna emozione. In altri momenti avrebbe formulato molte ipotesi sulle ragioni che spingevano il rappresentante del Re delle Nevi a pronunciare quelle parole. Allo stato attuale delle cose, si limitò a prenderne vagamente nota.

Bre’en si inchinò e si diresse verso la polla di transito. I suoi uomini lo seguirono con andatura rigida e quasi imbarazzata. Non appena furono scomparsi, Pelio si incamminò a sua volta verso la polla. Ionina lo raggiunse in fretta.

— Mi mostrerai quegli oggetti, adesso? — chiese.

Il principe fece un brusco cenno di diniego. — No. Per il momento dovremo rimandare tutto. — Con sua grande sorpresa, la ragazza parve più sconvolta da quel rifiuto che non dalla scena a cui aveva appena assistito. Lui alzò una mano per battergliela con delicatezza su una spalla. — Sarà per un’altra volta-aggiunse, in tono più gentile. — Presto, lo prometto. — Ma la promessa rischiava di non essere mantenuta. Se Aleru avesse sospettato che Ionina era una witling avrebbe potuto cercare di verificare l’autenticità della storia raccontata da Pelio, e cercando bene avrebbe scoperto che la storia non si reggeva in piedi. E quella sarebbe stata la fine.

8

Quando Yoninne ritornò alla cella della prigione, alias appartamento per ospiti, il crepuscolo si era già imbrunito fino a trasformarsi in notte. Una delle lune era sorta sopra il profilo di un antico cono vulcanico e la sua luce grigio argentata faceva luccicare le minuscole onde del lago centrale, dipingeva con i suoi colori i fianchi arcuati delle imbarcazioni che vi galleggiavano e trasformava la spiaggia su cui lei camminava in una pallida striscia ricurva. Da qualche parte al di là del lago, all’ombra della parete del cono, giungeva un rumore di spruzzi e di risa e l’inconfondibile profumo di una cena cotta sulla brace.

Una delle sue guardie, o guide?, la fece allontanare dalla spiaggia per condurla su un sentiero che girava ad angolo su per la collina, tra alberi simili a palme. Filtrando tra i rami, la luce della luna si disperdeva sul terreno in minuscoli frammenti triangolari, e l’odore del verde regnava dovunque. Nell’aria umida, il vestito incominciava appena ad asciugarsi ma la stoffa era così impalpabile e leggera che Yoninne non si accorgeva nemmeno che fosse bagnata. La tuta di volo che aveva in mano, invece, era ancora completamente fradicia, nonostante l’avesse lasciata sul davanzale della finestra per tutto il giorno.