Выбрать главу

— Non conta — rispose Roland. — Lei verrà con noi. Siamo abituati alle situazioni di ambiguità legale. I trattati in base ai quali opera questo ramo del registro ci consentono un’abbondante flessibilità. E siamo noi a creare la flessibilità, nelle situazioni in cui è richiesta. — Tutt’a un tratto la maschera di bonomia era scomparsa. Gli occhi di Roland erano diventati duri quanto quelli di Pierre.

— Lei è molto stupido, anzi peggio — proseguì Michèle, alzandosi in piedi, con la pistola in mano. — Non ha la minima considerazione per la sua specie. Per migliaia d’anni gli uomini hanno sognato di fare patti con il diavolo. Soltanto adesso cose del genere sono diventate possibili. E con che cosa verrebbe pagato? Quale sarebbe il prezzo per fare in modo che questa cosa si sviluppi finalmente in piena libertà? — C’era una stanca consapevolezza nella sua giovane voce, che nessun diciannovenne avrebbe potuto esprimere. — Adesso lei si vestirà e verrà con noi. Insieme a quello che lei chiama Armitage tornerà con noi a Ginevra e testimonierà al processo contro questa intelligenza. Altrimenti noi la uccideremo. Adesso. — Sollevò la pistola, una Walther liscia e nera con un silenziatore integrale.

— Mi sto già vestendo — precisò Case, avvicinandosi al letto con passo barcollante. Le gambe erano ancora intorpidite, impacciate. Armeggiò con una maglietta pulita.

— Abbiamo una nave pronta a partire. Cancelleremo il costrutto di Pauley con un’arma a impulsi.

— La Senso/Rete non la prenderà molto bene — osservò Case, pensando: “e tutte le prove nell’Hosaka?”.

— Sono già in difficoltà per aver posseduto una cosa del genere.

Mentre Case s’infilava la maglietta dalla testa vide la shuriken sul letto, una stella di metallo senza vita. Cercò la sua rabbia: era scomparsa. Era giunto il momento di arrendersi, di abbandonarsi alle circostanze… Pensò alle sacche di tossina. — Ecco che arriva la carne — borbottò.

Nell’ascensore che portava al prato pensò a Molly. Poteva già essere a villa Straylight, impegnata a dare la caccia a Riviera. Forse braccata da Hideo, che quasi certamente era il clone ninja della storia di Finn, quello che era andato a recuperare la testa parlante.

Case appoggiò la fronte sulla plastica nera della parete, e chiuse gli occhi. Sentiva le membra legnose, vecchie, contorte e appesantite dalla pioggia.

Sotto gli alberi stavano servendo il pranzo, tra gli ombrelloni dai vivaci colori. Roland e Michèle recitarono la parte dei turisti, mettendosi a chiacchierare animatamente in francese. Pierre li tallonava. Michèle tenne la bocca della pistola premuta contro le costole di Case, nascondendola sotto una giacca bianca di tela olona che teneva al braccio.

Mentre attraversava il prato, zigzagando fra tavoli e alberelli, Case si chiese se Michèle gli avrebbe sparato nel caso lui si fosse accasciato al suolo. Una pelliccia nera ribollì ai margini del suo campo visivo. Quando sollevò lo sguardo sulla fascia incandescente dell’armatura Lado-Acheson vide una gigantesca farfalla che volteggiava con grazia sullo sfondo del cielo registrato.

Giunsero al limitare del prato, di fronte al dirupo: fiori selvatici danzavano oltre la ringhiera sotto la spinta delle correnti ascensionali che salivano dal canyon conosciuto come Desiderata. Michèle scrollò i corti capelli scuri e puntò il dito, dicendo qualcosa in francese a Roland. Pareva sinceramente felice. Quando Case seguì la direzione del suo gesto vide la curva dei laghi pianeggianti, il bianco luccichio dei casinò, i rettangoli turchese di migliaia di piscine, i corpi dei bagnanti, minuscoli geroglifici di bronzo, il tutto trattenuto dalla placida simulazione della gravità contro l’interminabile curva del guscio del Freeside.

Seguirono la ringhiera fino a un ponte di ferro battuto che varcava Desiderata. Michèle lo pungolò con la bocca della Walther.

— Andate piano… oggi ce la faccio appena a camminare.

Avevano percorso poco più di un quarto del tragitto quando l’ultraleggero colpì, con il motore elettrico completamente silenzioso fino a quando l’elica di fibra di carbonio non tranciò di netto la sommità del cranio di Pierre.

Per un istante si trovarono all’ombra dell’oggetto volante. Case sentì uno spruzzo di sangue caldo inondargli la faccia, poi qualcuno gli fece lo sgambetto. Rotolò su se stesso, e vide Michèle supina, con le ginocchia alzate, che impugnava la Walther con entrambe le mani, prendendo la mira. “Che spreco di energia” fu il suo primo pensiero, con una bizzarra lucidità dovuta allo shock. La ragazza stava tentando di abbattere l’ultraleggero.

Quindi Case si mise a correre. Si voltò a lanciare un’occhiata solo quando passò accanto al primo albero. Roland lo stava inseguendo. Vide il fragile biplano colpire la ringhiera di ferro battuto del ponte, accartocciarsi, fare una capriola trascinando con sé la ragazza in fondo a Desiderata.

Roland non s’era nemmeno voltato a guardare. Il suo volto era irrigidito, d’un pallore mortale, i denti scoperti. E aveva qualcosa in mano.

Il robot giardiniere colse Roland al volo quando passò accanto allo stesso albero, abbattendosi dai rami potati come un grosso granchio a strisce diagonali gialle e nere.

— Li hai uccisi — ansimò Case, continuando la sua corsa. — Pazzo figlio di puttana… li hai ammazzati tutti!

14

Il piccolo treno sfrecciava attraverso la galleria a ottanta chilometri all’ora. Case teneva gli occhi chiusi. La doccia era servita, ma aveva rimesso la colazione quando aveva guardato in giù e aveva visto il sangue di Pierre che scorreva sulle piastrelle bianche.

La gravità diminuiva a mano a mano che il fuso si restringeva. Case si sentiva ribollire lo stomaco.

Aerol lo stava aspettando con lo scooter accanto al molo.

— Case, amico, grosso problema. — Quella voce morbida risuonò debole negli auricolari. Case regolò con il mento il volume e scrutò dietro la visiera Lexan del casco di Aerol.

— Devo arrivare al Garvey, Aerol.

— Yo. Sali e tieniti forte, capo. Ma Garvey prigioniero. Yacht, già venuto prima, adesso tornato. Adesso è agganciato fianco Garvey.

I Turing? Già arrivati? Case montò sul telaio dello scooter e cominciò ad allacciarsi le cinture. — Yacht del Giappone. Ti ha portato un pacco…

Armitage.

Immagini confuse di vespe e ragni affiorarono nella mente di Case quando arrivarono in vista del Marcus Garvey. Il piccolo rimorchiatore era rannicchiato contro il grigio torace di una nave liscia come un insetto, almeno cinque volte più grande. I verricelli d’attracco risaltavano contro lo scafo rattoppato del Garvey con la strana nitidezza dovuta al vuoto e alla cruda luce solare. Una pallida passerella di eternit spuntava dallo yacht, sinuosa come un serpente per evitare i motori del rimorchiatore, andando a coprire il boccaporto di poppa. C’era qualcosa di osceno in quella disposizione, ma aveva più a che vedere con l’idea del cibo che con il sesso.

— Cos’è successo a Maelcum?

— Maelcum sta bene. Nessuno è sceso lungo il tubo. Il pilota dello yacht gli ha detto di stare tranquillo.

Mentre scivolavano accanto alla grande nave, Case vide il nome HANIWA in bianche e nitide maiuscole sotto un grappolo di caratteri giapponesi.

— Non mi piace questa faccenda, amico. Stavo pensando che, comunque, sarebbe ora che alzassimo il culo da questo posto.

— Maelcum pensa giusto stessa cosa, amico. Ma Garvey non arriva lontano, questo modo.