Mi piacerebbe farlo, disse tra sé, ma credo di aver dimenticati il modo circa cinque anni fa.
Svoltarono un angolo e si fermarono di fronte a una porta inserita in una parete dipinta di giallo. Clarity non suonò il cicalino né si identificò, ma semplicemente entrò. Nessun rilevatore li costrinse a fermarsi, e nessun robosegretario annunciò il loro arrivo.
Adesso che era sul pianeta, capì perché non c'era bisogno di sicurezza interna su Longtunnel. Tutto quello che si doveva fare per impedire gli ingressi non autorizzati era di tenere sotto controllo il porto e la porta principale, perché non c'erano porte posteriori da cui scivolare via inosservati. E questo spiegava anche come i rapitori di Clarity fossero riusciti a portarla fuori. Una volta all'interno, c'era un solo punto di controllo da superare per uscire di nuovo. Potevano esserci guardie di sicurezza di qualche singola compagnia, ma quella era un'altra faccenda, soprattutto se si stava cercando di uscire e non di entrare.
L'ufficio in cui entrarono era spazioso: perché meravigliarsene, dal momento che si trattava di suddividere solo una caverna a proprio piacimento? Quello che lo rendeva interessante erano le formazioni del soffitto. In quella stanza non erano state staccate. Brillanti formazioni di stalattiti, elettiti e spirali di gesso luccicavano sopra l'illuminazione artificiale. Il calcare e l'acqua avevano creato nell'ufficio splendide decorazioni come neppure un architetto professionista avrebbe saputo creare.
Non serviva un impianto di climatizzazione. La temperatura nella stanza era la stessa che nel corridoio: fresca e leggermente umida. Verso sinistra, nella parte posteriore della stanza, l'acqua zampillava da una fessura nella roccia seguendo il ritmo di una sorta di musica e scompariva in un drenaggio inserito nel pavimento.
Una fila di archivi, un divano, dei mobili da ufficio e varie scrivanie spiccavano scure contro quelle formazioni naturali simili a gioielli. La donna che si alzò dietro una delle scrivanie, era molto più piccola di Clarity. I lunghi capelli rossi erano raccolti in una crocchia sulla nuca, attraverso cui passavano tre lunghi e affilati spilloni di cristallo. Il sorriso di benvenuto era caldo e amichevole, la voce profonda e da un angolo della bocca le pendeva una narcosigaretta, che però non le impediva in alcun modo di parlare. Il passo e la stretta di mano erano altrettanto vigorosi.
Flinx l'aveva giudicata sulla cinquantina e fu sinceramente sorpreso quando seppe che aveva settant'anni. Un po' più della mezza età. Invece di stringere la mano a Clarity, la abbracciò battendole con affetto sulla schiena.
— Maxim e la squadra giù alla sezione Sviluppo si sono dati da fare fin dal momento della tua scomparsa.
Clarity corrugò la fronte. — Sono entrati nel mio cubicolo?
— Mia cara, tutti sono entrati nel tuo cubicolo. Cosa ti aspettavi? Ci sono state molte lamentele e grande tensione quando la Sicurezza ha ventilato l'ipotesi che la tua partenza non fosse avvenuta volontariamente. Immagino che parte della responsabilità sia mia: avrei dovuto insistere per una sicurezza maggiore fin dall'inizio. Ma chi poteva immaginare che accadesse una cosa simile? Un rapimento da Longtunnel? Ho ragione, vero, di pensare che si sia trattato di una cosa del genere?
— Infatti.
Vandervort annuì. — Gli indizi erano chiari per gli investigatori. Non per noi, ma per loro il messaggio era chiaro. Be', non succederà più, te lo prometto.
— Mentre venivamo qui abbiamo visto le nuove guardie di Sicurezza.
— Bene. — Si voltò ad osservare Flinx, senza trascurare il minidrago appollaiato sulla sua spalla. — Un animaletto interessante, il suo, giovanotto. Ho notato che anche Clarity ne ha acquisito uno.
— Pip non è un animaletto. La nostra relazione fornisce un reciproco beneficio.
— Come vuole. Questo fa parte del lavoro che facciamo qui, sa. O le è già stato spiegato? — guardò Clarity. — Che cosa gli hai detto di noi?
— Tutto quello che non è riservato. Mi ha salvato la vita. E forse anche la vostra. Non potevo tenerlo all'oscuro.
— Non vedo l'ora di conoscere i particolari — rispose sarcastica. — A proposito, mi chiamo Alynasmolia Vandervort. Tutti mi chiamano Amee. O Momma. Sono il supervisore della Coldstripe per questa installazione.
Flinx restituì la salda stretta di mano. — Avevo immaginato una cosa del genere.
— Sembra che siamo tutti in debito con lei per averci riportato Clarity. Per caso lei non soffre di claustrofobia? Abbiamo delle pillole per quelli che mostrano quei sintomi.
— Sto bene — le rispose. — Al contrario, è molto più spazioso di quanto avrei immaginato.
Con espressione compiaciuta, Vandervort riprese il suo posto dietro la scrivania e indicò due sedie ai visitatori. — Chi è stato? — chiese a Clarity.
Flinx finse indifferenza mentre ascoltava attento la storia di Clarity. Il supervisore sedeva intento e immobile. Non toccò la narcosigaretta, ma quando Clarity giunse al termine, chissà come questa era emigrata da un angolo all'altro della bocca. La donna si appoggiò allo schienale ed emise un grugnito.
— Potrebbe essere uno qualsiasi fra i molti gruppi radicali. Ce ne sono un mucchio, ma in genere si limitano a fare discorsi che nessuno ascolta o ad affittare spazi alla tri-di fra uno spettacolo di varietà e l'altro. — Aveva un particolare modo di parlare a scatti che ben si adattava all'incessante movimento degli occhi da un interlocutore all'altro.
— Il nostro debito con lei, giovanotto, è reale. Sa che Clarity qui è insostituibile.
— Lo so. Me lo ha detto… parecchie volte.
A quella frase, Vandervort rise; un suono secco, ma per nulla mascolino. — Oh, la nostra Clarity non è certo timida. Con tutti i successi che ha già collezionato, non ha bisogno di falsa modestia. Chiunque abbia compiuto questo esecrabile gesto, aveva scelto bene. Clarity è l'unico membro del nostro personale scientifico che non possiamo permetterci di perdere. Ora che sei di nuovo con noi, non ti perderemo d'occhio un istante.
— Non sono preoccupata. Mi sembra che tu abbia preso tutte le precauzioni.
— Certo che l'abbiamo fatto. — Esitò. — Ti sentiresti meglio con una guardia del corpo?
— Ne ho già una. — Clarity tese una mano per accarezzare Scrap al sicuro sotto la sua treccia.
Vandervort emise un altro dei suoi sommessi grugniti e si rivolse a Flinx. — Clarity le ha detto che lavoro facciamo qui?
— Manipolate le forme di vita locali per produrre derivati commerciabili.
Lei annuì. — Da un punto di vista genetico, Longtunnel è una miniera i cui pozzi sono già stati scavati per noi. Non è da molto che ci siamo insediati qui. Abbiamo appena cominciato a classificare e scegliere, produrre e alterare geneticamente. Eppure siamo già riusciti a ottenere parecchi prodotti di successo.
— Clarity ha accennato al vostro Verdidion.
— Quello è stato finora il nostro più grande successo, ma non è l'unico. — Allungò la mano dietro di sé e aprì il cassetto di un armadietto di metallo. Un dolce profumo si sparse per la stanza non appena estrasse un oggetto e lo posò sulla scrivania davanti a loro.
Il basso contenitore di vetro azzurro metallico era pieno di cubi di gelatina: rossi, gialli, purpurei, che non tremolarono quando spinse il vassoio attraverso la scrivania.
— Assaggi. — Flinx studiò incerto i cubetti. — Oh, avanti, ragazzo. — Vandervort scelse una gelatina purpurea, se la mise in bocca e la masticò con entusiasmo.
— Forza, Flinx, sono meravigliosi. — Clarity ne scelse uno rosa.
Assolutamente incapace di starsene seduto a guardare mentre le due donne masticavano allegramente, Flinx scelse un cubetto verde brillante e lo assaggiò con cautela. Si era aspettato un sapore di lime o di more e venne colpito da un'esplosione di gusti diversi. Anche la densità del cubetto fu una sorpresa. Era più consistente della gelatina e sembrava quasi gomma. Ma una volta morsicato, si dissolveva in fretta. Quel sapore multiplo continuò per parecchio a restargli in bocca dopo che ebbe trangugiato l'ultimo pezzetto.