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— Come fai a piangere, Molly? Noto che hai gli occhi schermati. Sono curioso. — Aveva gli occhi cerchiati di rosso, la fronte luccicante di sudore. Era pallidissimo. Malato, decise Case, oppure a causa delle droghe.

— Non piango granché.

— Ma come piangeresti, se qualcuno ti facesse piangere?

— Sputo. I dotti lacrimali sono stati deviati dentro la bocca.

— Allora hai imparato una lezione molto importante, per essere tanto giovane. — Ashpool appoggiò sul ginocchio la mano con la pistola e prese una bottiglia dal tavolino accanto, senza preoccuparsi di scegliere tra la mezza dozzina di liquori diversi. Bevve. Brandy. Un rivolo di liquore gli scivolò dall’angolo della bocca. — È questo il modo migliore per affrontare le lacrime. — Tornò a bere. — Ho da fare stasera, Molly. Ho costruito tutto questo, e adesso sono molto occupato. A morire.

— Potrei andarmene da dove sono venuta — disse lei.

Lui rise, un suono stridulo e aspro. — Tu t’intrometti nel mio suicidio e poi mi chiedi semplicemente di andartene? Davvero mi stupisci. Sei una ladra.

— Voglio soltanto uscirmene di qui tutta d’un pezzo. Ho solo questo culo.

— Sei una ragazza molto sgarbata. Qui i suicidi vengono condotti con un certo grado di decoro. È quello che sto facendo, capisci, ma forse ti porterò con me stasera, giù all’inferno… Sarebbe molto egiziano da parte mia. — Bevve un altro sorso. — Vieni qui, allora. — Le porse la bottiglia con mano tremante. — Bevi.

Molly scosse la testa.

— Non è avvelenato — le garantì lui, ma rimise il brandy sul tavolino. — Siediti. Siediti sul pavimento. Parliamo.

— Di che? — chiese Molly, sedendosi. Case sentì le lame sotto le unghie muoversi leggermente.

— Di qualunque cosa mi venga in mente. La mia mente, sì. È la mia festa. I nuclei mi hanno svegliato. Venti ore fa. Stava succedendo qualcosa, hanno detto, e c’era bisogno di me. Eri tu quel qualcosa, Molly. Certamente non avevano bisogno di me per sistemarti, no? Qualcos’altro… ma io ho sognato, capisci, per trent’anni. Tu non eri ancora nata l’ultima volta che mi sono steso per dormire. Ci avevano detto che non avremmo sognato, in quel gelo. Ci avevano anche detto che non avremmo mai patito il freddo. Follia, Molly. Bugie. Naturalmente ho sognato. Il freddo ha lasciato entrare quello che c’era fuori, ecco com’è stato. Fuori. Per tutta la notte ho costruito questo per nasconderci. Soltanto una goccia, all’inizio, un granello di notte che filtrava dentro, attirato dal freddo… Altri l’hanno seguita, riempiendomi la testa come la pioggia riempie una piscina vuota. Le calle. Le ricordo. Le piscine erano di terracotta, le sirene tutte di cromo, come luccicavano le loro membra alla luce del tramonto… Sono vecchio, Molly. Più di duecento anni, se conti il freddo. Il freddo. — D’un tratto la canna della pistola si alzò, fremente. Adesso i tendini delle cosce di Molly erano tesi come cavi.

— Ci si può bruciare nel congelatore — dichiarò lei con cautela.

— Qui niente brucia — replicò il vecchio in tono spazientito, abbassando la pistola. I suoi pochi movimenti erano sempre più sclerotizzati. La testa annuì. Gli ci volle uno sforzo per fermarla. — Niente brucia. Adesso me ne ricordo. I nuclei mi hanno detto che le nostre intelligenze sono folli. Nonostante tutti i miliardi che abbiamo pagato tanto tempo fa, quando le intelligenze artificiali erano un concetto piuttosto arcano. Ho detto ai nuclei che ci avrei pensato io. Un brutto momento davvero, con 8Jean giù a Melbourne e soltanto la nostra dolce 3Jane a badare alla baracca. O forse il momento migliore. Tu ci capisci qualcosa, Molly? — La pistola si sollevò un’altra volta. — Adesso stanno succedendo cose molto strane, a villa Straylight.

— Capo, conosci Invernomuto?

— Un nome? Sì. Con cui fare incantesimi, forse. Un signore dell’inferno, di sicuro. Ai miei tempi, cara Molly, ho conosciuto molti signori. E non poche signore. Ehi, una regina di Spagna, una volta, proprio su quel letto… Ma sto divagando. — Esplose in un umido accesso di tosse, la bocca della pistola che sobbalzava mentre il vecchio era in preda alle convulsioni. Sputò sul tappeto accanto al proprio piede nudo. — Ah, sto divagando. In mezzo al freddo. Ma molto presto sarà finita. Ho ordinato che venisse scongelata una Jane quando mi sono svegliato. Strano, giacere ogni certo numero di decenni con quella che è legalmente la propria figlia. — Il suo sguardo scivolò oltre Molly, verso la fila di monitor spenti. Il vecchio parve rabbrividire. — Gli occhi di Marie-France — disse con un filo di voce, e sorrise. — Facciamo in modo che il cervello diventi allergico ad alcuni dei propri neurotrasmettitori, dando come risultato una peculiare imitazione flessibile dell’autismo. — La sua testa penzolò di lato, poi la risollevò. — A quanto mi è dato di capire adesso, l’effetto si ottiene molto più facilmente con un microchip incorporato.

La pistola gli scivolò dalle dita, rimbalzò sul tappeto.

— I sogni crescono adagio come il ghiaccio — proseguì. Il suo viso era azzurrato. La testa riaffondò nel cuoio accogliente e cominciò a russare.

Molly scattò in piedi e afferrò la pistola. Attraversò la stanza a grandi passi con l’automatica di Ashpool in pugno.

Una grande trapunta era ammucchiata accanto al letto, in un’ampia pozza di sangue coagulato, denso e luccicante sopra il disegno del tappeto. Scostando un angolo della trapunta Molly scoprì il corpo di una ragazza, le bianche scapole rese viscide dal sangue. La gola era stata tranciata di netto. La lama triangolare di una specie di raschietto luccicava nella pozza scura accanto al corpo esanime. Molly s’inginocchiò, facendo attenzione a evitare la pozza di sangue, e girò il volto della ragazza morta verso la luce. Il viso che Case aveva visto al ristorante.

Vi fu un clic, qualcosa scattò al centro stesso delle cose, e il mondo fu come d’incanto congelato. La trasmissione simstim di Molly si trasformò in una diapositiva, le sue dita sulla guancia della ragazza. L’immobilità durò in tutto tre secondi, poi il volto morto fu alterato, divenne il viso di Linda Lee.

Un altro clic, e la stanza si offuscò. Molly stava guardando un laser disc dorato accanto alla piccola consolle sul ripiano di marmo del comodino. Un tratto di fibra ottica correva come un guinzaglio dalla consolle fino a una presa alla base del collo sottile.

— Ho il tuo numero, bastardo schifoso — disse Case, sentendo le proprie labbra muoversi, da qualche parte, molto lontano. Sapeva che Invernomuto aveva modificato la trasmissione. Molly non aveva affatto visto il volto della ragazza morta turbinare in una nuvola di fumo per assumere i contorni senza vita di Linda.

Molly si girò per attraversare la stanza fino alla poltrona di Ashpool. Il respiro dell’uomo era lento e irregolare. Molly scrutò nel guazzabuglio di droghe e alcool. Posò la pistola, afferrò la Fletcher, regolò la canna sul colpo singolo e con molta cura gli piazzò un dardo a tossina al centro della palpebra sinistra abbassata. Ashpool ebbe un unico sussulto, il respiro gli si bloccò a metà inspirazione. L’altro occhio, castano e insondabile, si aprì lentamente.

Era ancora aperto quando Molly si girò per lasciare la stanza.

16

— Ho preso contatto con il tuo capo — disse il Flatline. — Sta arrivando attraverso l’Hosaka gemello nella barca al piano di sopra, quello che fa a cavalluccio con noi. Haniwa, si chiama.

— Lo so — annuì Case con aria assente. — L’ho visto.

Una losanga di luce bianca si materializzò con un clic davanti a lui, nascondendo l’ice della Tessier-Ashpool e mostrandogli il volto calmo, perfettamente a fuoco, totalmente folle di Armitage. I suoi occhi erano vuoti come pulsanti. Armitage ammiccò. Lo guardò fisso.