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Sciocca sentimentale. Alza i tacchi e trova quel maser. Il pensiero le restituì l’efficienza di sempre. La solita fortuna, pensò. Proprio adesso che era vicina all’obiettivo, si metteva di mezzo anche un intrigo di palazzo. Si avvicinò a Pelio. — Dov’è custodita la mia attrezzatura?

Lui alzò gli occhi e indicò distrattamente un contenitore cubico dall’altra parte della stanza. Era grande, più di quattro metri per lato. La porta, massiccia e intagliata, era socchiusa tanto da lasciar intravedere all’interno la tela del paracadute raccolta in un mucchio disordinato. Lo spettacolo risvegliò di colpo l’attenzione del principe. — Quella porta doveva essere chiusa! — Attraversò a grandi passi la stanza, subito seguito dalla ragazza. Spalancò la porta ed entrambi si fecero largo in un mare di fiberene che raggiungeva il ginocchio. La scialuppa di ablazione e la carcassa carbonizzata della slitta a motore erano sistemati all’interno, sotto una serie di scaffali di metallo, vuoti.

Nella mente di Yoninne si formò una fredda e sgradevole certezza. Gran parte dell’attrezzatura era sicuramente andata persa nell’incendio della slitta, ma almeno il maser e le mitragliatrici avrebbero dovuto essere lì. La ragazza si arrampicò su un fianco della scialuppa per guardare nel boccaporto. Nonostante la luce debole, si vedeva chiaramente che l’interno era vuoto. C’erano gli strumenti fissi e le membrane di protezione, nient’altro. Il maser era sparito. Sparito.

Descrisse a Pelio gli oggetti mancanti. — Li avevo fatti mettere tutti qui — rispose lui, indicando gli scaffali vuoti. Dallo sguardo affranto lei capì che non stava recitando nessuna complicata commedia ai suoi danni. — Dunque hanno ucciso solo per impossessarsene. Ma chi può venire a rubare nel Torrione reale? — Il principe sgranò gli occhi. — Nessuno, a parte un Corporato… o un membro della famiglia reale. Leg-Wot gli girò le spalle, adirata. Adesso lei e Bjault erano davvero soli… e per di più condannati a morte.

10

Quella mattina Ajao Bjault aveva fatto finta di dormire mentre Leg-Wot si alzava e indossava l’esiguo vestitino verde della sera prima. La donna pilota era eccezionalmente taciturna e Bjault intuì che si sarebbe sentita più contenta se lui non si fosse svegliato. Dopo che se ne fu andata, lui si alzò e si lavò per quanto era possibile con la struttura assai primitiva dei servizi igienici. Pochi minuti più tardi, dalla polla di transito emersero due servi che erano venuti a portargli la colazione. Il cibo non aveva un cattivo sapore, ma bastava il pensiero dei veleni che conteneva per renderlo indigesto. Bjault finì il pasto e guardò con espressione cupa i servi che scivolavano di nuovo in acqua e scomparivano. Era sicuramente un bene che Leg-Wot avesse tanto successo con Pelio, ma lui sarebbe presto uscito di senno per la noia e il senso di incertezza.

Uscì sotto il sole del mattino e percorse il sentiero in discesa che portava alla spiaggia. Il cielo era solcato da greggi di piccole nuvole, e il caldo non sembrava così opprimente e tropicale come il giorno prima. Il posto era incantevole, senza alcun dubbio, e su di lui incombeva l’illusione di avere tutto il tempo del mondo a disposizione per esplorarlo. A parte un piccolo gruppo di persone che oziava sulla riva a un quarto di giro attorno al lago, non c’era nessuno tanto vicino da poterlo fermare. Forse lui e Yoninne avevano smesso di essere prigionieri. O meglio, era solo la loro incapacità di teletrasportarsi a tenerli inchiodati lì. Non potevano entrare in nessun edificio, se non in quello nel quale era stata appositamente ricavata una porta.

Bjault si mise a camminare lungo il margine del bosco e ascoltò il fruscio degli animali che correvano avanti e indietro tra gli alberi tropicali a foglia larga. Sembravano relativamente mansueti e qualcuno si azzardava a saltellare qua e là attraverso il sentiero. Davanti a lui, una creatura simile a un topo tese una specie di ragnatela serica tra due alberi. Ajao si trovò improvvisamente a riflettere su un fatto sorprendente: non aveva ancora visto nessun tipo di vita animale diversa da quella dei mammiferi. Tutte le caselle di un ecosistema erano rispettate, si capisce. C’erano degli “uccelli”, se così si potevano chiamare, e i mostri muniti di pinne che aveva visto rappresentati sugli affreschi Azhiri testimoniavano l’esistenza di una certa vita marina. Eppure, gli uccelli avevano una pelliccia e allattavano i loro piccoli, mentre dalle illustrazioni era evidente che i mostri marini respiravano aria. C’era persino una specie simile a un insetto, ma visto da vicino sembrava piuttosto un toporagno in miniatura.

Bjault riusciva a formulare un’unica spiegazione, in proposito. I primi mammiferi avevano fatto la loro comparsa sulla scena cinquanta o cento milioni di anni prima, quando Giri era abitato anche da rettili e da insetti. Ma uno di questi mammiferi si era rivelato un mutante con caratteristiche che non avevano uguali in nessuno dei mille e mille mondi che l’uomo aveva visitato. Quell’animale era in grado di teletrasportare la materia, o di rengare in termine Azhiri. Probabilmente all’inizio si trattava solo di rengare masse minuscole per pochi centimetri. Ma bisognava considerare un particolare: se il materiale teletrasportato andava a finire nel cervello o nel cuore del nemico, era probabile che quel nemico ne restasse ucciso. Così, il fortunato mutante capace di rengare era padrone indiscusso del proprio territorio. Considerato poi quanto fossero rare le mutazioni, non stupiva che nessun’altra specie avesse imparato a usare il Talento, né a sviluppare un adeguato mezzo di difesa. Tutta l’altra fauna di grandi dimensioni era stata spazzata via, e ora ogni creatura discendeva da quell’unico sbaglio della natura. Bjault rabbrividì.

Naturalmente, la razza Azhiri era comparsa milioni di anni più tardi, proprio come l’Homo sapiens aveva avuto il proprio sviluppo negli ultimi stadi dell’evoluzione dei mammiferi. Ma mentre i loro precursori animali erano stati in grado di teletrasportare solo una piccola frazione della loro massa corporea, un Azhiri ben allenato poteva rengare intere tonnellate di materia. La maggior parte degli Azhiri, almeno. Pelio rappresentava l’eccezione, era in qualche modo uno storpio. Apparentemente non riusciva nemmeno a difendersi contro il Talento.

Bjault notò una piccola polla di transito seminascosta tra gli alberi sul fianco della collina. Abbandonò la spiaggia per raggiungerla. Non che ce ne fosse motivo, ma non aveva nient’altro da fare. Doveva pazientare per un altro giorno, o forse due. Leg-Wot era ormai vicina a recuperare la loro attrezzatura. Entrò nello spiazzo e si avvicinò al bordo di marmo della polla. Sulla superficie dell’acqua galleggiavano foglie e altri piccoli detriti, il che lasciava supporre che la polla fosse poco usata. Bjault si chiese in che modo gli Azhiri riuscissero a evitare gli incidenti. Prima o poi, qualche povero diavolo si sarebbe tuffato nella polla proprio mentre arrivava qualcun altro e sarebbe rimasto tagliato a metà, con la parte inferiore del corpo teletrasportata nel punto da cui il nuovo venuto era partito, dovunque fosse. Forse la chiaroveggenza della razza, sengaggio o come altrimenti la chiamavano, era ancora più efficace di quanto gli avesse riferito Leg-Wot.

Gli venne in mente all’improvviso che c’era un’altra ragione per cui non si verificavano incidenti. Era necessaria dell’energia per infrangere un solido o un liquido, per spezzare i legami molecolari lungo la superficie di taglio. Se, come sembrava, gli Azhiri non spendevano energia per portare a termine i loro giochetti, c’era solo un caso in cui si poteva tagliare un oggetto mediante l’uso del Talento, e cioè quando i materiali lungo la spaccatura erano chimicamente identici sia ai punti di partenza che a quelli di arrivo. Solo allora si verificava una spesa minima di energia netta durante lo scambio di teletrasporto. Di conseguenza si potevano rengare due identici volumi di acqua. O, se si voleva uccidere qualcuno, bastava rengare due volumi esattamente uguali del midollo oblungato della vittima designata, e in pratica rimescolargli il cervello. I witling dovevano condurre un’esistenza davvero precaria, su Giri.