— Il ponte è chiuso, amico — segnalò Maelcum, dal lato opposto della stanza.
Le luci si abbassarono, ripresero vigore, tornarono ad affievolirsi.
Case strappò il tabulato dalla fessura. Altre sequenze di zeri. — Invernomuto? — Guardò la stanza beige e bruna intorno a sé, lo spazio ingolfato da spire di carta alla deriva. — Sei tu alle luci, Invernomuto?
Un pannello accanto alla testa di Maelcum scivolò verso l’alto, rivelando un piccolo monitor. L’apprensivo Maelcum sussultò, si asciugò il sudore dalla fronte con una pezza di spugna artificiale inserita sul dorso della mano guantata e infine si girò per studiare il display. — Leggi il giapponese, amico? — Case poteva vedere le cifre che scorrevano ammiccando sullo schermo.
— No — rispose.
— Il ponte è navicella per la fuga, scialuppa di salvataggio. Conto alla rovescia è in corso, a quanto pare. Richiudi subito la tuta. — Lo zionita si riavvitò il casco e lo chiuse ermeticamente.
— Cosa? Sta decollando? Merda! — Case s’allontanò con un calcio dalla paratia e schizzò in mezzo al groviglio di tabulati. — Dobbiamo aprire quella porta, amico!
Ma Maelcum poté soltanto battere sul lato del proprio casco. Case poteva vedere le labbra dell’altro che si muovevano attraverso il Lexan. Notò una stilla di sudore levarsi dalla fascia arcobaleno che stringeva la reticella porpora con cui lo zionita tratteneva i riccioli. Maelcum strappò il casco dalle mani di Case e glielo avvitò a dovere, facendo scattare i blocchi di sicurezza con il palmo guantato. Dei microled di controllo sulla sinistra della visiera s’illuminarono appena i collegamenti dell’anello al collo si attivarono. — Non capisco giapponese, ma conto alla rovescia è sbagliato. — Maelcum indicò una particolare linea sullo schermo. — Sigilli non intatti, modulo del ponte. Lancio con camera stagna aperta.
— Armitage! — Case cercò di picchiare con la mano sulla porta. La fisica della gravità zero lo mandò a rotolare all’indietro in mezzo ai tabulati. — Corto! Non farlo! Dobbiamo parlare! Dobbiamo…
— Case? Ti sento, Case… — Adesso la voce assomigliava a stento a quella di Armitage. Tradiva una strana calma. Case smise di scalciare. Il suo casco colpì la parete opposta. — Mi spiace, Case, ma doveva andare così. Uno di noi deve uscirne. Uno di noi deve testimoniare. Se crepiamo tutti quaggiù, finisce tutto quanto. Glielo dirò io, Case. Io gli spiegherò tutto. Di Girling e degli altri. E ce la farò. So che ce la farò. Fino a Helsinki. — Vi fu un improvviso silenzio. Case ebbe l’impressione che il suo casco ne fosse riempito come da un gas raro. — Ma è così difficile, Case, è così tremendamente difficile. Sono cieco.
— Corto, fermati, aspetta. Sei cieco, amico. Non puoi volare! Andresti a sbattere contro quegli alberi del cazzo. E stanno cercando di farti fuori, Corto, giuro su Dio che hanno lasciato aperto il tuo portello. Morirai e non potrai raccontarglielo, e io devo avere l’enzima, il nome dell’enzima, amico… — Stava urlando, con la voce stridula per l’isterismo. Il feedback rimbalzò dagli auricolari del casco.
— Ricordati l’addestramento, Case. È tutto quello che possiamo fare.
Poi il casco si riempì di un farfugliare confuso, un ruggito di scariche, suoni modulati che ululavano lungo il corso degli anni dai tempi di Pugno Urlante. Frammenti di russo, e poi la voce di uno sconosciuto del Midwest, molto giovane. — Siamo stati abbattuti, ripeto. Tuono Omaha a terra, noi…
— Invernomuto, non farmi questo! — urlò Case. Le lacrime sgorgarono dagli occhi, rimbalzando sulla visiera in ballonzolanti goccioline di cristallo. Poi l’Haniwa emise un tonfo, tremò come se un gigantesco oggetto morbido avesse colpito il suo scafo. Case immaginò la scialuppa di salvataggio che schizzava via, sganciata dalle serrature esplosive, il devastante uragano della durata di un secondo dell’aria in fuga che strappava il folle colonnello Corto dalla sua cuccetta, dalla riproduzione Invernomuto del minuto finale di Pugno Urlante.
— Andato, amico. — Maelcum guardò il monitor. — Il portello è aperto. Muto deve avere scavalcato sistema sicurezza di eiezione.
Case cercò di asciugarsi le lacrime di rabbia. Le sue dita urtarono contro il Lexan.
— Yacht a corto d’aria, ma capo preso con sé controllo grappini insieme a ponte. Marcus Garvey ancora agganciato.
Tuttavia Case stava vedendo l’interminabile caduta di Armitage intorno al Freeside, attraverso un vuoto più freddo di quello delle steppe. Per qualche motivo l’immaginò con indosso il suo Burberry scuro, le pieghe abbondanti del trench spiegate intorno a sé come le ali di un immenso pipistrello.
17
— Hai trovato quello che cercavi? — chiese il costrutto.
Il Kuang Grade Versione Undici stava riempiendo la griglia che lo separava dall’ice della T-A con ipnotici disegni ornamentali simili ad arcobaleni, reticoli sottili come cristalli di neve sul vetro d’una finestra in inverno.
— Invernomuto ha ucciso Armitage. L’ha sparato su una scialuppa di salvataggio con il portello aperto.
— Non eravate esattamente culo e camicia, vero? — commentò il Flatline.
— Lui sapeva come slegare le sacche delle tossine.
— Allora lo sa anche Invernomuto. Puoi contarci.
— Non è proprio che mi fidi del fatto che Invernomuto me lo dirà.
L’orrenda approssimazione d’una risata raschiò i nervi di Case come una lama smussata. — Forse vuol dire che ti stai facendo furbo.
Case azionò l’interruttore del simstim.
06:27:52 secondo il chip nel nervo ottico. Case aveva seguito il progredire di Molly attraverso villa Straylight per più di un’ora, affidandosi all’endorfino-simile che aveva assunto per annullare i postumi della droga. Il dolore alla gamba era sparito, e Molly pareva avanzare in un bagno caldo. Il Braun era appollaiato sulla spalla, i minuscoli manipolatori, simili a pinze chirurgiche imbottite, protetti dal policarburo della tuta dei Moderni.
Le pareti erano di nudo acciaio, con strisce di ruvido nastro bruno di resina epossidica dove il rivestimento era stato strappato. Molly s’era nascosta alla vista di una squadra di operai, rannicchiata con la Fletcher stretta fra le mani, nella sua tuta grigio acciaio, mentre i due magri africani e il loro carrello da lavoro dai copertoni tondeggianti la superavano. Avevano la testa rasata e indossavano tute arancione. Uno dei due canticchiava sommesso in una lingua che Case non aveva mai sentito, i toni e la melodia alieni e ossessivi.
Mentre Molly si addentrava in quel dedalo gli ritornò in mente il discorso della testa, il saggio di 3Jane su Straylight. Straylight era una pazzia, una pazzia cresciuta nei conglomerati creati mischiando pietre lunari polverizzate, cresciuta nell’acciaio saldato e nelle tonnellate di soprammobili e gingilli vari, tutti quei bizzarri raccoglipolvere che avevano spedito su dal pozzo per imbottire il loro intricato nido. Ma non era il tipo di follia che gli riuscisse comprensibile. Non come la follia di Armitage, che adesso immaginava di riuscire capire: torci un uomo fin quasi al limite, poi lo ritorci nella direzione opposta, ancora una volta fin quasi al limite, inveiti la direzione e torci e ritorci. Alla fine si spezza. È come rompere un pezzo di fil di ferro. E la storia aveva fatto questo al colonnello Corto. La storia aveva già combinato il suo pasticcio, quello vero, quando Invernomuto l’aveva trovato, rintracciandolo e tirandolo fuori dalle rovine della guerra, planando dentro il campo grigio e piatto della consapevolezza di un uomo come un ragno d’acqua che attraversa lo specchio d’una pozza stagnante, con i primi messaggi che ammiccano sul micro d’un neonato nella stanza oscurata di un manicomio francese. Invernomuto aveva costruito Armitage da zero, usando come fondamenta i ricordi di Pugno Urlante serbati da Corto. Ma oltre un certo punto i “ricordi” di Armitage non sarebbero più stati quelli di Corto. Case dubitava che Armitage si sarebbe ricordato del tradimento, dei Nightwing che precipitavano vorticando, in fiamme… Armitage era stato una specie di versione riveduta e corretta di Corto, e quando la tensione dell’operazione aveva raggiunto un certo livello il meccanismo di Armitage s’era sbriciolato: Corto era riemerso con tutto il suo senso di colpa e il suo furore malato. E adesso Corto-Armitage era morto, una piccola luna ghiacciata per Freeside.