E fu così che si trovò a fissare il buio, illuminato solo dalla luce di una delle due lune di Alaspin che gettava lunghe ombre nella stanza. Pip era sdraiata accanto al suo viso, e la sua lingua guizzava rapida sul suo occhio destro, per svegliarlo. Poiché era un gesto che il minidrago non faceva mai senza una ragione, Flinx fu subito sveglio e all'erta.
Studiò la stanza ad occhi socchiusi. Sotto le coperte dell'altro letto si intravedeva un profilo e udì il respiro lento di Clarity, che dormiva tranquilla. E allora per quale ragione era stato svegliato? Un altro si sarebbe seduto sul letto per guardarsi intorno, ma Flinx non lo fece. Qualunque cosa avesse disturbato Pip, presto si sarebbe fatta vedere anche da lui.
Solo dopo qualche momento notò le ombre che si muovevano contro la parete di fronte. Piegò impercettibilmente la testa per vedere la porta. Ad una prima occhiata gli sembrò chiusa e solo concentrandosi fu in grado di scorgere il camuffamento per la luce che era stato posto davanti ad essa. La porta era aperta per metà, e forse dietro c'era uno schermo per attutire il rumore. A qualunque osservatore occasionale che si trovasse dentro o fuori, la schiuma di Mylar avrebbe dato l'impressione che la porta fosse ancora chiusa.
Distinse un paio di figure, ma sapeva che erano di più. Sul pavimento, forse, o dietro lo schermo. Una di esse avanzò nella luce che proveniva dalla finestra. Invece di cercare di evitare il chiaro di luna, la sagoma avanzò silenziosa tra le macchie di luce e d'ombra, fondendosi perfettamente con il pavimento e le pareti.
Una tuta mimetica, pensò Flinx. Aderisce come una seconda pelle e si adatta istantaneamente a qualunque sfondo o a qualunque luce. Da ragazzo, si era trovato spesso a desiderarne una. Non era proprio il tipo di giocattolo che desidera normalmente un bambino, ma d'altra parte, c'erano state poche cose normali, nella sua giovinezza.
L'unica cosa che la tuta mimetica non poteva nascondere erano le fessure per il naso, la bocca e gli occhi. Altre tre paia di quegli organi disincarnati avanzavano come fantasmi lungo l'altra parete, in direzione dei due letti. Non c'era bisogno di chiedere a chi le indossava quali intenzioni avessero. Non si entra in una stanza privata nel bel mezzo della notte, con una tuta mimetica, forzando un lucchetto, solo per consegnare a qualcuno una vincita alla lotteria.
In quella situazione erano possibili un certo numero di scelte. Ci si poteva mettere a sedere, domandando agli intrusi che cosa volessero. Oppure si poteva prendere un'arma e cominciare a sparare, lasciando poi le domande alla polizia. O, infine, si poteva fare quello che fece Flinx: stare sdraiati in silenzio, imitando il respiro di una persona addormentata, sbirciando le mosse degli intrusi.
Tre di loro si fermarono l'uno accanto all'altro. Non parlarono, ma si limitarono a scambiarsi delle occhiate, perché era chiaro che ogni mossa era stata già progettata in anticipo. Flinx non osò sollevare né muovere la testa per vedere meglio.
Il capo del gruppetto prese qualcosa da una tasca inserita all'altezza della gamba destra. L'oggetto brillò debolmente alla luce della luna: era un piccolo flacone con una specie di imbuto flessibile ad una delle estremità. Gas, pensò Flinx. Probabilmente inodore, incolore e ad azione rapida. Di sicuro non mortale. Se gli intrusi avessero avuto l'intenzione di uccidere gli occupanti della stanza, avrebbero benissimo potuto farlo stando sulla porta.
La figura si chinò e si avvicinò al letto di Clarity, tenendo il flacone davanti a sé. Poi si arrestò di colpo, quando qualcosa si frappose tra lui e la donna addormentata. Qualcosa di piccolo, velocissimo, che sibilava.
Gli intrusi avevano progettato tutto accuratamente, ma era chiaro che creature piccole, velocissime e sibilanti non rientravano nelle varie possibilità. L'improvvisa apparizione di un piccolo serpente volante a meno di un metro dal naso sarebbe bastato a turbare anche il miglior assassino professionista.
L'uomo lanciò un'imprecazione di sorpresa e fece un passo indietro, barcollando. Questo bastò a svegliare Clarity. Girandosi sulla schiena, si passò una mano sulla fronte, gemendo piano. Flinx vide le palpebre che si muovevano.
Uno dei compagni di quello che teneva il flacone, parlò in tono concitato: — Stordisci la bestia e poi lei! Presto!
La figura sollevò la bomboletta e spostò il pollice sul pulsante nascosto, ma non ebbe il tempo di premerlo. Dalla sacca tubolare posta sotto il palato, il minidrago espulse meno di mezzo centimetro cubo di veleno ad alta pressione. Il liquido tossico colpì l'intruso in un occhio.
Fu la fine del silenzio, della segretezza e dei movimenti furtivi nel buio. Con un unico movimento convulso, l'uomo gettò la bomboletta in mezzo alla stanza e si portò entrambe le mani al viso. Urlando per il dolore provocato dalla tossina altamente caustica che gli divorava gli occhi, cercò di strapparsi di dosso la tuta. Nella stanza non più silenziosa, si udì distintamente il gorgoglio della pelle che si dissolveva.
Flinx si lasciò cadere dal letto, ma non dalla parte libera, come sarebbe stato normale, bensì nello stretto spazio tra il suo letto e quello di Clarity. E un istante dopo, un intruso che non aveva notato prima, si alzò dall'altro lato del suo letto e con una pistola ad aghi sparò un colpo che penetrò attraverso il cuscino, il materasso e probabilmente colpì il pavimento sotto il letto su cui qualche minuto prima dormiva Flinx. Nell'oscurità, il raggio brillò di un azzurro intenso, emettendo uno sfrigolio malevolo.
Accorgendosi che non aveva colpito altro che le lenzuola, l'uomo si alzò di nuovo per sparare un altro colpo in direzione dell'occupante del letto inaspettatamente scomparso, e si ritrovò Pip sospesa davanti alla faccia. Spalancò gli occhi e spostò la testa di lato.
A dire il vero, fu velocissimo, e il veleno lo colpì alla radice dei capelli, invece che negli occhi.
L'uomo colpito da Scrap giaceva immobile sul pavimento, già morto. La neurotossina dei minidraghi, una volta entrata nel sangue, uccideva in meno di un minuto, bloccando il sistema nervoso con la stessa facilità con cui si interrompe la corrente premendo un interruttore. L'intruso colpito da Pip aveva evitato quella morte istantanea e si trovava invece a lottare con il veleno che gli stava penetrando nella testa attraverso il canale auricolare. Barcollò per la stanza, urlando e sparando colpi in aria con la pistola ad aghi.
Pip e Scrap si muovevano liberamente per la stanza, evitando gli spari e creando un caos incredibile. Gli intrusi erano più di tre, concluse Flinx. Anzi, più di cinque. A quel punto, notò che Clarity stava per sollevarsi a sedere sul letto. La ragazza aprì la bocca e prese fiato, preparandosi ad urlare.
Mettendole la mano destra sulla bocca, usò la sinistra per trascinarla sul pavimento. Lei gli cadde addosso, cosa che in altre circostanze sarebbe stata gradevolissima, ma che in quel momento non lo turbò nel modo più assoluto.
— Zitta — le sussurrò, mentre la battaglia infuriava sopra le loro teste. — Stai zitta e non muoverti. Adesso sei nel posto più sicuro di tutta la stanza.
Clarity lo guardò ad occhi sbarrati, poi annuì lentamente. Flinx le tolse la mano dalla bocca.
Tutt'attorno a loro si udiva il rumore di piedi che correvano, grida, il sibilo metallico delle pistole ad aghi e il ronzio degli storditori, mentre il piccolo esercito di assalitori sparava all'impazzata contro i minidraghi che volavano in picchiata, sputando veleno. Il più delle volte finivano con lo spararsi l'un l'altro.