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— Quando?

— Non lo so di preciso. Forse tra qualche anno, forse tra qualche decennio…

— Barron non ci crede — dichiarò Selene.

— Lo so e non tento neanche di fargli cambiare idea. Non si può pretendere di riuscirci con un attacco frontale. Questo è stato l’errore di Lamont.

— Chi è Lamont?

— Niente, Selene… parlavo tra me.

— No, Ben, per favore… mi interessa molto.

Denison si voltò a guardarla: — E va bene! — esclamò. — Non ho niente in contrario a parlarvene. Lamont è un fisico che cercò di metter in guardia il mondo contro i pericoli della Pompa. Ma non ci riuscì. La gente non vuol rinunciare all’energia gratuita, la desidera al punto da rifiutare di credere alla possibilità di non poterla più avere.

— Ma perché dovrebbero continuare a volerla se è così pericolosa?

— Perché si rifiutano di credere che sia pericolosa. Il modo più semplice di risolvere un problema è negare che esista. È quel che fa il vostro amico, il dottor Neville. Non gli piace stare in superficie e così si impone di credere che le batterie solari non bastano, anche se a un osservatore imparziale sembrano la più perfetta fonte di energia per la Luna. Vuole la Pompa, perché così può restarsene sempre nel sottosuolo, e siccome la vuole a tutti i costi, si rifiuta di credere che sia pericolosa.

— Barron non è tipo da rifiutarsi di credere a una cosa solo perché va contro ai suoi desideri — obiettò Selene. — Naturalmente, ci vogliono delle prove. Ne avete?

— Penso di sì. È davvero stupefacente, Selene. Tutto dipende da fattori quasi imponderabili di interazione nucleare. Sapete cosa significa?

— Non occorre che me lo spieghiate. Ho parlato tanto e di tanti argomenti con Barron che riesco benissimo a seguirvi.

— Bene. Pensavo che avrei avuto bisogno del sincrotrone per raggiungere il mio scopo. Ha un diametro di 25 miglia, ha dei magneti superconduttori, e inoltre è in grado di disporre di energie di 20.000 bevatroni e più. Ho però scoperto che voi Lunariti possedete un apparecchio che avete battezzato Pionizzatore, racchiuso in uno spazio relativamente piccolo, ma capace di svolgere le stesse funzioni del sincrotrone. Bisogna fare le congratulazioni alla Luna per questo meraviglioso progresso tecnico.

— Grazie — disse Selene. — Parlo a nome della Luna.

— Bene. I risultati che ho ottenuto col Pionizzatore rivelano la quantità dell’aumento dell’intensità della interazione nucleare forte, e l’aumento corrisponde ai dati di Lamont e non a quelli della teoria ortodossa.

— Ne avete parlato a Barron?

— No. Tanto, se lo facessi, non ci crederebbe lo stesso. Direbbe che si tratta di risultati marginali, che ho commesso un errore, che non ho tenuto conto di tutti i fattori o che non ho eseguito tutti i controlli… Insomma, potrebbe dire che vuole la Pompa a qualunque costo, e sarebbe la stessa cosa.

— Quindi, secondo voi, non c’è via d’uscita.

— Sì che c’è, ma non bisogna ricorrere al metodo diretto come ha fatto Lamont.

— E allora?

— Lamont propone di chiudere la Pompa, ma non basta. Non si possono far rientrare i pulcini una volta usciti dall’uovo, il vino nell’uva o un bambino nell’utero. Se si vuole che un bambino non giochi col nostro orologio non ci si limita a dirgli che non deve farlo, ma gli si offre in cambio qualcosa.

— E sarebbe?

— Ah, è ben qui che non sono sicuro! Ho un’idea, un’idea molto semplice basata sul fatto ovvio che il numero due è ridicolo e non può esistere.

Seguì un silenzio che si protrasse per un paio di minuti. Selene lo ruppe per dire con voce assorta: — Vediamo se riesco a indovinare quello che volete dire.

— Ma se non ne sono sicuro nemmeno io!

— Lasciatemi provare lo stesso. Era sensato supporre che il nostro universo fosse l’unico che potesse esistere ed esistesse, in quanto è l’unico in cui viviamo e che ricade sotto la nostra esperienza diretta. Ma una volta avute le prove che esiste anche un secondo universo — quello che noi chiamiamo para-universo — diventa ridicolo supporre che ne esistano due e solo due. Se esiste un secondo universo, allora è possibile che ne esistano in numero infinito. In casi come questi non ci sono numeri reali accettabili. Non due soltanto, ma qualsiasi numero finito è ridicolo, e non può esistere.

— Proprio quello che pensavo io — disse Denison. Tornò a cadere il silenzio e Denison si drizzò a sedere guardando la ragazza chiusa nella tuta. — Sarà meglio che torniamo in città — disse.

— Ho tirato a indovinare — disse lei.

— No, non è vero. Una riposta così non è dettata dal caso.

11

Barron Neville la fissava senza parlare e lei ricambiava lo sguardo senza scomporsi. Il panorama alle finestre era cambiato. A una finestra si vedeva la Terra quasi piena.

Finalmente lui disse: — Perché?

E lei: — È stato un caso, ti dico; avevo capito al volo e il troppo entusiasmo mi ha spinto a parlare. Avrei dovuto dirtelo già da parecchi giorni, ma temevo che la tua reazione fosse quella che in effetti è.

— Dunque, lui sa. Che stupida sei stata!

— Cosa sa? — ribatté Selene, punta sul vivo. — Solo quello che prima o poi avrebbe finito per capire, e cioè che io ho delle intuizioni? Quante volte mi hai detto che le intuizioni più profonde possono essere sbagliate? Dunque, che valore potrebbe dare, lui, a una semplice intuizione?

Neville era impallidito, ma Selene non sapeva se per la rabbia o per l’apprensione. — Tu sei diversa — disse lui. — Il tuo intuito non ha mai fatto cilecca una volta.

— È vero, però lui lo ignora.

— Ma finirà per supporto. Parlerà con Gottstein.

— E cosa vuoi che vada a dire a Gottstein? Non sa certo che cosa stiamo realmente facendo.

— Credi?

— No, non lo sa. — Si era alzata e stava passeggiando avanti e indietro. Poi si voltò di scatto ed esclamò con impeto: — No! È meschino da parte tua voler sottintendere che sarei capace di tradire te e gli altri. Se non accetti la mia integrità, accetta almeno il mio buonsenso. Sarebbe perfettamente inutile dirglielo. Se moriremo tutti, che vantaggio ne avremmo, sia noi che loro?

— Ti prego, Selene! — esclamò Neville agitando una mano con aria disgustata. — Piantala con questo argomento.

— No, stammi a sentire, invece. Mi ha parlato diffusamente del suo lavoro. Tu mi tieni nascosta come se fossi un’arma segreta. Sostieni che valgo più di qualsiasi strumento o scienziato. Ti diverti a fare il cospiratore, insisti a farmi recitare la parte di guida turistica in modo che possa dedicare tutte le mie straordinarie facoltà solo e sempre ai Lunariti. E cioè a te. E cosa ottieni?

— Lo sai bene, no? Per quanto tempo credi che saremmo rimasti liberi, se loro…

— Non fai che ripetere sempre le stesse cose. Ma chi mai è stato arrestato? Chi messo in condizioni di non poter agire? Dove sono le prove della cospirazione che tu vedi ovunque? I Terrestri impediscono a te e a quelli del tuo gruppo l’accesso ai loro strumenti più perché tu li hai costretti a farlo che per secondi fini da parte loro. E questo in fondo per noi è un bene piuttosto che un male in quanto ci ha costretto a inventare altri strumenti molto più capaci.

— Basati sulle tue intuizioni teoriche, Selene.

— Lo so — sorrise lei. — Ben mi ha detto che li apprezza molto.

— Tu e il tuo Ben! Che cosa diavolo vuoi da quel miserabile Terragno?

— È un immigrante, e voglio da lui delle informazioni. Tu me ne dai mai? Hai una tale maledetta fifa che mi peschino, che non mi permetti nemmeno di parlare con un fisico. Solo con te. E tu sei il mio… be’, per quest’ultima ragione, probabilmente.