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Prou si era mostrato scettico. — Pelio correrebbe rischi terribili, cooperando con voi. Ormai il Torrione brulica di guardie, e se tentasse di usare la sua autorità per prendere ciò che rimane della vostra attrezzatura, è probabile che Shozheru finirebbe per scoprire che si è alleato a due witling. Il che, per il principe, significherebbe certamente un’esecuzione capitale. Non credo che sarebbe disposto a tanto. Invece, dobbiamo creare una situazione in cui Pelio, e suo padre, siano costretti a collaborare.

Yoninne si era guardata intorno con rabbia nel minuscolo locale di proprietà del Corporato. Qualcuno aveva ucciso per impossessarsi del maser, qualcuno era quasi riuscito a rapire Bjault. Si trovavano al centro di un intrigo pericoloso che né lei né Ajao riuscivano a comprendere, e adesso quel Corporato dalla parlantina sciolta voleva convincerli a tradire l’unico amico fidato che avevano su quel dannato pianeta. La luce guizzante delle torce le impediva di leggere il viso di Bjault. Credeva davvero a quello che diceva Prou? Come potevano essere sicuri che proprio Thengets del Prou e la sua Corporazione non fossero alla base di tutti i loro problemi?

L’archeologo sembrava averle letto nella mente. — Credo che possiamo fidarci di lui, Yoninne — aveva detto in lingua natale. — Se avesse voluto farci del male ci avrebbe rapito, o ucciso. E l’aiuto che ci offre servirà solo a metterci al sicuro dai suoi stessi poteri.

— Allora, secondo te, questa specie di anima buona agisce solo per puro altruismo? Oppure gli hai promesso le chiavi del regno di Magilandia? — aveva replicato lei nella stessa lingua, con la voce appesantita dal sarcasmo. — Se non è stato lui a rubare le armi e il maser, non possiamo dirgli niente che lo ricompensi dei suoi sforzi.

— Non è vero. — Il tono di Ajao era pacato come sempre. — Gli ho parlato di Novamerika e Prou è ansioso quanto noi di stabilire il contatto. Sembra divorato da una curiosità patologica, compensata in pari misura da un grande realismo politico. Lo sai che, nonostante tutto il suo potere, non gli viene permesso di allontanarsi più di pochi salti da Dhendgaru? Se riusciamo a farci venire a prendere, vuole un passaggio sulla nave che ci riporterà indietro.

Leg-Wot aveva risposto con una smorfia. Bjault parlava di Prou come di un brillante studente “assetato di sapere”.

Ma il piano di Ajao era la loro unica speranza di sopravvivenza, ora che il maser aveva preso il volo. E il piano si basava sulla collaborazione del Corporato. Dunque, non rimaneva altra scelta che fidarsi di lui. Yoninne aveva tamburellato con le dita tozze sul bracciolo della poltrona, e poi si era rivolta a Prou, parlando in Azhiri. — Come pensate di costringere Pelio e il re a collaborare al nostro progetto? — Quel “nostro” le era salito spontaneo alle labbra. Dal momento in cui Ajao le aveva descritto il piano lei era stata sicura di poterlo far funzionare.

Prou si era chinato in avanti, e per un attimo era sembrato che ascoltasse i rumori della notte fuori dal bungalow. — È semplice, anche se un po’ rischioso. Rivelerete pubblicamente di essere witling, e intimamente legati a Pelio. Shozheru dovrà per forza accettare il progetto, come mezzo per togliere Pelio dalla linea di successione. L’unica alternativa è che lo faccia giustiziare, ma il re è troppo buono per scegliere questa soluzione. E se vorrà offrire al figlio un’ultima possibilità, dovrà fornirvi tutto il materiale richiesto.

E così Leg-Wot aveva accettato, per quanto controvoglia, il suggerimento dell’Azhiri. Nel giorno della festa, Prou aveva fatto in modo che lei e Ajao apparissero nel bel mezzo della corte reale, pur senza manifestare la propria diretta responsabilità. I soldati di guardia alla polla di transito avevano immediatamente individuato i due witling intrusi ed era quindi sorto uno scandalo, con le conseguenze previste da Prou.

Quel pensiero riportò Yoninne al presente, alla realtà di una notte gelida in cui gli spruzzi d’acqua si congelavano sui vetri e al giovane viso di Pelio illuminato dalle scintille della stufa. Non era giusto. Sapeva che Pelio avrebbe accettato il piano e corso ogni rischio, se glielo avessero onestamente prospettato. Invece, lei e Ajao lo avevano tradito per riporre tutta la loro fiducia in un uomo che, nonostante la logica dell’archeologo, poteva ancora rivelarsi la talpa di tutta la faccenda.

13

Grechper era la città più grande che lei avesse visto dal momento della partenza dal Regno d’Estate. Attorniava il lago di transito da tre lati. Davanti sorgevano i magazzini, alti anche tre o quattro piani, e più indietro gli edifici commerciali e residenziali. La struttura, realizzata in pietra e ghiaccio, era angolare e le costruzioni erano separate tra loro da stradine strette e contorte. Niente a che vedere con le spaziose città del Sud. A oriente del lago di transito si stendeva una zona selvaggia, diseguale e confusa, che scintillava a tratti sotto il chiaro di luna. Yoninne aveva poca pratica dell’ambiente artico, ma la riconobbe subito. Era la superficie ghiacciata di un oceano, attraversata da fenditure e creste generate da forti pressioni. Quella era la strada che avrebbero affrontato l’indomani.

Gli uomini si strinsero attorno a loro per proteggerli mentre scendevano insieme dal vascello alla banchina. In alto, la luna e le stelle scintillavano nell’aria buia e cristallina. Il vento si era placato, ma Yoninne sentiva il proprio calore irradiarsi attraverso la pelliccia e la maschera facciale, per perdersi in quella chiara notte artica. Ogni respiro si congelava in milioni di minuscoli diamanti e il sudore si condensava in perline di ghiaccio attorno ai fori della maschera che le lasciavano liberi gli occhi. A eccezione di Ajao, sembravano tutti orsacchiotti illuminati dalla luna. E l’informe cumulo sulla lettiga davanti a lei era Samadhom, accosciato sotto una pila di coperte.

Il gruppo si incamminò su per la stretta strada che si allontanava dalla banchina. Sotto i piedi di Yoninne, la neve e il ghiaccio frantumato sembravano quasi un selciato di ghiaia e sabbia. Che razza di posto! Com’era possibile viverci? Eppure, era chiaro che qualcuno lo faceva. Le banchine e le strade erano affollate, sia di locali che di gente di passaggio. Gli abitanti del Regno delle Nevi non si preoccupavano neanche di indossare le maschere per riparare il viso.

Il consolato del Regno d’Estate a Grechper era un solitario edificio di pietra, che aveva tutta l’aria di un vecchio magazzino riadattato. All’interno, i locali erano tappezzati di bassorilievi in legno e di affreschi che raffiguravano paesaggi di Tutt’Estate. La legna da ardere veniva importata fin da Pfodgaru, come spiegò Pelio, e alimentava le numerose stufe installate in tutto l’edificio. Dopo il freddo sofferto fuori, il tepore e lo scoppiettio della legna erano benvenuti come una giornata di sole al Sud. Finalmente fuori dalla lettiga imbottita, Samadhom zampettava nei corridoi, annusando con entusiasmo ciascuna stanza.

A Yoninne quel posto sembrava stranamente familiare. Nonostante il clima, infatti, Grechper e il consolato le ricordavano casa sua. Qui, la gente camminava da un edificio all’altro, e le stanze erano collegate da porte e da corridoi, più che da polle di transito. C’era da supporre che le polle di transito venissero usate comunque, in alcuni casi, ma in altri, specialmente quando la destinazione del viaggio era all’aperto, non aveva senso teletrasportarsi.

L’ufficiale in carica nel consolato guidò i witling su per una ripida scala, fino al primo piano dove il resto del personale consolare attendeva sull’attenti con fare nervoso. Nessuno era stato avvisato della visita del principe imperiale a Grechper. Pelio ordinò il riposo.

— Ci fermeremo solo per una notte, dodici ore al massimo — spiegò con dolcezza. — Vorrei che ai miei uomini venisse offerto un pasto caldo e un letto dove dormire, a seconda del grado. Anch’io e i miei amici saremo lieti di mangiare qualcosa. — Indicò con un gesto Yoninne e Ajao.