Tuttavia nessuno era mai ritornato vivo da un viaggio oltre oceano, e nessuno era mai sopravvissuto a un salto anche dieci volte inferiore. Dunque era probabile che il re riuscisse a strappare ai suoi consiglieri il permesso di lasciar partire il primogenito, piuttosto che giustiziarlo.
— Sì, Padre — replicò Pelio. Pur con tutta la fiducia che nutriva nei confronti di Ionina e Adgao, dubitava comunque che avrebbe mai accettato di imbarcarsi in quell’impresa, se l’alternativa non fosse stata una condanna a morte firmata dal re.
Shozheru abbassò lo sguardo sul tavolo. Dietro di lui, con gli occhi rivolti verso il padre, Aleru fissava il vuoto. Era chiaro che tutti e due capivano la situazione. In questo modo, almeno, il re non sarebbe stato il diretto assassino del figlio.
— Molto bene — disse alla fine Shozheru. — Concedo a tutti e tre la libertà che la ragazza ha chiesto, il materiale e gli operai. — Alzò lo sguardo e Pelio capì che suo padre compiva un gesto di massima generosità per venire incontro ai suoi “desideri”. La corte del Regno d’Estate era già diventata lo zimbello di tutto il pianeta per come aveva viziato il principe witling. - Avete nove giorni di tempo.
Il re attraversò la stanza e scivolò nella polla di transito senza una sola parola di addio.
— Ti manderò i servi — promise Aleru, dirigendosi anche lui alla polla. Esitò prima di entrare in acqua e si girò verso i tre witling. La sua testa si stagliò contro il verde luminoso della vegetazione oltre la finestra e Pelio non riuscì a distinguere i lineamenti del suo viso. C’era forse una vena di sarcasmo nelle parole che pronunciò?
— Qualunque sia il corso degli avvenimenti ora la dinastia è salva, fratello. Spero che, in qualche modo… riuscirai nella tua impresa.
12
Iniziarono il loro viaggio la mattina del settimo giorno dopo la Festa dell’Estate. Il cielo coperto non sembrava di buon auspicio e una pioggerella tiepida scivolava lungo i fianchi del vascello di Pelio, ancorato nel lago di transito dell’Ala Nord. Yoninne Leg-Wot spinse lo sguardo oltre la superficie increspata del lago fino alla spiaggia grigia e alla vegetazione lucida per la pioggia. Non c’era nessuno a salutarli. Per tutta la mattina, mentre completavano i preparativi per la partenza, non aveva visto un solo servo o nobile che non fosse specificamente assegnato all’impresa, e anche quelli sembravano seccati. La cosa non le interessava più di tanto, ma Pelio ne soffriva. Dal giorno dello scontro diretto con suo padre, molta gente non fingeva più di provare per il principe nemmeno un minimo di rispetto. Era caduto così in disgrazia da sembrare una creatura senza diritti in un paese totalitario. E una creatura morta, per di più, se per caso non riuscivano a mettere in pratica il progetto di Ajao prima dei nove giorni concessi da Shozheru. Morta, come tutti i suoi compagni di viaggio. Yoninne nutriva pochi dubbi, in proposito.
Nove giorni. Quando Bjault e il Corporato avevano descritto per la prima volta il piano, il margine le era sembrato lunghissimo. Sbagliava, e non aveva affatto tardato ad accorgersene. Con tutta l’attrezzatura a portata di mano e il supporto tecnico necessario le cose sarebbero state facili, dal momento che, in teoria, il piano di Ajao era molto semplice. Ma, sotto molti aspetti, la tecnologia degli Azhiri era ferma all’età del ferro e anche gli oggetti più elementari dovevano essere ricavati praticamente dal nulla. La zavorra, per esempio. Solo per prepararla e collaudarne vari tipi diversi, Yoninne aveva sprecato tre giorni.
Aveva provato a lavorare per diciotto e poi venti ore al giorno, ma non serviva. Il tempo passava comunque molto in fretta, e più di una volta Bjault si era dimostrato una vera e propria palla al piede. Il vecchio archeologo pretendeva di essere messo al corrente di tutto ciò che lei faceva, facendosene spiegare ogni procedimento, passo per passo. La lasciava libera solo quando dormiva o quando passava le ore in interminabili analisi particolareggiate del progetto. A un certo punto, lei lo aveva trovato con la scrivania e il pavimento ricoperti per intero da una miriade di fogli, zeppi di formule matematiche tracciate con la sua calligrafia ordinata e sottile. In un certo senso, Yoninne lo ammirava. Molti dei suoi coetanei sarebbero stati assolutamente incapaci di risolvere le equazioni differenziali senza un computer, e non avrebbero mai nemmeno pensato di provarci. Ma Bjault era diventato adulto prima della riscoperta dei computer elettronici e quando aveva incominciato a occuparsi di matematica l’analisi numerica veniva eseguita tutta a mano. Eppure, era solo uno stupido spreco di tempo. Leg-Wot gli aveva già assicurato mille volte che il piano avrebbe funzionato. Lei lo aveva capito fin dall’istante in cui gliel’avevano illustrato. Forse non era un genio matematico, ma possedeva un sesto senso, per certe cose.
C’erano stati molti punti a loro favore: l’assistenza segreta del Corporato, una riserva praticamente inesauribile di manodopera e, tramite Pelio, la garanzia di aiuto del Re Shozheru. Finalmente erano riusciti a risolvere tutti i problemi preliminari e adesso erano pronti per dare il via alla parte iniziale, e più sicura, del piano di Ajao.
Si udì il fischio di avvertimento della barca. Leg-Wot scivolò all’indietro nel sedile e allacciò le cinture di sicurezza. Sul ponte, anche i membri dell’equipaggio raggiungevano i propri posti, mentre Ajao e Pelio si sistemavano accanto a lei. Il ragazzo, che aveva passato quasi tutta la notte in piedi per cercare una coppia di piloti navigatori di riserva, era stanco e nervoso. Rivolse a Yoninne un rapido sorriso, e guardò sul ponte in direzione del capo navigatore. Quest’ultimo era un Azhiri particolarmente robusto, vestito con un ampio mantello. Non guardava mai Ajao o Yoninne in faccia, pur dimostrando una rigida cortesia nei confronti del principe. Senza dubbio, pensava che Pelio cercasse di sfuggire alla propria disgrazia. L’uomo ricordava a Yoninne suo padre: un ufficiale burbero, sempre disposto ad adeguarsi anche ai più stupidi capricci dei superiori.
Era stato difficile ottenere la sua presenza, dato che il pellegrinaggio attraverso le terre artiche era compiuto solo da persone predisposte al combattimento e altamente selezionate. C’era voluta tutta l’autorità di Shozheru per sottrarlo all’esercito del Regno d’Estate. Ma senza di lui e gli altri due navigatori, la nave avrebbe dovuto servirsi di piloti locali almeno per una parte del viaggio.
Per un istante, la faccia dura dell’uomo si irrigidì ancora di più… e il primo salto venne portato a termine. Subito, Leg-Wot fu assalita da una dozzina di sensazioni diverse. Il fasciame della nave gemette e lei si sentì schiacciata di colpo contro lo schienale del sedile mentre il vascello piombava rivolto a est nel nuovo lago di transito. Lo scroscio dell’acqua cancellò qualsiasi altro suono. All’improvviso l’universo sembrò allegro e luminoso, perché nel nuovo arco di cielo c’erano solo poche nuvole sparse.
Era solo un salto, il primo di una lunga serie destinata a superare i cento. Qualche minuto più tardi si teletrasportarono ancora, e gli spostamenti si susseguirono finché il panorama circostante divenne un’immagine surreale e confusa nella mente di Leg-Wot. Trovarono cieli quasi sempre sereni, e i grandi depositi sul bordo dell’acqua sembravano più o meno gli stessi da un lago all’altro, anche se lo sfondo passava dalle distese di prati alle città e infine alle montagne. Il sole balzava a scatti verso sud mentre loro continuavano a spingersi sempre più in alto verso i confini settentrionali del Regno d’Estate. Viaggiare su una nave di strada era una piacevole combinazione tra il volo e la vela. Era strano ricordare come fosse sembrato spaventoso ed enigmatico il loro primo salto. Adesso, persino il fischio acuto che annunciava la partenza sembrava ovvio e sensato: prendeva l’avvio quando il navigatore rengava sul posto l’aria dalla successiva destinazione, e la stessa velocità dell’aria determinava la maggiore o minore acutezza del suono, tanto che era facile prevedere l’ampiezza del prossimo rollio.