La luminosità dei tubi col passare dei giorni era diminuita leggermente. Non tanto da essere preoccupante, ma non ci voleva molto per far cadere Clarity in preda al panico. Non si era lamentata, non aveva fatto notare la cosa, ma lui sapeva che se n'era accorta. E per lei era una sofferenza restare calma da quando iniziavano il cammino fino a quando non si fermavano per dormire.
— Se riescono a spazzare via l'intera installazione, seppellire ogni corridoio e riempire tutte le caverne abitate, potrebbero far credere che sia avvenuto qualche disastro naturale, oppure al fatto che erano venuti fin qui per un loro esperimento, e invece si sono trovati di fronte a un terremoto che aveva appena distrutto la colonia. Se riescono ad inventare una storia plausibile, l'ufficio del Commonwealth preposto a questo settore potrebbe non ritenere necessario inviare i suoi agenti per accertare come sono andate le cose.
«E poi potrebbero convincere le autorità che Longtunnel non si presta ad ulteriori esplorazioni. Non ci vorrebbe molto. Non dovrebbero far altro che mostrare ad una giuria di non addetti ai lavori delle riprese della superficie. Potrebbero far chiudere l'intero pianeta, mettere al bando ulteriori ricerche. Ma questo significherebbe — terminò con voce incerta, — che dovrebbero uccidere tutti. Non solo gli scienziati e gli amministratori, tutti.
Camminarono in silenzio per un po'. — A volte — disse Flinx, sollevando il tubo per vederci meglio, — quelli che parlano di preservare le forme di vita non si curano di eliminarne alcune per perseguire i loro scopi finali. Spesso, le uniche vite che a loro non interessa preservare sono proprio quelle dei loro simili. — Abbassò il tubo e lo osservò pensoso. — È un peccato che non possiamo spegnerne uno per risparmiarlo.
Clarity scosse il capo. — È una reazione chimica fissa. Una volta che viene attivata, non si può spegnerla se non rompendo il tubo e liberando la miscela. Però si stanno attenuando.
— Solo di poco.
— Non durano in eterno. Generalmente, quando diventano troppo fiochi, vengono sostituiti. La maggior parte di essi è affidabile: funziona per il tempo previsto, ma alcuni durano molto più degli altri, invece qualcuno si esaurisce in fretta. Non sai mai come si comportano. Questa è una conseguenza dello squilibrio chimico di ogni partita di liquido luminescente. Per quanta attenzione si ponga nel preparare la miscela, ce n'è sempre che non si comporta in modo normale. Ho visto dei tubi spegnersi poche ore dopo essere stati installati, e altri che continuano ad illuminare senza diminuire fin dall'epoca della costruzione dei primi corridoi su Longtunnel.
— Spero che questi due siano di quelli duraturi. Senti, c'è qualcosa di particolare a cui dovremmo fare attenzione, qua sotto? Continuo a sentire dei rumori.
— Ti ho detto che ci sono dei carnivori, ma fino ad adesso non abbiamo incontrato altro che fotomorfi e quei tessitori di tele. Però ho continuato a tenere d'occhio il soffitto per evitare i vermi di paglia. Assomigliano moltissimo a quelle cannucce che abbiamo incontrato ieri.
— Cannucce?
— Quelle stalattiti lunghe, bianche, di calcite pura che abbiamo visto ieri. Quelle che sembrano aghi che pendono dal soffitto. I vermi di paglia si nascondono in mezzo a quelle formazioni calcaree. Restano appesi per una ventosa che hanno in fondo alla coda. Se qualcosa di commestibile passa sotto, mollano la presa e gli cadono addosso. Nessuna delle quattro specie conosciute finora è tossica, ma tutte hanno in comune tre file concentriche di denti. Sono come delle sanguisughe, però molto più difficili da togliere. Si abbarbicano, scavano, e secernono un liquido che scioglie la carne e le ossa.
«Per fortuna non sono dei morsicatori troppo ostinati. Se non si posano sulla pelle nuda, è facile afferrarli e gettarli via. La cosa importante è non dar loro il tempo di passare attraverso i vestiti. Nessuno finora è morto per il morso dei vermi di paglia, ma del resto nessuno si era mai perso qui sotto senza luce. Dici di aver sentito dei rumori. Si trattava di qualcosa di simile a un fischio nelle orecchie?
— Soprattutto ieri.
— Ci sono dei piccoli mammiferi che hanno enormi orecchie e bocche a forma di cono. Sono molto carini, in verità, quando ti sei abituato al fatto che non hanno occhi. Li chiamiamo coni. Tutti orecchie e bocca su piedi smisurati. Individuano la preda per mezzo degli ultrasuoni, raggiungono al massimo il mezzo metro di lunghezza e si cibano solo di insetti ciechi.
«Quando hanno individuato la preda, cambiano la frequenza, facendola cadere dal nido o dall'aria oppure stordendola al suolo. A volte si percepiscono le vibrazioni. Non sono pericolosi, ma mangerebbero anche noi, se potessero, ma non hanno denti. Solo quella bocca che sembra un imbuto. Per questo si allontanano dalla nostra strada.
«Tuttavia i coni non sono gli unici animali che cacciano per mezzo del suono. C'è un animale che assomiglia ad un incrocio fra una tigre e un ippopotamo. Se è in grado di generare suoni in proporzione alla mole è presumibile che sia pericoloso anche per noi, ma purtroppo abbiamo studiato solo un esemplare morto quindi è difficile dirlo. Comunque ha denti abbastanza grandi per esserlo.
— Dei tappi per le orecchie probabilmente non servirebbero.
— No, non servirebbero. Ma non mi preoccuperei degli animali che generano suoni, sono quelli velenosi che mi preoccupano. C'è una specie che vive solo in cima a certe stalagmiti. Guardando le stalagmiti non li vedi: li abbiamo chiamati arcieri.
«Hanno una dozzina di zampe con cui si arrampicano sul calcare asciutto. La proboscide è lunga una decina di centimetri ed usa l'aria compressa per sparare un sottilissimo dardo, un'ipodermica organica, se preferisci, che è attaccata all'interno della narice per mezzo di un filamento tendinoso. Il dardo contiene una tossina particolarmente potente a base di ementina che attacca il fibrinogeno. Se non viene presa in tempo, muori dissanguato dalla ferita causata dal dardo, perché l'ementina impedisce la coagulazione del sangue. A quel punto, i piccoli bastardi scendono dal loro sicuro trespolo e succhiano quello che resta. Ma se non inciampiamo per caso in qualcuno, non abbiamo nulla da temere.
«È per questo che sono contenta che questa parte delle caverne sia viva: gli arcieri vivono solo sulle stalagmiti morte. Quindi cerca di stare vicino a quelle che ancora crescono. Quelle creature non amano l'acqua che gocciola dai soffitti.
— E io che stavo pensando a quanto fosse calmo e tranquillo qui sotto.
— Non lasciarti ingannare dall'oscurità. Stiamo camminando in una giungla senza alberi. A modo suo, questo ecosistema sotterraneo è vivo e ricco come quello di Alaspin. È solo che noi siamo più grandi della maggior parte dei suoi abitanti. E se hanno anche solo una minima capacità fotoricettiva, sfuggono la luce.
«Ma una grossa creatura c'è. Non è mai stata osservata, ma ne abbiamo misurato le impronte. Otto zampe e delle impronte larghe un metro. Si tiene nelle caverne più grandi e l'abbiamo chiamata piedone.
«E poi ci sono gli animali che vivono nei laghi e nei corsi d'acqua sotterranei. Ma è inutile parlarne perché spero di non dover fare del nuoto. — All'improvviso, il suo tubo si indebolì. Clarity lo scosse con forza, agitando il contenuto come se fosse un cocktail luminoso e venne ricompensata da un aumento dell'intensità luminosa. Flinx percepì il suo sollievo.
— Quindi questi tubi non sono solo le nostre guide, ma anche le nostre difese. Se si esaurissero, non so cosa potrebbe accadere, ma è certo che ci troveremmo ad incontrare una quantità molto maggiore di fauna locale rispetto a quanta ne abbiamo incontrata finora.
— Non c'è ragione che si esauriscano. — Flinx cercò di rassicurarla. — Da quello che mi hai detto, non vedo perché non debbano durare per settimane o mesi.