— Si chiama Estwald — aveva detto Odeen.
— Estwald? — Tritt aveva sentito una punta d’interesse. Forse perché stava ansiosamente percependo le sensazioni di Odeen.
— Io non l’ho mai visto, ma tutti parlano di lui. — Gli occhi di Odeen si erano appiattiti come succedeva quando lui diventava introspettivo. — È il responsabile della nuova scoperta dei Duri.
— Quale nuova scoperta?
— La Pompa Positro… Non capiresti, Tritt. È una cosa del tutto nuova che hanno loro. Rivoluzionerà il mondo intero.
— Cosa vuol dire “rivoluzionare”?
— Rendere tutto diverso da prima.
Tritt si era subito allarmato. — Loro non devono rendere tutto diverso!
— Renderanno tutto migliore, Tritt. Diverso non vuol dire sempre che sarà peggio. A ogni modo, il responsabile è Estwald. È molto, molto intelligente. Ne ho la chiara sensazione.
— Allora perché non ti piace?
— Io non ho detto che non mi piace.
— Io sento come se non ti piacesse.
— Ma no, non è vero, Tritt. È solo che io… io forse… — Odeen si era messo a ridere. — Ne sono invidioso. I Duri sono così intelligenti che un Morbido, in confronto, non è niente, ma ormai non ci pensavo più perché Losten mi diceva sempre quant’ero bravo… per essere un Morbido, immagino. Però adesso è arrivato questo Estwald e persino Losten non fa che cantarne le lodi, e io sono davvero niente.
Tritt aveva gonfiato la sua superficie piana anteriore per portarla appena appena in contatto con Odeen. Questi lo aveva guardato e aveva sorriso. Poi aveva aggiunto: — Ma questa è solo una dimostrazione della mia stupidità. A chi importa se un Duro è tanto intelligente? Nessuno di loro ha un Tritt come ho io!
Dopo di che, in definitiva, erano andati in cerca di Dua. E per un magnifico caso lei aveva smesso di vagabondare in giro e stava tornando giù. Era stata una bellissima fusione, anche se il tempo perso era stato solo di un giorno o poco più. In quel periodo Tritt era preoccupato, quando si fondevano. Con Annis tanto piccolo, anche una breve assenza era rischiosa, benché ci fossero sempre gli altri Paterni a prendersi cura di lui.
Ogni tanto, dopo di allora, Odeen nominava Estwald. Lo chiamava sempre “il Nuovo”, anche se ormai era passato parecchio tempo. Ma non l’aveva ancora conosciuto. — Credo di essere io a evitarlo — aveva detto una volta che c’era anche Dua con loro — perché lui sa tantissimo della nuova apparecchiatura. Io non voglio, invece, scoprirla tutta troppo presto. È troppo divertente imparare.
— La Pompa Positronica? — aveva chiesto Dua.
…Quella era un’altra cosa strana di Dua, pensò Tritt. Una cosa che lo irritava. Lei era capace di dire le parole difficili quasi bene come Odeen. Un’Emotiva non avrebbe dovuto essere così.
Perciò Tritt aveva deciso di parlare con Estwald: perché Odeen aveva detto che era molto intelligente. Inoltre, Odeen non lo aveva mai visto, così Estwald non avrebbe potuto rispondere: — Ho già parlato di questo con Odeen, Tritt, e tu non devi preoccupartene.
Tutti erano convinti che, se si parlava al Razionale, si parlava alla triade. E nessuno faceva caso ai Paterni. Ma adesso quelli avrebbero dovuto farci caso.
Tritt era arrivato nelle caverne dei Duri, ma tutto là dentro era strano, differente. Non c’era niente che sembrasse uguale a qualcosa che lui conosceva. Era tutto sbagliato e metteva paura. Però lui era troppo ansioso di vedere Estwald per lasciarsi spaventare sul serio. Disse a se stesso: “Io voglio la mia piccola mediana”. E questo lo rese abbastanza saldo da continuare ad andare avanti.
Finalmente vide un Duro. C’era solo quello. Faceva qualcosa. Era chino su una certa cosa e faceva qualcosa. Odeen una volta gli aveva detto che i Duri stavano sempre lavorando a quella loro… chissà che cos’era. Tritt non se lo ricordava e non gl’importava.
Si mosse in silenzio verso il Duro e si fermò. — Duro signore — disse.
Il Duro alzò gli occhi verso di lui e l’aria gli vibrò tutt’intorno, nel modo che Odeen diceva che succedeva, qualche volta, quando due Duri parlavano tra di loro. Poi il Duro sembrò accorgersi che lì c’era Tritt e disse: — Ehi, è un destride. Che cosa sei venuto a fare qui? Hai accompagnato il tuo piccolo sinistride? È oggi che comincia la scuola?
Tritt ignorò tutte le domande. Chiese: — Dove posso trovare Estwald, signore?
— Trovare chi?
— Estwald.
Il Duro rimase zitto per un lungo momento. Poi disse: — Che cosa devi fare con Estwald, destride?
Tritt si sentiva ostinato. — È importante, devo parlargli. Siete voi Estwald, Duro signore?
— No, io non sono… Come ti chiami, destride?
— Tritt, Duro signore.
— Capisco. Tu sei il destride della triade di Odeen, vero?
— Sì.
La voce del Duro sembrò addolcirsi. — Ho paura che tu non possa vedere Estwald in questo momento. Non è qui. Se qualcun altro può esserti utile…
Tritt non sapeva più cosa dire. Rimase lì, fermo e muto.
Il Duro disse ancora: — Vai a casa, adesso. Parla a Odeen. Ti aiuterà lui. Va bene? Va’ a casa, destride.
Il Duro si girò e tornò al suo lavoro. Pareva che Tritt non lo interessasse più, e Tritt rimase ancora lì fermo, incerto su cosa fare. Poi si spostò in un’altra parte della caverna in silenzio, scorrendo senza nessun rumore. Il Duro non alzò nemmeno gli occhi.
In un primo momento Tritt non capì perché si fosse mosso in quella particolare direzione. In un primo momento sentì soltanto che era giusto fare così. Poi gli fu tutto chiaro. Intorno a lui c’era un leggero calore di cibo e lui stava già assaggiandolo.
Non sapeva nemmeno di aver fame, eppure stava già mangiando e gli piaceva.
Il Sole però non c’era. Istintivamente alzò gli occhi, ma naturalmente era in una caverna. Eppure il cibo era persino migliore di quello che avesse mai mangiato in superficie. Si guardò in giro, chiedendosi meravigliato il perché. Si meravigliava, soprattutto, di chiedersi il perché.
Più di una volta lui si era spazientito con Odeen, perché Odeen si chiedeva il perché di tantissime cose che non avevano nessuna importanza. Adesso era lui, proprio lui — Tritt! — a chiedersi il perché. Ma la cosa di cui se lo chiedeva aveva importanza. Improvvisamente vide quella cosa che aveva davvero importanza. E con un lampo quasi accecante si rese conto che lui, Tritt, non si sarebbe mai chiesto meravigliato il perché a meno che, dentro di lui, qualcosa non gli avesse detto che aveva importanza.
Agì velocemente, sorpreso del proprio coraggio. Dopo pochissimo tempo tornò sui suoi passi. Oltrepassò di nuovo il Duro, quello cui aveva parlato prima, e gli disse: — Sto andando a casa, Duro signore.
Il Duro si limitò a borbottare qualcosa d’incomprensibile. Stava ancora facendo qualcosa, era chino su una certa cosa e faceva cose sciocche e non vedeva la cosa più importante.
Se i Duri erano così in gamba e potenti e intelligenti, pensò Tritt, come facevano a essere così stupidi?
3a
Dua si ritrovò a fluttuare senza fretta in direzione delle caverne dei Duri. Ci andava in parte perché, essendo ormai tramontato il Sole, quello l’avrebbe tenuta ancora per un po’ lontana da casa — dove non aveva voglia di tornare a sorbirsi le noiose insistenze di Tritt e le esortazioni per metà imbarazzate e per metà rassegnate di Odeen — e in parte per l’attrazione che su di lei esercitavano i Duri in quanto tali.