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Nessuno, in quei tempi, gli aveva parlato chiaramente della fusione. Lo imbottivano di nozioni e lo istruivano su ogni possibile argomento, tranne che su quello che era o riguardava la triade. Anche a Tritt non avevano mai detto niente, ma lui, essendo un Paterno, sapeva tutto per istinto. Logicamente, quando alla fine era arrivata Dua, tutto era stato chiaro, anche se pareva che lei ne sapesse anche meno di Odeen, in proposito.

Ma Dua non si era unita a loro per qualcosa che avesse fatto Odeen. Era stato Tritt a intavolare la questione; Tritt che di solito aveva paura dei Duri e li evitava in silenzio; Tritt che non possedeva, come Odeen, alcuna fiducia in sé stesso, salvo che per quello; Tritt che era esigente soltanto a quel proposito; Tritt… Tritt… Tritt…

Odeen sospirò. Tritt stava invadendo i suoi pensieri perché stava avvicinandosi. Lo sentiva benissimo: ruvido, esigente, sempre esigente. In questo periodo Odeen aveva pochissimo tempo per sé, e proprio quando sentiva di aver più che mai bisogno di pensare, di mettere ordine in tutti i pensieri che…

— Sì, Tritt? — disse.

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Tritt era consapevole della sua compatta solidità. Non pensava che fosse brutta. Non ci pensava e basta. Se l’avesse fatto, l’avrebbe considerata bella. Il suo corpo era progettato per uno scopo ed era stato progettato bene.

Chiese: — Odeen, dov’è Dua?

— Fuori, da qualche parte — borbottò Odeen, come se non se ne curasse. Tritt, invece, era preoccupato di avere una triade così poco completa. Dua era così difficile, e Odeen non se ne curava.

— Perché l’hai lasciata andare?

— Come faccio a impedirglielo, Tritt? E che male fa, poi?

— Tu lo sai che male fa. Abbiamo due bambini. Ci occorre il terzo. È così difficile fare un bambino mediano di questi tempi. Dua dovrebbe nutrirsi bene per poterlo fare. Invece se ne va in giro al tramonto un’altra volta. Come può nutrirsi a dovere, al tramonto?

— Ma lei non è proprio una mangiona.

— E noi non abbiamo proprio una piccola mediana, Odeen. — La voce di Tritt diventò carezzevole. — Come faccio ad amarti come si deve, senza Dua?

— Insomma, andiamo… — borbottò Odeen, e una volta di più Tritt si sentì perplesso per l’evidente imbarazzo del compagno di fronte alla più semplice delle realtà.

Disse allora: — Ricordati, sono stato io a farci avere Dua.

Ma Odeen se lo ricordava? Pensava mai alla triade e a quello che significava? A volte Tritt si sentiva così avvilito che avrebbe potuto… avrebbe potuto… In realtà non sapeva cosa fare, ma sapeva di sentirsi avvilito. Come in quei giorni lontani in cui lui desiderava tanto un’Emotiva e Odeen non faceva niente.

Tritt sapeva di non avere il bernoccolo per le frasi lunghe ed elaborate. Ma, se anche non parlavano molto, i Paterni pensavano. E pensavano a cose importanti. Odeen parlava sempre di atomi e di energia. Ma a chi importava degli atomi e dell’energia? Tritt pensava alla triade e ai bambini.

Una volta Odeen gli aveva detto che il numero dei Morbidi stava gradatamente calando. Se ne preoccupava, forse? Se ne preoccupavano i Duri? Chi se ne preoccupava, a parte i Paterni?

In tutto il mondo c’erano solo due forme viventi, i Morbidi e i Duri. E il cibo scendeva scintillante su di loro.

E Odeen una volta gli aveva detto che il Sole stava diventando più freddo. C’era meno cibo, aveva detto, e perciò c’era meno gente. Tritt non ci credeva. Il Sole non era più freddo di quando lui era piccolo. Era solo la gente che non voleva più preoccuparsi della triade. Troppi Razionali sempre assorti, troppe Emotive sempre sciocche.

Quello che i Morbidi dovevano fare era concentrarsi sulle cose importanti della vita. Lui, Tritt, lo faceva. Era lui che si curava delle faccende della triade. Così era arrivato il bambino sinistride e poi il bambino destride. E tutti e due stavano crescendo belli e floridi. Però, dovevano ancora avere la bambina mediana. Era la più difficile da iniziare, ma senza una bambina mediana non ci sarebbe stata una nuova triade.

Che cosa rendeva Dua così com’era? Era sempre stata difficile, ma col tempo era anche peggiorata.

Tritt provava una strana collera nei riguardi di Odeen. Odeen parlava sempre con quei suoi paroloni difficili, e Dua lo stava ad ascoltare. Odeen avrebbe parlato a Dua all’infinito, nemmeno fossero stati due Razionali. Quello non era un bene per la triade.

Odeen avrebbe dovuto saperlo.

Invece, era sempre Tritt che doveva preoccuparsene. Era sempre Tritt che doveva fare quello che andava fatto. Odeen era amico dei Duri, eppure non gli diceva niente. Come quando loro due avevano bisogno di un’Emotiva, eppure Odeen non gli aveva detto niente. Odeen gli parlava dell’energia e non delle necessità della triade.

Era stato Tritt a far cambiare le cose in loro favore. Provava ancora orgoglio a ripensarci. Aveva visto Odeen che parlava a un Duro e si era avvicinato. Senza neanche un tremito nella voce li aveva interrotti e aveva detto: — Abbiamo bisogno di un’Emotiva.

Il Duro si era girato a guardarlo. Tritt non era mai stato tanto vicino a un Duro. Era fatto di un pezzo solo e, se una parte di lui si voltava, dovevano voltarsi anche tutte le altre parti. Aveva delle estrusioni che potevano muoversi per conto loro, ma non cambiavano mai forma. Non fluttuavano mai ed erano irregolari e poco eleganti. Ai Duri non piaceva essere toccati.

Il Duro aveva detto: — È vero, Odeen? — Non aveva nemmeno parlato a Tritt.

Odeen si era appiattito. Si era appiattito vicinissimo a terra, più piatto di così Tritt non lo aveva mai visto. Aveva detto: — Il mio congiunto destride è troppo zelante. Il mio congiunto destride è… è… — Aveva balbettato, ansimato e non era più stato capace di parlare.

Tritt poteva parlare e aveva detto: — Non possiamo fonderci senza.

Tritt sapeva che Odeen era talmente imbarazzato da non riuscire a parlare, ma non se ne curava. Era ora di avere un’Emotiva.

— Be’, sinistro caro — aveva detto il Duro a Odeen, — sei dello stesso parere sulla questione? — I Duri parlavano come i Morbidi, ma con voce più aspra e con pochi toni acuti. Era difficile seguirli. Tritt lo trovava difficile, a ogni modo. Odeen, invece, sembrava che ci fosse abituato.

— Sì — aveva detto Odeen, alla fine.

Il Duro si era allora — finalmente! — rivolto a Tritt. — Dimmi, giovane destride. Da quanto tempo tu e Odeen siete insieme?

— Da abbastanza tempo da meritarci un’Emotiva — aveva detto Tritt. Aveva mantenuto la sua forma ben salda agli spigoli. Non voleva lasciarsi andare per la paura. Era una cosa troppo importante. Aveva aggiunto: — E il mio nome è Tritt. Il Duro era sembrato divertito. — Sì, è stata una buona scelta. Tu e Odeen andate benissimo insieme, ma ciò rende difficile la scelta di un’Emotiva. Abbiamo quasi deciso o, quanto meno, io ho preso da tempo la mia decisione, ma gli altri devono ancora convincersi. Sii paziente, Tritt.

— Sono stufo di pazienza.

— Lo so, ma cerca comunque di essere paziente. — Era di nuovo divertito, quel Duro.

Dopo che se n’era andato, Odeen si era sollevato da terra e si era rarefatto con fare iroso. — Come hai avuto il coraggio di fare una cosa del genere, Tritt? Lo sai chi era?

— Era un Duro.

— Era Losten. È il mio insegnante particolare. Io non voglio che si arrabbi con me.

— Perché dovrebbe arrabbiarsi? Sono stato gentile.

— Be’, non importa. — Odeen aveva pian piano ripreso la sua forma normale. Questo voleva dire che non era più arrabbiato. (Tritt se n’era sentito sollevato, anche se aveva cercato di non mostrarlo.) — È molto imbarazzante che il mio taciturno destride spunti dal nulla per parlare al mio Duro.

— Perché non l’hai fatto tu, allora?