Guardai Regan, sempre assorto nei suoi pensieri. «Detective Regan?»
«Lei non è sincero con noi, Marc» fu tutto quello che riuscì a dire.
«E perché non sarei sincero? In che cosa?»
«Lei sostiene che dai tempi del college non aveva più parlato al telefono con la signora Mills.»
«Sì.»
«Abbiamo i tabulati telefonici, Marc. Tre mesi prima che sua moglie venisse uccisa, Rachel ha telefonato a casa sua. Come lo spiega?»
Mi rivolsi a Lenny in cerca d’aiuto, ma lui mi stava fissando stupito. «Sentite» dissi allora. «Ho il numero del cellulare di Rachel, chiamiamola e scopriamo dove si trova.»
«Prego» disse Tickner.
Lenny sollevò la cornetta del telefono sul mio comodino e io gli dissi il numero, poi rimasi a guardarlo mentre lo componeva, cercando di riflettere. Il telefono squillò sei volte, poi la segreteria di Rachel disse che non poteva rispondere e di lasciare un messaggio. Glielo lasciai.
Regan si staccò finalmente dal muro, avvicinò una sedia al mio letto e si sedette. «Che cosa sa, Marc, di Rachel Mills?»
«Abbastanza.»
«Stavate insieme al college?»
«Sì.»
«Quanto è durata?»
«Due anni.»
Lui allargò le braccia e spalancò gli occhi. «Vede, io e l’agente Tickner non siamo ancora convinti del motivo per cui lei l’ha cercata. Sì, lo so, avevate avuto una storia tanto tempo fa. Ma se poi non l’ha più vista né sentita, perché si è rivolto proprio a lei?»
Pensai a come spiegarglielo, poi scelsi la maniera più semplice. «Mi sento ancora legato a lei.»
Regan annuì, come se questo spiegasse un sacco di cose. «Era al corrente del fatto che si fosse sposata?»
«Me l’aveva detto Cheryl, la moglie di Lenny.»
«E lo sapeva che il marito era stato ucciso?»
«L’ho saputo oggi.» Poi mi resi conto che la mezzanotte doveva essere passata. «Ieri, voglio dire.»
«Gliel’ha detto Rachel?»
«No, Cheryl.» Mi tornarono in mente le parole di Regan, quando era venuto a casa mia a cercare Rachel. «E poi lei mi ha detto che era stata Rachel a sparargli.»
Regan guardò Tickner, che raccolse idealmente il testimone. «La signora Mills gliel’aveva confessato?»
«Che cosa, che era stata lei a uccidere il marito?»
«Sì.»
«Sta scherzando?»
«Lei non ci crede, vero?»
Intervenne Lenny. «Che differenza fa se lui ci crede o meno?»
«Ha confessato» disse Tickner.
Guardai Lenny, che però distolse lo sguardo. Cercai di mettermi a sedere più comodamente sul letto. «Allora perché non è in carcere?»
Un’ombra passò sul viso di Tickner, che strinse le mani a pugno. «La Mills ha parlato di un colpo partito accidentalmente.»
«E lei non ci crede?»
«Il marito è stato ucciso con una pallottola alla testa sparata a bruciapelo.»
«E allora torno a chiederle: perché non è in carcere?»
«Non sono a conoscenza di tutti i particolari.»
«Come sarebbe a dire?»
«Le indagini furono svolte dalla polizia locale, non da noi» spiegò Tickner. «E quelli decisero di non incriminarla.»
Non sono né uno sbirro né un esperto di psicologia, ma mi resi ugualmente conto che Tickner mi stava nascondendo qualcosa. Guardai Lenny: aveva il viso completamente inespressivo, cosa per lui abbastanza insolita. Tickner si allontanò di un passo dal letto e fu Regan a prendere l’iniziativa.
«Lei ci ha detto di sentirsi ancora legato a Rachel?» attaccò.
«A domanda ha risposto» disse Lenny.
«L’ama ancora?»
Lenny non poteva lasciargliela passare senza fare commenti. «Ora mi fa il ruffiano, detective Regan? Che diavolo c’entra questo con la figlia del mio cliente?»
«Un attimo di pazienza.»
«No, detective, non ne ho di pazienza. Lei fa domande assurde.» Ancora una volta misi una mano sul braccio di Lenny, che si voltò a guardarmi. «Vogliono che tu dica di sì, Marc.»
«Lo so.»
«Sono convinti che Rachel sia il movente che ti avrebbe spinto a uccidere tua moglie.»
«So anche questo.» Guardai Regan e ricordai quello che avevo provato vedendola allo Stop Shop.
«Pensa ancora alla Mills?» mi chiese Regan.
«Sì.»
«Crede che anche la Mills pensi a lei?»
Lenny non era disposto ad arrendersi. «Ma come diavolo fa a saperlo?»
«Bob?» Era la prima volta che chiamavo Regan per nome.
«Sì?»
«Che cosa sta cercando di dimostrare?»
Regan rispose a voce bassa, con un tono da cospiratore. «Glielo chiedo ancora una volta: al momento del vostro incontro casuale al supermercato lei non vedeva Rachel Mills dai tempi del college?»
«Gesù Cristo!» esclamò Lenny.
«Esatto.»
«Ne è certo?»
«Sì.»
«Nessun rapporto di alcun tipo?»
«Non si passavano nemmeno i bigliettini mentre studiavano in biblioteca» disse ancora Lenny. «Andiamo, lasci perdere questa storia.»
«Dottor Seidman, lei ha chiesto di un CD-ROM a un’agenzia investigativa di Newark.»
«Sì.»
«Perché proprio oggi?»
«Non capisco la domanda.»
«Perché questo improvviso interesse per quel CD, visto che sua moglie è morta ormai da un anno e mezzo?»
«L’avevo appena trovato.»
«Quando?»
«L’altro ieri, era nascosto in cantina.»
«Quindi ignorava che sua moglie aveva assunto un investigatore privato?»
Non risposi subito, ma pensai a ciò che ero venuto a sapere dopo la morte della mia bella moglie. Per esempio, che andava da uno psichiatra. Che aveva assunto un detective privato. Che teneva nascosto in cantina quello che aveva scoperto. Non ne sapevo niente. Pensai alla mia vita, alla mia dedizione al lavoro, al fatto che non intendevo smettere di viaggiare. Amavo mia figlia, certo, la riempivo di coccole, la consideravo una delle sette meraviglie. Per proteggerla sarei morto, o avrei potuto uccidere: ma se volevo essere completamente onesto con me stesso dovevo ammettere che non avevo accettato tutti i cambiamenti e i sacrifici che il suo arrivo aveva comportato.
Che marito ero stato? E che padre?
«Marc?»
«No» risposi. «Non avevo idea che avesse assunto un investigatore privato.»
«E ha idea del motivo per cui l’aveva assunto?»
Scossi la testa. Regan si scostò dal letto e Tickner tirò fuori dalla borsa una cartellina marrone.
«Che cos’è?» chiese Lenny.
«Il contenuto di quel CD.» Tickner mi guardò di nuovo. «Lei dunque non aveva più visto Rachel, giusto? Soltanto quella volta al supermercato.»
Non mi curai nemmeno di rispondere.
Senza fare troppe scene Tickner estrasse dalla cartellina una foto e me la porse. Lenny inforcò gli occhialini a mezza luna e si mise alle mie spalle, per vedere anche lui. Nella foto, in bianco e nero, si vedeva il Valley Hospital di Ridgewood e in basso si leggeva una data. La foto era stata scattata due mesi prima della tragedia.
Lenny aggrottò le sopracciglia. «La luce è abbastanza buona ma l’insieme non mi convince.»
Tickner ignorò il sarcasmo. «È lì che lei lavora, vero, dottore?»
«Sì, abbiamo un ufficio al Valley Hospital.»
«Abbiamo?»
«La mia socia e io. Zia Leroux.»
«Ah, già. C’è una data in basso.»
«La vedo.»
«Lei quel giorno si trovava lì?»
«Non lo so, davvero. Dovrei consultare la mia agenda.»
Regan indicò un punto accanto all’ingresso dell’ospedale. «La vede quella figura?»
Cercai di mettere a fuoco l’immagine ma non riuscii a vedere granché. «No, non bene.»
«L’ha notata almeno la lunghezza del soprabito?»
«Sì.»
Tickner mi passò un’altra foto, questa volta scattata con il teleobiettivo. Stessa angolazione. La persona con il soprabito lungo si vedeva ora più distintamente. Portava degli occhiali da sole e non ci si poteva sbagliare: era Rachel.